A 5 mesi dallo scoppio della guerra in Ucraina, la situazione nel Paese e nei Paesi confinanti continua ad essere molto preoccupante.
Attualmente, secondo le Nazioni Unite le persone che sono fuggite dalla guerra e hanno trovato rifugio nei Paesi europei sono oltre 6,1 milioni, mentre gli sfollati interni hanno raggiunto i 6,3 milioni – di cui oltre 3 milioni si trovano negli oblast’ centro-occidentali dell’Ucraina.
Nonostante i combattimenti siano concentrati nelle regioni sud-orientali, i bisogni umanitari in tutto il Paese sono tutt’ora molto elevati, soprattutto nella parte orientale del Paese:
- 10,2 milioni di persone hanno bisogno di cibo nelle zone di conflitto;
- 13 milioni di persone hanno bisogno di acqua e di prodotti per l’igiene personale;
- 12,1 milioni di persone hanno bisogno di assistenza sanitaria, senza dimenticare i traumi subiti dai bambini che necessitano di supporto psicosociale;
- 5,7 milioni di bambini e adolescenti rischiano di non poter rientrare a scuola per via delle strutture danneggiate.
Inoltre, il grande afflusso di sfollati interni che si sono riversati negli oblast’ centro-occidentali dell’Ucraina in cerca di sicurezza ha messo e continua a mettere a dura prova le capacità di accoglienza della regione.
L’improvviso e rapido aumento della domanda di case in affitto – negli oblast’ di Ivano-Frankivsk, Chernivtsi, Ternopil’ e Khmelnytskyi la domanda è aumentata rispettivamente del 42%, 39%, 373% e del 280% rispetto allo scorso ottobre – ha causato anche una crescita esponenziale dei canoni di affitto – +128 a Ivano-Frankivsk, +156% a Chernivtsi, +81% a Ternopil’ e +46% a Khmelnystkyi – che in alcune regioni sono quadruplicati.
Gli sfollati si trovano quindi in una situazione di estrema vulnerabilità che necessità di un supporto strutturato.
La nostra risposta
Per far fronte ai crescenti bisogni umanitari della popolazione in Ucraina e oltre i confini, CESVI ha modulato il proprio intervento concentrandosi su:
- Supporto degli sfollati interni negli oblast centro-occidentali di Khmelnytskyi, Ternopil’, Ivano-Frankivsk, Chernivtsi attraverso progetti di sostegno direttamente ai beneficiari e ai centri collettivi di accoglienza attraverso la consegna di beni di prima necessità, la distribuzione di sostegni economici e la fornitura di servizi psicosociali;
- Ricostruzione e supporto psicosociale alla popolazione di Buča e dei villaggi vicini, gravemente colpiti dall’occupazione russa durante i primi mesi del conflitto;
- Supporto ai rifugiati in Romania, Polonia e Ungheria attraverso progetti di accoglienza e di fornitura di servizi e assistenza psicosociale a donne e bambini in fuga.
In Ucraina
In Ucraina, stiamo concentrando il nostro intervento insieme ai partner di Alliance2015 nelle regioni centro-occidentali del Paese, dove la maggior parte degli sfollati ha trovato rifugio. Negli oblast’ di Khmelnytskyi e Ternopil’ sosteniamo i centri collettivi di accoglienza e ad oggi sono stati supportati 8 hub umanitari e 15 centri ai quali sono stati distribuiti 2.983 kit igienici, 9.000 pacchi alimentari, 15 lavatrici e 15 asciugatrici, materassi e prodotti per l’igiene. Inoltre, abbiamo attivato dei servizi di supporto psicosociale nella regione, con 3 componenti principali:
- Sensibilizzazione e condivisione delle informazioni rispetto al servizio
- Erogazione di servizi di supporto psicosociale specializzati per bambini ed adulti attraverso l’impiego di squadre mobili che raggiungono vari centri e villaggi
- Formazione agli psicologi locali per aumentare il numero di professionisti impiegabili e le loro competenze rispetto ai traumi di guerra.
Negli oblast’ di Ivano-Frankivsk e Chernivtsi ci concentriamo principalmente sul supporto economico agli sfollati. Con il generale aumento dei prezzi e degli affitti, gli sfollati si trovano in crescente difficoltà economica. Per aiutarli a far fronte alle spese quotidiane, CESVI e Alliance2015 hanno individuato circa 9.000 beneficiari che riceveranno fino a 6.600 gravine ucraine a testa per un periodo di 3 mesi. I beneficiari sono stati individuati prestando particolare attenzione ai più vulnerabili: famiglie con bambini piccoli, famiglie con genitori single, con donne incinte o in fase di allattamento, con anziani, persone con disabilità e/o malattie croniche.
Infine, CESVI è la prima organizzazione umanitaria italiana ad aver avviato delle progettualità a Buča, la città dell’oblast’ di Kyiv divenuta tristemente simbolo dell’occupazione russa nei primi mesi del conflitto. Nella città è sempre più forte il desiderio di tornare alla normalità e CESVI sta avviando degli interventi di riparazione e ristrutturazione di strutture educative, al fine di garantire il rientro dei bambini negli asili e nelle scuole, con oltre 1.100 bambini beneficiari. Verrà anche attivato un centro diurno che offrirà attività informative, ludico-ricreative e di educazione non formale per 3.000 minori. Al fianco degli interventi a supporto del sistema educativo, CESVI ha avviato anche a Buča un progetto di supporto psicosociale per il trattamento dei sintomi da stress post traumatico che la popolazione rimasta durante l’occupazione sta sperimentando. I servizi verranno erogati sia in un centro in città sia grazie ad una clinica mobile che raggiungerà anche altri villaggi più isolati.
In Romania
Nella città di Sighet, al confine con l’Ucraina, prosegue il progetto in collaborazione con Sos Bambini Romania. Ad oggi, 94 mamme e bambini sono stati accolti all’interno del Centro Piccolo Principe, uno spazio sicuro in cui sono stati distribuiti oltre 1.370 pasti caldi e in cui più di 50 bambini e bambine hanno partecipato ad attività ludico-ricreative, fondamentali per ricreare un senso di normalità e di comunità dopo mesi difficili. Sono state organizzate per loro gire presso parchi a tema, tornei sportivi, giochi acquatici e laboratori creativi. Inoltre, vengono erogati servizi di supporto psicosociale per donne e bambini, per i quali vengono anche organizzati in maniera continuativa laboratori pensati appositamente affinché possano esprimere le proprie emozioni ed elaborare i propri traumi.
Nella Romania meridionale, ad Isaccea e Tulcea, CESVI ha inoltre avviato insieme a Parada il progetto “Fermate del Sorriso” rivolto ai rifugiati che si trovano o transitano nella regione. Qui il nostro intervento ha permesso di supportare i centri di accoglienza, migliorando le condizioni di vita di 105 rifugiati attraverso la fornitura di lavatrici, asciugatrici, lavastoviglie, tende per dividere gli spazi, materassi, biancheria, lampadine. È stata attivata, inoltre, un’unità mobile con operatori che presenziano regolarmente i centri e il confine per fornire informazioni ai rifugiati e servizi ludico-ricreativi per i bambini. Infine, ogni settimana vengono organizzate 17 sessioni nei centri di accoglienza della zona, durante le quali i bambini e i loro genitori sono coinvolti in attività di gioco e ricreative quali laboratori di circo sociale, giochi, laboratori di musica e di danza. Ad oggi, oltre 160 bambini e bambine hanno partecipato alle attività.
In Ungheria
Fin dallo scoppio della guerra siamo stati presenti nella cittadina di confine di Záhony, unico accesso ferroviario fra Ucraina e Ungheria, con la nostra tenda in cui volontari assistevano con pasti caldi e altri servizi i rifugiati in arrivo alla stazione. A questo intervento abbiamo affiancato la creazione di un child safe space all’interno dell’Entry Hub Point in cui 8 professionisti dell’educazione erogano attività ludico-ricreative per i bambini in transito o che permangono nella cittadina, prestando particolare attenzione al tema dell’integrazione con i bambini della comunità locale.
In Polonia
La Polonia è il Paese europeo che ha ricevuto il più grande flusso di rifugiati dall’inizio della guerra: attualmente 1,2 milioni di persone hanno trovato rifugio nel Paese, quasi 5 milioni in totale. Qui, CESVI – insieme a Other Space Foundation – ha avviato un progetto di accoglienza a Lublino, principale città nell’est del Paese ad un centinaio di chilometri dal confine ucraino. Nell’Hotel Palace Europa, nel centro della città, ad oggi sono state accolte 114 donne e bambini in fuga dalla guerra. Dopo mesi passati in centri di accoglienza affollati e con i servizi al crollo, finalmente grazie al progetto Safe Haven hanno ritrovato la propria privacy e un senso di normalità. Nell’hotel vengono realizzate attività ricreative per i bambini e attività con le mamme per ricreare un senso di comunità.