Myanmar: storie dal Kachin senza pace

 

di Lei Yee Nway, staff Cesvi in Myanmar – foto di Andrea Frazzetta

 

Mi chiamo Lei Yee Nway. Dall’ottobre del 2013 lavoro per Cesvi come promotrice di igiene in Kachin, uno stato del nord-est Myanmar afflitto dalla guerra. La mia sede si trova a Bhamo, una piccola città nel mezzo di una regione forestale, dove opero per garantire ai rifugiati interni l’accesso ad un ambiente igienico e pulito.

Recentemente ho visitato un campo vicino al villaggio di Mai Khaung, nella township di Mansi, ad una quindicina di chilometri da Bhamo. In quest’area, quindici chilometri sono difficilmente percorribili e, mentre Bhamo è una città tranquilla, Mansi rimane altamente insicura. Quando le tensioni tra l’esercito indipendente del Kachin e l’esercito governativo del Myanmar sfociano nello scontro armato, la zona diventa inaccessibile.

Nel campo Mai Khaung KBC ho incontrato Daw Lashi Bawk Ja, una donna di 32 anni che mantiene la madre e cinque figli. La sua famiglia sopravvive grazie all’allevamento di suini, e gran parte delle giornate sono trascorse cucinando, provvedendo agli animali e facendo sì che la casa e l’area adiacente rimangano pulite.

La storia del campo di Mai Khaung KBC ha inizio nella notte del 22 ottobre 2013 quando, al suono di combattimenti e spari, alcuni agricoltori locali provenienti da villaggi isolati sulle colline sono fuggiti dalle proprie case verso la chiesa più vicina. Qui hanno ricevuto rifugio dai preti, che tuttavia non possedevano risorse sufficienti per sopperire ai bisogni primari di un numero crescente di rifugiati. L’intervento umanitario è così iniziato tramite l’apporto di cibo, ripari e servizi sanitari di base.

Grazie a una consolidata esperienza nel Paese, Cesvi è stato in grado di intervenire tempestivamente, costruendo latrine di emergenza e distribuendo contenitori per l’acqua e kit igienici. Tuttavia, visto il protrarsi della crisi,  Cesvi ha continuato il suo intervento con un ulteriore progetto finanziato da ECHO – Ufficio Aiuti Umanitari e Protezione Civile della Commissione Europea, che prevedeva la costruzione di punti di distribuzione dell’acqua e di latrine, distribuzione di kit per l’igiene, oltre a campagne di sensibilizzazione e all’istituzione di una commissione WASH (water, sanitation and hygiene).

Oggi Cesvi continua a lavorare per migliorare l’accesso all’acqua, ai servizi igienico-sanitari e alle pratiche igieniche delle 209 famiglie che, come quella di Daw Lashi Bawk Ja, vivono in questo campo. Mai Khaung KBC è uno dei molti campi basati in Kachin, dove Cesvi – grazie a ECHO – realizza progetti di emergenza in risposta ai bisogni dei rifugiati. Come tutte le persone nel suo campo, Daw Lashi Bawk Ja riconosce l’importanza dell’intervento di Cesvi, e il significativo miglioramento apportato alle loro vite.

Parlando della vita nel campo, Daw Lashi Bawk Ja spiega la sua diversità da quella nel villaggio: “Lì sapevamo come guadagnarci da vivere con facilità e indipendenza, mentre qui la vita è estremamente difficile, e siamo interamente dipendenti dagli aiuti altrui. Penso spesso al mio villaggio e alla vita e ai beni che io e la mia famiglia siamo stati costretti ad abbandonare. Vorrei ritrovare la libertà, e odio la guerra che ha rovinato le nostre vite”.

Mentre la speranza di tornare a casa è ancora intatta, come molti altri rifugiati Daw Lashi Bawk Ja è consapevole del fatto che potrebbe passare molto tempo prima che lei e la sua famiglia siano in grado di tornare al villaggio.

Con l’obiettivo di continuare a migliorare le condizioni di vita nei campi e con la speranza finale che Daw Lashi Bawk Ja, insieme alla sua e a tutte le altre famiglie che vi risiedono, possano tornare presto ad una vita sicura, indipendente e felice, io e Cesvi continuiamo i nostri sforzi a sostegno dei profughi del Kachin.