Il 18 Gennaio 2015 il Cesvi compirà trent’anni. Mentre l’organizzazione ha scelto di rinnovarsi costantemente, le ragioni della “cooperazione e sviluppo” – su cui Cesvi è fondato e da cui ha preso il nome – sono sempre attuali e ancora più pressanti che nel 1985. La visione del mondo come una “casa comune” continua a orientarci e spronarci.
Nel 2015 misureremo successi e insuccessi degli Obiettivi del Millennio. Constateremo che c’è ancora molto da fare per l’uguaglianza nel mondo, ma verificheremo che il nostro lavoro funziona e produce risultati sia nel fronteggiare i bisogni di chi oggi è vittima sia nel garantire la sostenibilità dello sviluppo per i nostri figli.
La cooperazione intesa come fraternità – anche fra sconosciuti – fa bene pure a noi perché accresce la fiducia e il capitale sociale di cui la nostra società ha tanto bisogno. E il protagonismo dei beneficiari assicura il superamento dell’assistenzialismo, l’efficacia e la sostenibilità nel tempo dei progetti di sviluppo. Il coinvolgimento, la partecipazione dei beneficiari continuano ad essere la sfida della nostra accountability dopo che ci è stato unanimemente riconosciuto il primato nella trasparenza nei confronti dei donatori.
Fin dalla fondazione il Cesvi interpreta la scelta della laicità come pragmatismo, autonomia e indipendenza.
Già negli anni ’80, Cesvi realizza progetti di sviluppo sostenibile e ancora oggi è impegnato nella gestione delle risorse naturali negli ambienti più delicati del pianeta come la foresta Amazzonica.
Negli anni ’90, Cesvi si attiva nella lotta alla fame intuendo quel che oggi tutti sappiamo sull’importanza dell’educazione alimentare.
Quando si impegna nell’emergenza delle guerre balcaniche, Cesvi supporta i più bisognosi delle diverse etnie in conflitto e porta la propria esperienza di coinvolgimento dei beneficiari anche nella gestione degli interventi assistenziali.
Nel 1997, Cesvi apre una sede in Corea del Nord: è la prima organizzazione occidentale da allora presente in situazioni off limits come il Pakistan e l’Afghanistan, la Somalia, il Myanmar, la Libia.
Dopo una positiva esperienza di lotta alla malaria, nel 2001 Cesvi lancia una sfida temeraria all’AIDS in Zimbabwe, dove la siero-prevalenza supera il 25%: oggi è meno del 15%!
Dal 2002 per rispondere a vecchi e nuovi bisogni, moltiplica le Case del Sorriso in tutti i continenti.
Mentre accresce l’impegno nel mondo, Cesvi si fa protagonista della comunicazione sociale ed etica in Italia, lancia con Vodafone l’SMS solidale, si trasforma da associazione in fondazione di partecipazione, diventa parte del network europeo Alliance 2015 e, mentre la cooperazione governativa italiana arranca, arriva a raccogliere all’estero il 75% delle risorse economiche.
Come in tutti questi anni, anche nel 2014 Cesvi lancia nuove iniziative: una in Italia e una in Congo RD.
In Sicilia, Cesvi decide di supportare una rete di volontari coraggiosi fatta di famiglie che diventano “tutrici” dei migranti, i “minori non accompagnati” che arrivano in Italia da soli con i viaggi della disperazione: è AccoglieRete, nata dall’esperienza e dalla generosità dell’avvocatessa Carla Trommino.
In Congo RD, un Paese gigantesco (grande otto volte l’Italia) con uno dei peggiori sistemi sanitari al mondo, Cesvi lancia la sfida alla prima causa di morte per cancro delle donne africane: il tumore alla cervice uterina. L’iniziativa nasce in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi e già nei suoi primi passi trova grande consenso a Kinshasa. E tutto ciò fa ben sperare.
Una speranza che è anche una certezza: in questi trent’anni chi ha creduto e reso possibili e vincenti le nostre sfide ambiziose siete stati voi donatori, che anche in questa lunga crisi non avete smesso di sostenerci.