Tre anni di guerra e di indifferenza hanno piegato duramente il popolo siriano. Cesvi ha deciso di intervenire in Libano, dove sono giunti più di 800.000 profughi, sostenendo l’associazione locale Annas Linnas, il cui motto è: “Sei siriano, sei mio fratello”. Scrive Abdo Raad, responsabile del progetto:
Giorni fa abbiamo cominciato a registrare i bambini a scuola per l’anno 2013-2014. Oggi entra nel mio ufficio piangendo la signora H.J.: “Che cosa hai?”, le dico, prima ancora di salutarla. “Non posso pagare la retta scolastica”, risponde. “Allora sposta i tuoi figli nella scuola pubblica”, replico io. “Non sono in grado di pagare il trasporto, la scuola è lontana, non posso neanche permettermi di comprare i libri e nelle strutture pubbliche non c’è posto per noi siriani”, mi fa eco. (…)
Ecco uno dei casi in cui ci imbattiamo ogni giorno, ma ci sono anche situazioni più difficili. Questa famiglia almeno ha una casa, mentre tante altre non sanno dove stare o hanno perso un padre, un marito, un fratello. (…)
Gli accampamenti illegali sui terreni libanesi crescono di giorno in giorno. Più del 20% dei rifugiati siriani sono senza casa. (…) Tutti sono alla ricerca di un alloggio. Ci sono tende sparse in campi non ufficiali, soprattutto nella Bekaa e nel Nord, tanto che in alcuni villaggi il numero dei profughi ha superato quello degli abitanti libanesi. Gli uni e gli altri sono molto poveri. (…)
Nell’aiutare i rifugiati siriani, dobbiamo in qualche modo appoggiare anche i libanesi limitando le tensioni tra comunità ospitante e ospitata. Per esempio, possiamo comprare olio e altri prodotti dagli agricoltori libanesi e poi distribuirli ai rifugiati, pagare un autista libanese per trasportare i bambini siriani a scuola, cercare professionisti libanesi per dare assistenza psicologica alle vittime di violenza e così via.
I problemi psicologici sono moltissimi. Alcune persone si rifugiano in Libano nella speranza di trovare la terra promessa, ma si scontrano con una realtà durissima che li fa crollare psicologicamente. Si trovano a vivere in condizioni precarie, senza casa, servizi igienici, medicine, cibo, elettricità. Sono soprattutto i bambini ad accusare i traumi psicologici più gravi. Il Libano, del resto, è a sua volta un Paese pieno di problemi, di povertà e di ingiustizie in cui i conflitti, le paure e gli attentati non mancano.
Il fatto che la vita continui, in mezzo a tanta violenza, sembra un miracolo. Ma quanto ancora potrà durare?
Noi operatori umanitari sul campo abbiamo il dovere di intervenire, ma da soli non riusciamo a rispondere a bisogni infiniti: uomini senza lavoro, donne che stanno per partorire, bambini per strada… Per questo chiediamo il vostro appoggio concreto. Aiutateci a realizzare lo slogan dall’associazione Annas Linnas: “Sei siriano, sei mio fratello”. Aiutateci a ridare speranza a due popoli, i siriani e i libanesi, vittime della guerra e dell’indifferenza.
Padre Abdo Raad
Foto di Giovanni Diffidenti