L’Indice regionale sul maltrattamento e la cura all’infanzia in Italia è un’indagine statistico-quantitativa elaborata da CESVI con un team di ricerca che stima la vulnerabilità dei bambini al fenomeno del maltrattamento nei diversi territori italiani.
È costruito a partire dall’analisi dei fattori di rischio e dei servizi di ogni regione, un’analisi applicata tanto alle potenziali vittime quanto agli adulti potenzialmente maltrattanti.
I risultati finali restituiscono una classifica decrescente delle regioni italiane, evidenziando le performance di ciascuna rispetto alle capacità di prevenzione e cura del maltrattamento sui bambini e sulle bambine. Le prime posizioni spettano perciò a quelle regioni che presentano sia minori rischi legati al contesto sia un sistema di politiche e servizi più adeguato a prevenire e contrastare il fenomeno.
A prevalere è una visione positiva e premiante. L’analisi intende infatti stimolare un maggiore impegno politico e amministrativo rispetto al problema da parte dei singoli territori e dello Stato. Ciò non toglie che l’evidenza delle regioni a maggiore rischio e con minore offerta di servizi rappresenti un punto fondamentale rispetto alle priorità di intervento territoriale che l’Indice suggerisce nelle sue raccomandazioni finali.
L’analisi realizzata sia sui fattori di rischio che sui servizi origina dalla selezione di 64 indicatori statistici, raggruppati per capacità secondo la teoria dell’“Approccio delle capacità nella prospettiva allo Sviluppo Umano” di Amartya Sen. Le 6 capacità in base alle quali sono stati aggregati e analizzati gli indicatori selezionati sono: 1) cura di sé e degli altri; 2) vivere una vita sana; 3) vivere una vita sicura; 4) acquisire conoscenza e sapere; 5) lavorare; 6) accedere alle risorse e ai servizi.
La formula utilizzata per confrontare le regioni sulla base dell’incidenza degli indicatori è quella del QUARS, già efficacemente applicata per la campagna “Sbilanciamoci”. Il risultato delle elaborazioni permette di indicare quali regioni operino meglio in relazione alle altre e rispetto alla media nazionale.
Indice regionale sul maltrattamento e la cura all’infanzia in Italia – le parole sono importanti. Sesta edizione (2024)
L’Indice regionale sul maltrattamento e la cura all’infanzia in Italia, nella sesta edizione disegna punti di forza e di debolezza delle Regioni italiane rispetto ai fattori di rischio e ai servizi. Ne emerge, ancora una volta, un’Italia spaccata dove il Nord è generalmente più virtuoso del Mezzogiorno. Lo strascico della pandemia pesa ancora sul benessere di bambine e bambini quando si parla di maltrattamento all’infanzia e trascuratezza, ma si rilevano finalmente anche i primi segnali di ripresa. Questi ultimi andranno consolidati, mentre sulle famiglie pesa l’incertezza causata dalla situazione geopolitica legata alle guerre, così come dinamiche economiche, tra cui l’inflazione e il caro energia.
Il focus di questa edizione dell’Indice, dal titolo Le parole sono importanti, è dedicato al ruolo del linguaggio nel maltrattamento e nella cura all’infanzia. Lo studio si concentra sull’impatto del linguaggio abusante: secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, l’abuso psicologico, di cui la violenza verbale fa parte, è la forma più diffusa di maltrattamento infantile tra i 55 milioni di bambine e bambini che in Europa subiscono abusi, con prevalenza del 36,1%. Quello che emerge dal rapporto è che uno degli strumenti per la prevenzione del fenomeno è investire sull’educazione alla cura e al linguaggio positivo di bambini, genitori e comunità educante, partendo proprio dalla formazione dei professionisti e dalla ricerca di un linguaggio condiviso su maltrattamento e cura nei tavoli di coordinamento territoriale.
Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia – Crescere al sircuro. Quinta edizione (2022)
Oltre due anni di pandemia hanno lasciato cicatrici evidenti, e in taluni casi indelebili, sul corpo ancora ferito del Paese. A pagare il tributo più alto sono stati come sempre i più vulnerabili, a cominciare da bambini e adolescenti. È preoccupante il quadro che emerge dall’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia, che nell’edizione 2022 dedica un focus particolare all’impatto che la pandemia ha prodotto sulla sicurezza dei più piccoli.
L‘Indice fornisce anche quest’anno l’immagine di un’Italia a due velocità: si conferma l’elevata criticità del Sud Italia che resta al di sotto della media nazionale pur registrando timidi miglioramenti. Le ultime quattro posizioni dell’Indice sono occupate, come nell’edizione precedente, da Campania (20°) Sicilia (19°), Calabria (18°) e Puglia (17°). I piccoli progressi osservati in qualche indicatore o capacità non hanno ancora raggiunto una portata tale da variare la loro situazione complessiva. Le regioni presentano, infatti, importanti criticità complessive di sistema, sottolineando così l’urgenza di piani di intervento strutturali di medio-lungo termine che agiscano contemporaneamente sia sui fattori di rischio che sul complesso del sistema dei servizi.
In questa quinta edizione l’Emilia-Romagna torna a essere la regione con la migliore capacità di fronteggiare il maltrattamento ai minori, in una sintesi finale tra fattori di rischio e servizi (solo nel 2021 ha ceduto il primato al Trentino-Alto Adige). Seguono Trentino-Alto Adige (2°), Veneto (3°), Friuli-Venezia Giulia (4°), Toscana (5°) e Liguria (6°), che si confermano tra le prime posizioni.
Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia – Il tempo della cura. Quarta edizione (2021)
Come nelle precedenti edizioni dell’indagine, il quadro finale è quello di un’Italia a due velocità: al Sud il rischio legato al maltrattamento è più alto e l’offerta di servizi sul territorio è generalmente carente o di basso livello. Anche nel 2021 è la Campania (20esima sia per fattori di rischio legati al contesto che per servizi) a chiudere la classifica, preceduta da Sicilia, Calabria e Puglia. La regione con la maggiore capacità nel fronteggiare il problema del maltrattamento infantile, sia in termini di contesto ambientale che di sistema dei servizi è quest’anno il Trentino Alto Adige. Segue l’Emilia Romagna che scambia il primato raggiunto in tutte le precedenti edizioni con il Trentino Alto Adige ricoprendo dunque la 2a posizione, seguita poi dal Friuli Venezia Giulia e dal Veneto.
L’edizione 2021 analizza l’impatto della pandemia da Covid-19 sulla salute mentale e le conseguenze sula maltrattamento all’infanzia. Il Covid-19 rappresenta infatti un fattore di rischio per il maltrattamento all’infanzia quale fattore stressogeno per la salute mentale legato alla paura di ammalarsi, ai minori contatti sociali, alle preoccupazioni economiche, al lavoro e alla DAD. Un vero e proprio trauma collettivo da Covid-19 che si distingue per essere globale, invisibile, cronico, incontrollabile, asociale e complesso.
I primi studi sulla pandemia hanno rilevato come il 43% degli italiani e delle italiane abbia riportato un peggioramento della loro salute mentale per via del Covid-19, mentre in molti casi sono emersi chiari sintomi da stress post-traumatico, soprattutto tra chi è stato ricoverato per Covid-19 e tra gli operatori sanitari.
Le interviste condotte a testimoni privilegiati hanno messo in evidenza come il Covid-19 abbia un impatto generalizzato a tutti i livelli, ma soprattutto sia un detonatore di disagio grave tra le persone e le famiglie con traumi pregressi o già fragili in precedenza. Soprattutto i giovani stanno manifestando sintomi preoccupanti di disagio, depressione, abbandono scolastico, comportamenti aggressivi, aumento delle dipendenze e dei suicidi, mentre nelle donne si è osserva un elevato livello di esaurimento emotivo. Una situazione generale che aumenta in modo considerevole il rischio di maltrattamento all’infanzia.
Nelle famiglie più fragili è già aumentata in modo preoccupante la conflittualità, la violenza contro le donne e la violenza assistita, mentre il sistema dei servizi legati alla cura del benessere mentale, oltre a quelli sociali e della scuola, sta mostrando una inevitabile inadeguatezza strutturale dopo anni di mancanza di investimenti e nonostante la dedizione di molti operatori/trici.
La guarigione psicologica, la cura della salute mentale, di tutti e soprattutto dei più deboli, passa quindi attraverso lo sviluppo della resilienza, un processo psicologico che permette di reagire in modo positivo alle avversità, trasformandole in occasioni di crescita. Non si tratta di una capacità innata, ma piuttosto di un approccio che può essere sostenuto e sviluppato, negli adulti e nei bambini/e, grazie al supporto della famiglia, della comunità e dei servizi. La resilienza diventa quindi una capacità chiave da sostenere soprattutto durante una pandemia, promuovendo il benessere mentale, percorsi di cura del trauma, strategie come l’autosorveglianza, la narrazione e l’educazione socio-emotiva per adulti e per bambini e bambine.
Se il Covid-19 sta generando un trauma collettivo, anche il sistema di cura deve svilupparsi innanzitutto collettivamente per poi raggiungere attraverso i servizi anche le famiglie e le singole persone. Quindi è necessario:
- adottare un approccio multidimensionale e di medio-lungo termine per le politiche di prevenzione e contrasto al maltrattamento.
- riconoscere e raccontare il trauma collettivo da Covid-19 per curare la salute mentale anche in un’ottica preventiva
- ristrutturare il sistema dei servizi di cura nell’ottica della resilienza e in particolare: rinforzare tutti i servizi socio-assistenziali per l’infanzia e la famiglia al fine di sviluppare la resilienza in tutte le fasi di sviluppo e crescita dei bambini/e; integrare i servizi di salute mentale specialistica con i servizi che sviluppano l’approccio psicosociale; inserire nuove figure di psicologi nella scuola e nella medicina di base.
- sviluppare nuove tecniche e protocolli per la cura del trauma del Covid-19.
- promuovere un nuovo sistema di governance territoriale.
- implementare un sistema informativo puntuale sul tema del maltrattamento all’infanzia.
- investire in personale, formare e curare i curanti
Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia – Restituire il futuro. Terza edizione (2020)
La terza edizione dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia conferma un’Italia con elevata criticità nei territori del Sud Italia che rispetto alla media nazionale registrano peggioramenti sia tra i fattori di rischio che tra i servizi, pur con diversi livelli di intensità. Solo la Sardegna registra un peggioramento dei fattori di rischio e un miglioramento dei servizi. Le otto regioni del nord Italia sono tutte al di sopra della media nazionale, mentre nel mezzogiorno si riscontra un’elevata criticità: le ultime quattro posizioni dell’Indice sono occupate da Campania (20°) Calabria (19°), Sicilia (18°) e Puglia (17°). La regione con la maggiore capacità nel fronteggiare il problema del maltrattamento all’infanzia, sia in termini di contesto ambientale che di sistema dei servizi è invece, come negli anni precedenti, l’Emilia-Romagna, seguita da Trentino-Alto Adige (2°), Friuli-Venezia Giulia e Veneto che si scambiano il terzo e il quarto posto, e Toscana, confermata alla quinta posizione.
La resilienza quale fattore protettivo di prevenzione e contrasto al maltrattamento all’infanzia è il focus di analisi scelto per questa terza edizione dell’Indice. La resilienza indica in generale il processo psicologico che permette di reagire in modo positivo alle avversità, trasformando forme di stress estremamente deleterie in occasioni di crescita. Non si tratta di una capacità innata, ma piuttosto di una capacità che può essere sostenuta e sviluppata negli adulti e nei bambini/e. Dopo numerosi studi e contributi della comunità scientifica, la resilienza è stata introdotta anche nelle strategie di intervento internazionali sul maltrattamento all’infanzia elaborate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità con due ambiti di intervento: l’istruzione e lo sviluppo delle capacità umane e il supporto a genitori e caregiver.
Data l’attuale crisi generata dalla pandemia da Covid-19 interventi volti allo sviluppo della resilienza diventano ancora più urgenti. L’Indice 2020 si è infatti arricchito di un’ulteriore analisi sugli effetti del lockdown e delle fasi successive, e della crisi che ne è derivata che ha enfatizzato sia le criticità che i punti di forza strutturali già esistenti nelle varie regioni italiane in relazione al rischio di maltrattamento all’infanzia.
Le valutazioni sugli esiti di ricerca si riflettono in alcune proposte concrete di azione, destinate all’attenzione delle autorità e degli organi competenti in materia di protezione dell’infanzia, in sintesi di seguito descritte (per un approfondimento si veda il capitolo 5 dell’Indice):
- Occorre sviluppare un sistema informativo puntuale sul tema del maltrattamento all’infanzia.
- Sono necessari investimenti e nuovi strumenti di governance per ridurre il divario territoriale.
- Va adottato un approccio multidimensionale per politiche dirette e indirette di prevenzione e contrasto al maltrattamento.
- Bisogna costruire politiche di medio-lungo termine per incidere sul cambiamento dei comportamenti umani.
- La resilienza è un fattore protettivo importante che va sviluppato attraverso un approccio trasversale alle politiche e pratiche di intervento. Occorre infatti: adottare l’approccio alla resilienza in tutte le fasi di sviluppo e crescita dei bambini/e; sviluppare la resilienza attraverso programmi specifici e integrare i programmi di prevenzione già in essere; formare operatori/trici e insegnanti alle metodologie per promuovere processi di resilienza.
Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia – L’ombra della povertà. Seconda edizione (2019)
La seconda edizione dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia conferma il divario tra il Nord e il Sud del Paese per quanto riguarda il rischio di maltrattamento all’infanzia, già evidenziato dalla prima edizione del rapporto 2018. Le regioni del Nord e quasi tutte quelle del Centro si trovano di fatti al di sopra della media nazionale, mentre le regioni del Sud, dove il rischio legato al maltrattamento è più alto e l’offerta di servizi sul territorio è carente o di bassa qualità, si posizionano ancora in fondo alla classifica.
L’edizione di quest’anno indaga principalmente la stretta relazione che intercorre tra maltrattamento infantile e povertà, intesa come povertà materiale, emozionale, relazionale ed educativa. L’Indice mostra come questa costituisca un fattore di rischio a elevata criticità, tanto da essere considerata uno dei fattori predittivi per il maltrattamento minorile e ancor più per la trascuratezza.
Dai dati dell’Indice 2019 emerge come la Campania rimanga fissa in ultima posizione, preceduta da Sicilia, Calabria e Puglia. Migliora invece il Molise, mentre si riconferma al primo posto come regione più virtuosa l’Emilia Romagna, seguita dal Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Toscana.
Le valutazioni sugli esiti di ricerca si riflettono in alcune proposte concrete di azione, destinate all’attenzione delle autorità e degli organi competenti in materia di protezione dell’infanzia. Questa seconda edizione offre l’opportunità di riconsiderare le riflessioni e raccomandazioni proposte nella precedente pubblicazione alla luce dei cambiamenti che sono intervenuti in questo lasso di tempo. Di seguito un elenco sintetico, che può essere approfondito con la lettura del quarto capitolo dell’Indice:
- È necessario disporre di un sistema informativo puntuale sul tema del maltrattamento all’infanzia.
- Occorre affrontare con rinnovata determinazione e nuovi sistemi di governance le rilevanti differenze territoriali.
- È opportuno sviluppare politiche specifiche (dirette) e integrate (indirette) di prevenzione e contrasto al maltrattamento in un approccio multidimensionale.
- Occorre costruire politiche di medio-lungo termine che sappiano rispettare i tempi degli investimenti in capitale umano.
LiberiTutti, prima edizione dell’Indice regionale (2018)
La prima edizione dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia mostra la fotografia di un Paese spaccato in due, che vede le regioni del Nord e quasi tutte quelle del Centro al di sopra della media nazionale, mentre le regioni del Sud si posizionano in fondo alla classifica, scontando il prezzo sia di un contesto meno protettivo che di una minore offerta di servizi.
L’Emilia Romagna è la prima regione italiana per capacità di prevenzione e contrasto del maltrattamento sui bambini. Un risultato ottenuto grazie agli ottimi posizionamenti sia nell’indice sui fattori di rischio (5a classificata), sia nell’indice sui servizi e le politiche territoriali (1a classificata). Seguono Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Umbria, Toscana e Valle d’Aosta.
Tra le regioni con l’indice complessivo più basso si rilevano invece Campania, Calabria, Sicilia, Puglia e Basilicata. La Campania è in fondo alla classifica, ultima sia nell’indice sui fattori di rischio che in quello sui servizi.
Le valutazioni sugli esiti di ricerca si riflettono in alcune proposte concrete di azione, destinate all’attenzione delle autorità e degli organi competenti in materia di protezione dell’infanzia. Ne presentiamo di seguito un elenco sintetico, che può essere approfondito con la lettura del terzo capitolo dell’Indice:
- Costruire un sistema informativo sul maltrattamento all’infanzia fondato su strumenti di monitoraggio ed esperienze di ricerca attinenti e già operative.
- Costruire politiche di prevenzione e cura del maltrattamento ai minori in un confronto Stato-Regioni specificatamente dedicato.
- Dare vita a una Legge Quadro Nazionale sul maltrattamento all’infanzia.
- Creare strumenti normativi e amministrativi che facilitino la costruzione di politiche intergenerazionali di prevenzione del maltrattamento dei minori: da spese correnti a spese per investimenti in conto capitale.
- Destinare risorse specifiche alla prevenzione e cura del maltrattamento all’infanzia.
- Migliorare l’efficacia e l’efficienza della distribuzione delle risorse già esistenti