di Pietro Fiore, rappresentante del Cesvi in Somalia
Chi ha detto che molti problemi gravi che affliggono le società più povere nei Paesi in via di sviluppo, ma non solo, non possano essere affrontati anche con un sorriso e una piccola telecamera?
Nel campo profughi Stadium della città di Hargeisa, in Somaliland, lo staff Cesvi del progetto di “Protezione dei Minori” sostenuto dalla Commissione Europea ne ha dato dimostrazione: grazie alla professionalità e alla dedizione dei nostri divulgatori sociali, ci siamo ritrovati a produrre un cortometraggio interamente ideato, sceneggiato e interpretato dai membri della comunità stessa sul tema della mutilazione genitale femminile, circondati da una numerosa e imprevista folla di curiosi.
La commedia, seppure in tono simpatico, affronta il dramma di questa pratica sociale effettuata in molti Paesi dell’Africa e del Medio Oriente, che si lega sovente ai riti di iniziazione delle giovani che vengono circoncise prima della pubertà.
Si stima che interessi 130 milioni di donne, residenti maggiormente nelle zone rurali.
La mutilazione viene spesso eseguita in condizioni antigieniche da ostetriche di villaggio inesperte che utilizzano strumenti come coltelli, rasoi o addirittura vetri rotti. Al di là dell’ovvio dolore, questa pratica produce a lungo termine gravi danni fisiologici, sessuali e psicologici e può avere pericolosi effetti anche sulla prole al momento del parto.
In Somaliland e in Puntland, dove Cesvi è impegnato in progetti di protezione delle fasce vulnerabili (donne, bambini e poveri), i governi hanno bandito queste pratiche con leggi e normative specifiche che però stentano ad essere applicate a causa della scarsa capacità istituzionale dei governi stessi.
Un’informazione che miri ad un graduale cambiamento di attitudine è la principale forma per combattere la mutilazione genitale femminile o almeno per farla diminuire.
Proprio a questo servirà il cortometraggio di Cesvi, che verrà distribuito e proiettato anche in altri centri comunitari, non solo ad Hargeisa, ma anche in altre città del Somaliland, coinvolgendo le famiglie, i leader comunitari e spirituali e tutti i membri delle comunità, specialmente i giovani che in futuro diventeranno, a loro volta, genitori.
Un primo passo verso un cambiamento reale.