Il parassita mortale della malaria, detto Plasmodium Falciparum, si insinua nel corpo umano quando una zanzara anofele già infetta succhia il suo sangue. I sintomi si manifestano dai 9 ai 14 giorni dopo la puntura.


I sintomi tipici della malaria sono febbre, nausea, mal di testa e vomito, oltre ad altri sintomi simili a quelli dell’influenza. I bambini possono soffrire anche di convulsioni, anemia grave e, nei casi più seri, di complicazioni neurologiche come cecità e disturbi della parola. Le donne incinte sono gli altri soggetti maggiormente a rischio di contagio.

Se non si procede al trattamento con i farmaci antimalarici, l’infezione può progredire  rapidamente portando al decesso della persona colpita.

La malaria può essere facilmente diagnosticata attraverso test rapidi, il più usato dei quali consiste nel prelievo di una goccia di sangue dal polpastrello. Si tratta di un test affidabile e a basso costo, ampiamente utilizzato dalle organizzazioni che, come Cesvi, sono impegnate in aree molto remote e prive di laboratori specializzati.

Nonostante i grandi passi avanti nella ricerca, un vaccino contro la malaria ancora non esiste. La malaria, però, è una malattia prevenibile: la diffusione della conoscenza, l’uso di zanzariere impregnate di insetticida e la disinfestazione delle case con gli appositi spray sono armi molto efficaci per combatterla.

Le terapie farmacologiche più diffuse contro la malaria sono a base di artemisia combinata e offrono vantaggi importanti: bassa tossicità, scarsi effetti collaterali, facilità di assunzione del trattamento e azione rapida contro il parassita.