733 milioni di persone, soprattutto bambini, non hanno cibo a sufficienza. Nonostante i progressi degli ultimi decenni, la strada per sconfiggere la fame nel mondo è ancora lunga.

CESVI sin dalle sue origini è impegnata nel combattere la fame nel mondo e garantire il diritto al cibo per tutti, unendo interventi nutrizionali a strategie di sviluppo sostenibile e resiliente al clima che cambia.


Nel mondo 1 persona ogni 11 soffre la fame e i passi nel combatterla non progrediscono.  La fame aumenta in modo preoccupante in particolare in Africa, dove l’insicurezza alimentare è quasi il doppio rispetto alla media globale (SOFI 2024).

I dati risultano stabili rispetto alla precedente crescita dovuta a pandemia, inasprimento dei conflitti e cambiamento climatico, ma i numeri non decrescono e questo rimane preoccupante, anche rispetto al mancato raggiungimento dell’obiettivo Fame Zero.

Secondo l’Indice Globale della Fame 2023 sono infatti 43 i Paesi nel mondo dove il livello di fame è drammatico. L’Africa a Sud del Sahara ha il livello di denutrizione (21,7%) e il tasso di mortalità infantile (7,4%) più alti al mondo: ad aumentare l’insicurezza alimentare è il cambiamento climatico, visto che nella regione si verificano in modo sproporzionato disastri che impattano su agricoltura e sicurezza alimentare, insieme a fattori come la pandemia di Covid-19 e la guerra russo-ucraina. L’Africa è l’unica zona al mondo dove si prevede un aumento significativo del numero di persone denutrite: dai 282 milioni del 2022 a 298 milioni nel 2030.

A ostacolare i progressi è la “policrisi”: l’impatto combinato di cambiamento climatico, conflitti e guerre, crisi economiche, pandemie, che inaspriscono le disuguaglianze socio-economiche e rallentano i passi avanti.

In particolare il cambiamento climatico ha un impatto diretto e significativo sull’insicurezza alimentare: all’aumentare di temperature e disastri climatici, crescono la difficoltà e l’incertezza nel produrre alimenti. Gli effetti sono particolarmente evidenti nei Paesi poveri: l’80% delle persone che soffrono la fame sul Pianeta vive in zone particolarmente colpite da catastrofi naturali (WFP).

Proprio in tali contesti opera per contrastare la fame nel mondo CESVI: in Somalia ed Etiopia martoriate da siccità e alluvioni, in Zimbabwe colpito dagli effetti di El Nino, in Myanmar considerato (Global Climate Risk Index 2021) il secondo Paese al mondo più soggetto a eventi climatici estremi.

In Somalia CESVI opera soprattutto per garantire una corretta nutrizione e salute materno-infantile. Nel Paese si prevede che circa 1,7 milioni di bambini di età compresa tra i 6 mesi e i 5 anni soffriranno di malnutrizione acuta e avranno bisogno urgentemente dei servizi nutrizionali nel corso dell’anno. I principali fattori che contribuiscono alla malnutrizione infantile includono il limitato accesso ai servizi sanitari e nutrizionali, così come l’insicurezza alimentare acuta e l’alta morbosità in molte aree.

In Myanmar CESVI interviene dal 2001 attraverso progetti nei settori della lotta alla fame e dello sviluppo agricolo. In particolare opera nella Dry Zone, vasta regione al centro del Paese e uno dei principali poli agricoli del Myanmar. dove gli effetti dell’emergenza climatica stanno mettendo a dura prova la produzione agricola e il sostentamento della popolazione. Qui CESVI interviene per mitigare gli effetti negativi della crisi climatica sulla sicurezza alimentare e sui mezzi di sussistenza della popolazione, riducendone il livello di vulnerabilità ed accrescendone la resilienza.

Guarda la photogallery