di Matteo Manara
È frequente, durante i mesi estivi, che cooperanti CESVI impegnati all’estero trascorrano un periodo di vacanza in Italia e passino alcune giornate presso la sede di Bergamo per incontri di lavoro e un saluto ai colleghi. In una di queste occasioni Samuele Silva, referente CESVI in Sudafrica, ha raccontato le principali novità riguardanti la Casa del Sorriso di Philippi (non molto distante da Cape Town), il progetto di CESVI che mira ad offrire, oltre che accoglienza e protezione a giovani mamme vittime di violenza domestica e ai loro bambini, la possibilità per loro di un percorso di rinascita e riscatto che passi anche dalla ricerca di un’occupazione e dall’ottenimento dell’indipendenza economica.
In questo momento in Sudafrica il tasso di disoccupazione è pari al 33,9%, un livello “record” che riduce le possibilità di inserimento lavorativo per le ospiti della Casa del Sorriso. Che cosa sta facendo CESVI per far fronte a questa situazione?
“Le donne che ci chiedono aiuto hanno gravi problematiche familiari che non riescono a denunciare perché sono dipendenti economicamente dai loro compagni o mariti. CESVI collabora con diversi centri di formazione per aiutarle a sviluppare nuove competenze. Cerchiamo però di essere molto pragmatici, perché firmare un contratto di lavoro non è facile: un semplice corso di cucina, può non sfociare in una posizione come aiuto cuoca in un ristorante, ma permettere a chi lo frequenta di cucinare prodotti da rivendere ai bordi delle strade o fuori da una scuola. Anche questa è un’attività generatrice di reddito. Partecipiamo inoltre ad un progetto innovativo, quello della cooperativa Vuku Zenzele multi-recycling, composta principalmente da donne e dedita allo smistamento di rifiuti riciclabili, nuovo possibile sbocco occupazionale per le nostre beneficiarie. CESVI ha messo a disposizione uno spazio riconvertito nelle vicinanze della Casa del Sorriso, dove una società incaricata dalla municipalità per la raccolta dei rifiuti da riciclare porta gli imballi. Le donne separano i diversi tipi di plastica e un’azienda partner fa da tramite con i compratori (imprese che si occupano poi di effettuare il riciclaggio). Nelle zone periferiche delle grandi città, come Philippi, i raccoglitori informali non sono riconosciuti ma fanno un grosso servizio per la comunità: noi stiamo contribuendo a formalizzare questa attività e a rafforzarla”.
Dopo 15 anni di attività, qual è l’impatto dell’attività di CESVI in termini di sensibilizzazione sul problema della violenza contro le donne?
“CESVI è una realtà conosciuta a Cape Town. I nostri operatori sul campo sono in contatto sia con i principali attori istituzionali sia con quelli della società civile. Veniamo chiamati frequentemente per organizzare seminari e workshop anche al di fuori della nostra area operativa e a livello comunitario si vedono i primi frutti del nostro lavoro. Purtroppo però le statistiche nazionali continuano ad essere allarmanti e ci vorrà ancora tempo per eradicare una volta per tutte questo problema. Stiamo investendo sempre di più sulla sensibilizzazione delle nuove generazioni in modo da creare le premesse per un futuro privo di violenze”.
Guardando infine ai bambini, quali sono le principali minacce che li riguardano a Philippi e cosa fa CESVI per loro?
“La vita dei più piccoli è povera di possibilità. C’è la scuola e niente altro per loro. Il territorio dove operiamo è sovrappopolato e i bambini non hanno nemmeno un luogo dove poter fare i compiti perché le abitazioni sono di piccole dimensioni. Si trovano dunque a trascorre molto tempo in strada, con tutto ciò che questo comporta. Inoltre qui i bambini non hanno molti esempi da seguire e le opportunità di crescita sono minime. Grazie alla collaborazione con altre associazioni cui diamo spazio alla Casa del Sorriso, cerchiamo di colmare anche questo vuoto, fornendo uno spazio alternativo, principalmente di gioco e intrattenimento, dove bambine e bambini possano stare in sicurezza e incontrare modelli per loro educativi”.