testo di Matteo Manara
Perù. Un Paese con la metà della popolazione dell’Italia, ma il quinto oggi nel mondo (e secondo in America Latina) per numero di persone infette da Covid-19. Un Paese ancora in via di Sviluppo che nel contesto emergenziale mostra tutta la sua fragilità. Dove le attività economiche stanno ripartendo, ma non per il miglioramento delle condizioni sanitarie: perché tenere chiuso significa “morire”. Dove molte regioni sono ancora in lockdown e a livello nazionale restano vietate le riunioni familiari e sociali e rimane il coprifuoco dalle 23 alle 4 del mattino. Soprattutto, dove milioni di persone hanno perso il lavoro, molti non hanno il conto corrente e non riescono nemmeno ad accedere agli aiuti previsti dallo Stato.
A Lima e non solo, le famiglie che già prima della crisi si trovavano in una situazione precaria sono oggi maggiormente in difficoltà e tra queste ci sono anche quelle delle beneficiarie del progetto Casa del Sorriso (gestito dalla ONG locale Tejiendo Sonrisas e supportato da Cesvi). Ne abbiamo parlato con Maria Poggi, coordinatrice del progetto e residente proprio nella capitale peruviana.
Innanzitutto, quali sono oggi i numeri del progetto Casa del Sorriso?
Attualmente lavoriamo all’interno di due centri residenziali per ragazze madri, supportandone 25. Supportiamo anche 11 ragazze “esterne”, che hanno già terminato il loro percorso nei centri. Il nostro non è un progetto da grandi numeri: cerchiamo di fare un lavoro di qualità, personalizzato e individualizzato, per cambiare in modo determinante la vita delle giovani in difficoltà che necessitano del nostro aiuto.
Come sono state riprogrammate le attività della Casa del Sorriso in questo periodo?
Nei primi mesi del lockdown abbiamo scelto innanzitutto di accompagnare le ragazze beneficiarie nel vivere e superare il contesto emergenziale che si era creato. Molte (quelle dei centri di accoglienza residenziale) erano scosse dalla forzata separazione dalle famiglie, altre (quelle esterne) sono dovute andare in periferia perché la città era troppo cara. Siamo stati loro vicini con videochiamate, chiamate telefoniche, messaggi Whatsapp. Abbiamo distribuito beni di prima necessità, come prodotti di igiene e prodotti alimentari. Le abbiamo aiutate ad accedere agli aiuti statali. Ci siamo assicurati che non si trovassero in pericolo… Al momento invece stiamo proseguendo, in modalità online, con le sessioni settimanali di psicoterapia, l’elaborazione congiunta dei piani di vita personalizzati, l’insegnamento di soft skills, i programmi di empowerment. Soprattutto, ci stiamo concentrando sulla questione dell’inserimento lavorativo.
Immagino che le difficoltà siano grandi da questo punto di vista…
Assolutamente sì. Mentre le borse di studio non destano preoccupazione, perché le ragazze che ne beneficiano possono seguire i corsi online e anche diplomarsi, l’inserimento lavorativo in questo momento rappresenta un problema. Ci sono moltissime persone che cercano un’occupazione e il contesto è decisamente peggiorato. Allo stesso tempo l’autonomia economica è fondamentale per far sì che le ragazze non ricadano in situazioni di tratta, di violenza, di sfruttamento. Proprio per questo stiamo organizzando un laboratorio dedicato in modo specifico alla preparazione al lavoro: per far capire cosa significa andare al lavoro, elaborare i curriculum vitae, insegnare alle ragazze a fare attenzione ai falsi annunci lavorativi, inizialmente promettenti ma in realtà porta di ingresso per situazioni di sfruttamento.
Quali altre tipologie di laboratori state portando avanti?
Lavoriamo sul riconoscimento delle emozioni, sulla manualità. A inizio anno avremmo voluto realizzare anche un laboratorio di teatro ed è rimasto, almeno per ora, un sogno nel cassetto. Cerchiamo comunque di concentrarci su quello di cui le ragazze hanno più bisogno: la priorità per noi è lavorare sul loro inserimento lavorativo e garantire loro un futuro lontano dalla violenza e dallo sfruttamento.
Grazie al sostegno regolare possiamo garantire questo obiettivo anche in tempi così drammatici. Aiutaci a costruire per queste giovani donne un futuro libere da paura e abusi .