Venerdì 4 novembre si è svolta la presentazione dell’Indice Globale della Fame – Global Hunger Index 2022 (GHI 2022), strumento multi-statistico che misura il livello di fame in oltre cento Paesi al mondo. Il GHI misura i progressi e i fallimenti nella lotta contro la fame e viene calcolato annualmente e quest’anno parla anche di governance dei sistemi alimentari.
Si tratta di uno strumento per misurare e monitorare complessivamente la fame a livello mondiale, regionale e nazionale, attraverso una scala di 100 punti, dove 0 rappresenta il miglior punteggio possibile (assenza di fame) e 100 il peggiore. Il punteggio di ogni Paese è classificato per gravità, da basso a estremamente allarmante.
Secondo il GHI, nel 2021 il numero di persone malnutrite è salito a 828 milioni, 46 milioni in più rispetto all’anno precedente e 150 milioni in più rispetto a prima della pandemia di Covid-19, con effetti evidenti in Africa subsahariana, Asia meridionale, America centrale e Sudamerica. E la situazione è destinata a peggiorare a causa del sovrapporsi di altre crisi globali quali guerre, cambiamenti climatici e impatto economico della pandemia.
L’Indice Globale della Fame (GHI) 2022 ha misurato a livello mondiale un valore di 18,2 – moderato (17,9 nel 2021). Il dato si mostra in leggero calo rispetto a 19,1 del 2014, ma anche in rallentamento rispetto al passato: il punteggio nel 2000 era 28, nel 2007 era 24,3. L’indicatore di maggiore impatto è rappresentato dalla denutrizione, dato che mostra un’inversione di tendenza dopo oltre un decennio di progressi. In continuità con il passato, si rileva che 46 Paesi non raggiungeranno entro il 2030 un livello di fame basso e che anche più in generale il dato mondiale non sarà più positivo. Attualmente sono 44 le nazioni con livelli di fame gravi o allarmanti e, tra quelle con fame di categoria moderata, grave o allarmante, 20 hanno punteggi GHI più alti di quelli del 2014.
Il Paese con il punteggio GHI peggiore è lo Yemen con 45,1 (allarmante), a causa del conflitto interno iniziato nel 2015 e delle conseguenze della guerra in Ucraina, tra cui le difficoltà di approvvigionamento alimentare. Segue la Repubblica Centrafricana con 44 (allarmante), dove il 52,2% della popolazione è denutrito, dato più alto del mondo per il 2022, e la mortalità infantile è al 10,3%. Si registra indice 38,7 (allarmante) in Madagascar, dove, nel biennio 2019-2021, il 48,5% della popolazione era denutrito e nel 2021 il tasso di arresto della crescita infantile riguardava il 39,8%, con il 5% di mortalità sotto i 5 anni.
Ad aggravare il quadro incidono le conseguenze di cambiamenti climatici, guerre e pandemia. Il cambiamento climatico causato dalle attività antropiche sta provocando eventi metereologici estremi sempre più frequenti e intensi, riducendo la disponibilità di cibo e acqua. Negli ultimi mesi si sono susseguiti forti alluvioni in Pakistan , un supertifone in Giappone , un’anomala ondata di caldo in Cina, Europa e Usa.
Anche i conflitti armati, che ugualmente contribuiscono all’insicurezza alimentare, sono aumentati. Su 193 milioni di persone esposte a conflitti, 139 milioni hanno vissuto condizioni di insicurezza alimentare. Ai conflitti in corso, molti dei quali complessi, prolungati e spesso trascurati dall’occidente, si aggiunge quello in Ucraina, caratterizzato da un forte impatto su forniture alimentari e prezzi, oltre che da un forte legame tra guerra e fame.
Infine, ci sono stati aumenti straordinari del prezzo del cibo, sempre dovuti ai conflitti e alle conseguenze della pandemia di Covid-19.
L’evento di presentazione di questi allarmanti risultati si è tenuto presso l’Acquario Civico di Milano e, in tale occasione, è stata anche presentata la mostra THE LAST DROP di Fabrizio Spucches.
THE LAST DROP rappresenta l’ultima goccia, quella della siccità causata dalla crisi climatica e quella della guerra in Ucraina che genera ripercussioni in tutto il mondo, quella che, appunto, fa traboccare il vaso.
Il progetto guarda all’acqua in chiave geopolitica, registrando la complessa realtà delle tensioni internazionali correlate alle risorse idriche.
La storia che Fabrizio Spucches racconta in questa mostra è infatti quella di un vaso traboccante disperazione, ma anche di speranza, attraverso immagini raccolte sui nostri progetti in Ucraina e nel Corno d’Africa.
In particolare, la mostra presenta oltre 100 scatti inediti realizzati in queste due aree del mondo che vivono due delle più grandi problematiche sociali dei nostri giorni, la guerra e la carestia, e che sono per questo drammaticamente collegati tra di loro.
La mostra resterà aperta dal 5 novembre all’11 dicembre, con orario 10:00-17:30 dal martedì alla domenica. La visita è compresa nel biglietto dell’Acquario.
Alla conferenza stampa del 4 novembre sono intervenuti rappresentanti del Comune di Milano e degli assessorati inerenti le tematiche dell’evento, oltre che Domenico Piraina, Direttore dell’Acquario Civico di Milano, Gloria Zavatta, Presidente CESVI, Caterina Sarfatti, Direttrice Inclusive Climate Action – C40, Valeria Emmi, Networking & Advocacy Senior Specialist CESVI, Nicolas Ballario, Curatore, Fabrizio Spucches, Fotografo. Ha moderato gli interventi Lucia Capuzzi di Avvenire.
Perché “senza pace difficilmente potremo eliminare la fame nel mondo. Senza sicurezza alimentare non potrà esserci pace duratura. È urgente quindi spezzare il circolo vizioso con cui fame e conflitto si alimentano l’un l’altro” (Gloria Zavatta).
Scarica il rapporto completo e la sinossi dell’Indice Globale della Fame 2022.
Rivedi la diretta dell’evento sul canale YouTube di CESVI.