Tratto da Cooperando 160, reportage a cura di Cristina Parodi.
L’ho vista arrivare con un enorme zaino sulle spalle e uno più piccolo davanti. In mezzo c’era la sua figurina snella, scarponcini da trekking ai piedi e sul viso pulito il sorriso da bimba nonostante i quasi 23 anni. Benedetta, la mia figlia più grande, veniva dall’Equador dove, dopo la laurea, era andata a fare volontariato in una riserva naturale nella foresta amazzonica; io ero appena atterrata in Perù e per me erano circa le sei di mattina. Non la vedevo da quasi due mesi e l’ho stritolata in un abbraccio. Questo è stato l’inizio del nostro primo viaggio insieme, da sole io e lei, con un programma intenso e interessantissimo. Visitare con Cesvi, la ong di Bergamo di cui sono testimonial e ambasciatrice da più di vent’anni, i progetti che riguardano due grandi emergenze di quel paese: gli abusi sessuali su donne e minori e la protezione della Foresta Amazzonica e dei suoi abitanti.
Dopo un giorno da turiste nella capitale iniziamo la nostra missione sotto il cielo grigio di Lima che in questo periodo dell’anno è coperto perennemente dalla “Garua”, cappa grigia e umida prodotta dall’oceano.
Nella enorme periferia, dove ci spostiamo il giorno dopo, non c’è più niente di bello: fango e spazzatura per le strade e tante case di lamiera disseminate tra i Sierros, le colline. Vivere qui per una ragazza non è facile: sovraffollamento, trascuratezza, abbandono sono la normalità e generano purtroppo abusi e violenze spesso tollerati dalle famiglie. Il Perù è il secondo paese dell’America latina per casi di violenze sessuale, il 70 % dei quali avviene su minori. Cesvi dal 2004 svolge un lavoro preziosissimo, creando una rete itinerante di servizi che collabora con quelli esistenti, non sufficienti ad affrontare una simile emergenza. Io e Benedetta visitiamo tre centri di accoglienza per mamme adolescenti o vittime di abusi e l’incontro con queste ragazze è intenso e commovente. Luz Clarita, Tatiana, Sendi, Jasmin hanno volti da bambine e storie terribili da raccontare, abusate a 8 anni, incinte a 12. Vedo gli occhi di mia figlia che si incupiscono quando una di loro ci fa capire che ha subito violenza dal fratello, che sua madre sapeva e chiudeva gli occhi e che a 10 anni era già fuori di casa a lavorare come domestica. Ferite profonde nel cuore ma anche grande determinazione quando, accennando un sorriso, una di loro ci dice che finirà le scuole superiori e grazie alle borse di studio offerte dal Cesvi vorrebbe fare l’università. Vorrebbe diventare psicologa per aiutare ragazze in difficoltà; altre si accontentano di imparare un mestiere, la cuoca, la fiorista, la parrucchiera, per mantenere i figli ed essere indipendenti.
Ho viaggiato molto con il Cesvi, dallo Zimbabwe ad Haiti, dall’India al Mozambico, e ho visto e visitato tante Case del Sorriso che nei posti più difficili del mondo portano una speranza concreta di serenità, la possibilità di un futuro migliore. Anche in Perù ho avuto la conferma di quanto la cooperazione internazionale sia fondamentale per affrontare le emergenze non solo umanitarie ma ambientali. La salvaguardia del pianeta in cui viviamo non può essere un tema cruciale solo per i nostri figli…
L’altro progetto importantissimo di Cesvi in Perù riguarda proprio la Foresta Amazzonica, quell’incredibile polmone verde, fondamentale per la salute della terra, che rischia di estinguersi per colpa della deforestazione selvaggia causata dalla miniere illegali e da pratiche agricole insostenibili. Dal 1970 ad oggi il 20% di Foresta Amazzonica è andato distrutto. I giovani, Greta Thunberg in testa, si rendono conto più di noi di quando sia grave la situazione. Qui il Cesvi lavora da tempo per migliorare le condizioni di vita delle comunità native indigene e per proteggere e conservare quello che è il prodotto più importante dell’ecosistema, la noce amazzonica, un super alimento richiesto in tutto il mondo.
Dopo tre ore di barca sul fiume Madre de Dios che attraversa la foresta arriviamo nella zona dove vivono ancora una sessantina di indigeni che ci accolgono con gli abiti tradizionali e le danze ispirate a ciò che offre la terra. Se i contadini non trovano più prodotti da coltivare e da vendere sono costretti a tagliare gli alberi e a vendere il legno per sopravvivere; ma la sfida del Cesvi è aiutarli, loro che sono i veri guardiani della foresta, a rimanere nella selva invece di spostarsi nella periferia di Lima a chiedere la carità. La visita in questo piccolo mondo così diverso dal nostro eppure così perfetto è davvero speciale: lo shamano Albert ci spiega le proprietà delle numerose erbe mediche che curano qualsiasi problema; Artidoro, piccolo imprenditore agricolo, è fiero di mostrarci la sua coltivazione di cacao che assaggiamo direttamente dalle fave prese sugli alberi; Janet la sua bellissima moglie, mamma di cinque figli, ci mostra i due ultimi gemelli e ci fa da mangiare un piatto delizioso a base di riso, gallina e foglie della foresta. Abitano in case di legno semplici ma confortevoli rialzate sulle palafitte; alcuni hanno un piccolo generatore, altri vivono senza elettricità. La foresta è la loro casa e la noce amazzonica la loro ricchezza. Dopo il pranzo ci addentriamo nella foresta per veder le aree disboscate dove ora grazie al Cesvi cresceranno nuovi alberi; quando finalmente, dopo un lungo e accidentato tragitto, arriviamo davanti ad una grande noce amazzonica gli amici del Cesvi estraggono dallo zaino un cartello di legno con scritti i nostri nomi, Cristina e Benedetta, e lo piantano proprio accanto a questa maestosa pianta. Con una donazione al Cesvi ognuno di noi può adottare un albero già esistente oppure finanziare la piantumazione di uno nuovo più piccolo e seguire la sua crescita anno dopo anno.
Io sono felice di averlo fatto, ma soprattutto di aver visitato insieme a mia figlia un paese così bello come il Perù, con un tesoro così grande come la Foresta Amazzonica che tutti dovremmo contribuire a salvare.
Fai come Benedetta e Cristina: adotta un albero, dona la vita!
Foto di copertina di Roger Lo Guarro