In Afghanistan Cesvi ha completato con successo il progetto “Bambine e bambini, diritti a scuola”, supportato dal Ministero Italiano degli Affari Esteri. Il progetto, iniziato nel gennaio 2015, si è svolto in partnership con il Dipartimento dell’Educazione provinciale di Herat e con l’Università di Herat.
Nei tre distretti d’intervento (Injil, Karoukh e Zenda Jan) sono state coinvolte 21 scuole: la componente di formazione del personale docente e della popolazione è stata molto importante, così come la ristrutturazione di 156 classi.
A supporto della sfida del governo afghano di garantire un accesso equo e non discriminante all’istruzione, il progetto si è focalizzato sul miglioramento dei servizi delle scuole-comunità con l’obiettivo di aumentare l’accesso all’istruzione nelle zone rurali, in particolare per le bambine che non possono frequentare scuole al di fuori dei propri villaggi.
Per sostenere l’attività di sensibilizzazione di Cesvi sul diritto all’istruzione in Afghanistan, Gianluca Costantini, artista e attivista conosciuto a livello internazionale per i progetti Political Comics e ChannelDraw, ha realizzato una vignetta.
Ecco l’intervista rilasciata a Cesvi da Gianluca Costantini (www.gianlucacostantini.com).
Come sei entrato nel mondo del fumetto?
Sono sempre stato un disegnatore e il fumetto è stata una delle prime arti che mi ha affascinato, ero ancora alle superiori e frequentavo l’Istituto d’Arte. Il mio campo principale è il disegno, e il fumetto fa parte del mio percorso. Amavo le parole e quando ho capito che avrei potuto giocare con le parole e il disegno contemporaneamente è stata una scoperta. Non sono più riuscito a farne a meno. Ormai sono quasi vent’anni che pubblico fumetti, e le motivazioni sono molto cambiate dall’inizio. Ora sono più proiettato verso un disegno “attivo” che possa rendere protagoniste direttamente le persone coinvolte. Ad un certo punto fare l’artista non mi bastava più, volevo aiutare e stare con gli altri: per questo il mio lavoro si è trasformato, anzi direi evoluto in “disegno sociale”.
Che cosa vuol dire, secondo la tua esperienza, raccontare il mondo di oggi attraverso il fumetto? Credi aiuti a capire in modo più semplice cosa ci succede intorno?
Vuol dire farne parte. Non più come l’artista che dall’alto illumina gli altri e dice loro che le cose possono essere viste in un altro modo, ma come l’artista che aiuta gli altri, che si rende strumento di propaganda visiva. Non credo che aiuti a capire più facilmente, anzi è un linguaggio molto complesso e bisogna sapere come usarlo in modo diverso in ogni contesto. Certo può essere molto diretto e può, utilizzando il disegno e la parola, arrivare a spiegare meglio le cose di cui si vuol parlare.
Hai donato a Cesvi una vignetta riguardante il nostro impegno in Afghanistan. Ci racconti che cosa hai voluto comunicare con quelle immagini e come sono nate?
Ho ricevuto una email da Marco, che stava lavorando ad un progetto Cesvi in Afghanistan, aveva visto una recensione sul sito di Repubblica su un mio fumetto dal titolo “8km la storia di Zaher”; la storia raccontava il tragitto di un ragazzo afghano che alla fine era morto sotto un camion a Venezia. Mi scrisse che voleva realizzare una pagina di fumetti per i bambini di una piccola scuola, per far capire loro quanto fosse importante continuare a studiare. Da qui abbiamo creato, insieme a lui e altri collaboratori afghani, questa piccola narrazione. Credo ne sia uscita una cosa molto interessante e utile. Eccola: clicca qui
Cesvi da 30 anni cerca di trasmettere, con i suoi progetti in giro per il mondo, il concetto di solidarietà ma, cosa significa per te la parola “solidarietà”? Come può essere applicata alla vita di tutti i giorni e come cerchi di esprimerla nel tuo lavoro?
La mia “solidarietà” è data dal disegno: questo è il modo operativo con cui offro il mio aiuto. Ogni giorno pubblico disegni su cause, persone, ingiustizie in tutto il mondo.