Il 6 aprile 1992 l’Europa precipitava in uno dei momenti più bui di tutta la sua storia. Con il riconoscimento dell’indipendenza della Bosnia dalla Jugoslavia da parte della Comunità Europea e degli Stati Uniti e con l’inizio dell’assedio di Sarajevo, iniziò un conflitto terribile che in Bosnia provocò 100.000 morti e costrinse quasi 2 milioni di persone a sfollare.
Lunedì 29 febbraio 2016 segnerà 20 anni esatti dalla fine dell’assedio di Sarajevo, il più lungo della storia moderna e uno degli eventi centrali della guerra balcanica. In quell’assedio morirono 11.541 persone e altre 50.000 rimasero ferite. L’85% delle vittime erano civili.
Alla fine dell’assedio, tra morti e sfollati, la popolazione di Sarajevo si trovò decimata del 40%.
Cesvi è presente in modo stabile nei Balcani dal 1994, da quando intervenne in Bosnia centrale a guerra in corso. Oggi Cesvi opera a Srebrenica, dove ha creato una Casa del Sorriso per sostenere gli sforzi delle istituzioni locali nel superamento delle tensioni etniche e nella promozione di una cultura di tolleranza e solidarietà.
L’obiettivo della Casa del Sorriso è quello di favorire il dialogo tra i diversi gruppi etnici, attraverso il coinvolgimento di bambini e adolescenti in attività di natura ludico-educativa. Il Centro è diventato un punto di riferimento per bambini e ragazzi di Srebrenica, che trovano un ambiente accogliente e a loro misura, all’interno del quale studiare, giocare e trovare l’appoggio di educatori professionisti.
Profonde cicatrici psicologiche turbano le memorie e, inevitabilmente, ancora oggi, condizionano la vita delle persone coinvolte e dei loro figli, racconta Cristina Francesconi, volontaria di Cesvi, Perché la guerra è un cancro, che uccide anche chi resta vivo.
Foto di copertina di Livio Senigalliesi: Confine tra Bosnia e Serbia. Profughi serbi fuggiti dalla Krajina, agosto 1995.