Nel mezzo di una pandemia globale, della crisi politica e dei devastanti effetti del cambiamento climatico, Cesvi rimane al fianco della popolazione della Dry Zone, in Myanmar.
Nel corso degli ultimi due anni, il popolo birmano ha dovuto affrontare le conseguenze della pandemia di COVID-19 che ha colpito più di 450.000 persone e causato oltre 17.000 vittime. Tutt’ora la situazione è estremamente grave: la variante Delta ha infatti portato ad un aumento esponenziale dei contagi e le persone sono costrette a mettersi in coda fuori dagli stabilimenti dove viene prodotto l’ossigeno nella speranza di riuscire a comprare o ricaricare le bombole di ossigeno per curare i problemi respiratori causati dalla malattia. Il sistema sanitario del Paese era già molto fragile, ma nonostante le risorse limitate e le infrastrutture carenti, nel 2020 era riuscito a tenere a bada la diffusione del virus.
Quest’anno, però, la situazione in Myanmar si è aggravata moltissimo a causa della crisi politica interna. I disordini e l’incertezza hanno distrutto ogni capacità di risposta all’emergenza sanitaria e deteriorato ulteriormente le già fragili condizioni socioeconomiche della popolazione birmana. La crisi interna è ancora in corso, ma fin dallo scorso febbraio oltre 142.000 persone sono sfollate nelle regioni sudorientali del Paese. Inoltre, a luglio l’arrivo della stagione dei monsoni ha portato con sé devastanti alluvioni in molte aree, che hanno colpito più di 125.000 persone e hanno ostacolato ancora di più i tentativi di ripresa della popolazione.
Andrea Ricci, Project Manager di Cesvi in Myanmar, ci descrive una situazione allarmante: l’escalation causata dalla crisi politica unita agli effetti di una pandemia incontrollata rischia infatti di far scivolare il Paese sull’orlo di una tremenda crisi umanitaria. “Ogni giorno colleghi Cesvi, partner e beneficiari esprimono forte preoccupazione per le possibilità di sussistenza ridotte all’osso e per le notevoli difficoltà di accesso al cibo, problematiche che colpiscono maggiormente quelle persone che vivono in contesti rurali, come la Dry Zone, dove opera Cesvi”, racconta Andrea.
In questa complessa e grave situazione, Cesvi è saldamente impegnata a continuare il proprio lavoro con i partner della società civile e a supportare le comunità più vulnerabili della Dry Zone.
Nell’Indice Globale sul Rischio Climatico 2021, il Myanmar è al secondo posto della classifica dei Paesi più colpiti da eventi climatici estremi e calamità naturali. Questi disastri naturali colpiscono in maniera preoccupante la Dry Zone, regione dove vive il 19% dell’intera popolazione del Paese e d’importanza strategica per la produzione agricola birmana, con un ruolo di primo piano nel garantire la sicurezza alimentare del Paese. Sicurezza alimentare messa sempre più a rischio dal cambiamento climatico: la regione è a forte rischio di inondazioni violente, sperimenta lunghi periodi di siccità e registra bassissimi livelli di precipitazioni durante tutto l’arco dell’anno. L’insieme di questi fattori ha un grave impatto sulla produzione agricola e, di conseguenza, porta ad una diminuzione del reddito e della sicurezza alimentare delle famiglie.
Cesvi sta combattendo contro queste criticità. Nell’ambito del progetto S.A.F.E.C.R.O.P.S. finanziato da AICS, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, Cesvi – insieme ai partner Network Activities Group e Associazione Microfinanza e Sviluppo – sta investendo nell’ottica di creare opportunità sicure, di qualità ed inclusive nelle catene del valore agricole, supportando 4.000 famiglie di agricoltori e micro-piccole imprese nella Dry Zone. Agricoltori e imprese sono coinvolti sono coinvolti nella coltivazione del sesamo, delle arachidi e del fagiolo mungo verde, colture che rappresentano la principale fonte di reddito nella regione, in quanto non necessitano di molta acqua e ben si adattano all’aridità della zona.
Innanzitutto, Cesvi sta aumentando la qualità e la quantità della produzione per i piccoli agricoltori mettendo a loro disposizione migliori varietà delle sementi e favorendo l’utilizzo di buone pratiche agricole, tecniche di coltivazione sostenibili ed efficienti, istituendo banche dei semi e sistemi di stoccaggio comunitari e favorendo l’accesso al credito per i loro bisogni di produzione. Inoltre, Cesvi promuove l’accesso ai mercati per i beneficiari favorendo vendite collettive a livello regionale, facilitando la produzione a contratto e l’accesso al credito per le associazioni agricole e i micro-piccoli business nell’area di intervento. Infine, Cesvi lavora per rafforzare la governance attraverso l’organizzazione associativa e promuovendo coordinamento e sinergie attraverso tutti i principali attori coinvolti nelle catene del valore delle colture.
“Le persone più vulnerabili della Dry Zone hanno bisogno di noi, ora più che mai. Il progetto S.A.F.E.C.R.O.P.S. ha tutti gli strumenti e le risorse necessari per fare davvero la differenza nella vita di oltre 4.000 famiglie e per costruire una maggiore resilienza nel lungo periodo”, continua Andrea.
Una delle famiglie supportate da Cesvi è quella di Hla Kyaw Soe, che vive nel villaggio di Chan Kan insieme alla figlia di 4 anni, alla madre 89enne, a sua sorella e sua nipote. È l’unico membro della famiglia con un reddito e lavora tutti i campi di loro proprietà, inclusi quelli ereditati dai genitori e dai fratelli. In questo momento, i principali problemi che si trova ad affrontare sono la pandemia e la crisi politica nel Paese, poiché hanno ridotto drasticamente la liquidità per mandare avanti la sua attività agricola e messo in pericolo le sue vendite.
Prima che nel villaggio prendesse il via il progetto S.A.F.E.C.R.O.P.S., lui e altri agricoltori dovevano fare i conti con diversi ostacoli alla coltivazione. Non conoscevano i concetti e le pratiche della vendita collettiva, dovendo quindi fare affidamento a dei broker con poco controllo sul prezzo di vendita finale dei loro prodotti. Inoltre, per sostenere la sua attività, Hla Kyaw Soe si è indebitato chiedendo diversi prestiti ad alto tasso di interesse. “Dopo il lancio del progetto S.A.F.E.C.R.O.P.S. la mia vita è migliorata di molto. Sono riuscito ad ottimizzare ogni stadio del processo produttivo, dalla preparazione della terra agli acquisiti e vendite collettive”, afferma Hla Kyaw Soe. Attraverso il progetto ha potuto conoscere e approfondire il sistema delle buone pratiche agricole, ha avuto accesso a sementi di alta qualità, alle banche dei semi e ad attrezzature agricole all’avanguardia. Aumentando la qualità dei propri prodotti è inoltre riuscito a venderli ad un prezzo più alto di quello abituale sul mercato. In questo modo, lui e gli altri agricoltori hanno aumentato i propri mezzi di sussistenza, reddito e status sociale, diminuendo al contempo i costi acquistando collettivamente.
Inoltre, il progetto gli ha fornito opportunità di formazione rispetto a temi legati all’imprenditorialità e all’amministrazione, permettendogli di diventare un formatore di formatori. “Prima non osavo neanche aprire la bocca di fronte ad una folla o ad un pubblico, ma ora grazie al supporto di Cesvi sono diventato un formatore e posso insegnare quello che ho imparato ad altri agricoltori come me. Questo è stato un grandissimo miglioramento nella mia vita personale”, racconta orgoglioso Hla Kyaw Soe.
Al termine della sua intervista, condivide con noi il suo augurio che molti altri agricoltori nei villaggi vicini possano avere l’opportunità di migliorare le proprie attività agricole come lui e tutte le altre persone che hanno beneficiato del progetto.