(Un)forgotten Ukraine. A symbol of hope, a reminder of loss

Nel cuore di Milano un’opera d’arte promossa dalla Rappresentanza della Commissione europea per il Nord Italia e dall’Ufficio del Parlamento europeo a Milano, in collaborazione con Fondazione CESVI, Factanza Media e Mirror, per mantenere alta l’attenzione sulla guerra ancora in corso e sulla speranza di un futuro di rinascita.

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Gli occhi dell’Ucraina

Siamo venuti a visitare i nostri progetti negli Oblast di Kharkiv e Donetsk, a pochissimi chilometri dalle zone del combattimento; si sentono i tonfi dei bombardamenti, e le persone continuano a guardare verso il cielo, per avvistare possibili droni.

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Al fianco dei più fragili per costruire un futuro di pace

Il 2024 ha posto l’umanità intera di fronte a sfide enormi. Il bilancio dell’anno che sta per concludersi è sicuramente drammatico a causa della molteplicità di conflitti, catastrofi climatiche, emergenze umanitarie che si sono susseguite. Ma è proprio nei momenti più bui che è necessario fortificare il nostro impegno per garantire salvezza, cure, sostegno alle milioni di persone che nel mondo hanno ancora e più che mai bisogno di aiuto.

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Ucraina, un futuro minato

Oltre 1000 giorni di guerra hanno segnato indelebilmente l’Ucraina. CESVI continua a supportare la popolazione ferita garantendo cure mediche e psicologiche, guardando al futuro.

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Tvboy: un premio per la pace e la speranza

Nei giorni scorsi Tvboy, urban artist italiano, è stato onorato del premio per la Pace da parte della Schengen Peace Foundation in Lussemburgo per le opere di street art realizzate in Ucraina con CESVI lo scorso anno.

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Ucraina, convivere con la guerra. La storia di Darina

La guerra in Ucraina continua a sconvolgere la vita della popolazione. Dopo due lunghi anni di conflitto sono più di 17,6 milioni le persone che necessitano di supporto umanitario nel Paese, mancano i servizi, i beni essenziali, il cibo.  La salute mentale delle persone è gravemente compromessa, 10 milioni di persone infatti hanno bisogno di sostegno dal punto di vista psicologico, a causa dei traumi provocati dalla guerra e della convivenza con una situazione di precarietà continua.

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