“La situazione a Gaza è senza precedenti. Non esistono luoghi dove potersi sentire al sicuro”.
In una lunga intervista con Factanza, Marcelo Garcia Dalla Costa, Head of Emergency Response and Humanitarian Aid Unit CESVI, ha raccontato la condizione attuale in cui versa la Striscia di Gaza, il dramma in cui vive la popolazione civile, le difficoltà e i pericoli che quotidianamente corrono gli operatori umanitari per poter assolvere il proprio compito di portare aiuto agli abitanti.
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Le vittime palestinesi del conflitto hanno raggiunto le 136mila unità tra morti e feriti (40.972 morti e 94.761 – UNRWA). A loro si aggiungono le oltre 10 mila persone stimate disperse sotto le macerie (OMS).
“Non c’è alcun rispetto per i civili che vengono sistematicamente uccisi, così come gli operatori umanitari, ospedali e scuole vengono continuamente bombardati, la situazione che troviamo oggi a Gaza è senza precedenti” racconta Marcelo.
Lo stato di insicurezza alimentare della popolazione è altissimo, il 96% delle persone della Striscia si trovano infatti in condizioni di insicurezza alimentare acuta; non esiste quasi più acqua potabile, mancano medicine e attrezzature mediche, il 70% delle case e delle infrastrutture è stato distrutto. La popolazione di Gaza ha perso ogni cosa.
“La popolazione non ha accesso all’acqua. Le persone sono state costrette per mesi ad abbeverarsi dalle pozzanghere e lavarsi con acqua di mare inquinata, molti bambini sono morti a causa di una semplice diarrea (il 50% ne è stato vittima) perché non hanno potuto idratarsi nel modo corretto né hanno avuto modo di accedere alle cure. La popolazione non ha la possibilità di curarsi, sono solo tre gli ospedali funzionanti, ma non arrivano le medicine che sono ferme ai valichi, così come le attrezzature mediche. Le donne muoiono per complicazioni in gravidanza, le persone ferite perdono arti per la mancanza di materiale medico. Problemi che in un contesto normale potrebbero essere gestiti e risolti qui sono deleteri” continua Marcelo.
Quella della Striscia di Gaza è una situazione di emergenza umanitaria cronica già da prima dello scorso 7 ottobre a causa dell’assenza di servizi di base e degli attacchi continui. La condizione dell’area era quindi già fortemente compromessa, ma “quello che è cambiato è che da ottobre 2023 ci sia stato un bombardamento sistematico di quasi tutte le zone (prima a nord con Gaza City, poi a sud e ora anche al centro). Nessuna zona è minimamente sicura” afferma l’Head of Emergency Response and Humanitarian Aid Unit CESVI.
Ad oggi oltre il 90 % della popolazione vive grazie agli aiuti umanitari, ma anche le operazioni umanitarie sono state nel corso dei mesi fortemente compromesse dalla gravità della situazione, con ingressi contingentati (due turni alla settimana per accedere), attese di settimane e settimane e percorsi sempre più complicati per raggiungere i valichi che non sono attrezzati per queste operazioni.
All’interno della Striscia inoltre anche gli operatori umanitari sono a rischio e vivono in condizioni drammatiche, devono spostarsi di continuo e anche solo trovare uno spazio, relativamente sicuro, come base di appoggio è arduo. “I nostri colleghi sul campo sono allo stesso tempo operatori umanitari, ma anche vittime civili di questo conflitto. Molti di loro hanno perso i cari, la casa e vivono in campi sfollati, ma in qualità di operatori devono continuare a prendersi cura dei loro concittadini e portare avanti le operazioni” racconta Marcelo.
La Striscia è ora divisa in due parti con dei check point nella zona nord di Gaza City che non permettono lo spostamento tra nord e sud, né delle persone, né degli aiuti umanitari. Perciò non ci si può muovere, né movimentare i carichi di aiuti. Tutto ciò che arriva a nord non scende a sud e viceversa.
Guarda l’intervista di Marcelo Garcia Dalla Costa, Head of Emergency Response and Humanitarian Aid Unit CESVI.
La situazione a Gaza è catastrofica.
Noi di CESVI continuiamo a operare in condizioni sempre più difficili per portare aiuto alla popolazione, distribuendo acqua, cibo, riabilitando latrine e fornendo kit igienici. Ma i bisogni della popolazione sono enormi e ogni piccolo aiuto può davvero fare la differenza. Sostieni il nostro fondo emergenze e ci aiuterai a dare una speranza.