Guerre, persecuzioni, cambiamenti climatici costringono ogni anno alla fuga milioni di persone in tutto il mondo. Le escalation di conflitti, come quello in Palestina o la Guerra in Ucraina tra gli altri, aggravano la situazione globale aggiungendo nuovi sfollati a quelli già esistenti derivanti da conflitti precedenti. Inondazioni, terremoti, tempeste, devastano molti Paesi in diverse parti del pianeta, spingendo sempre più persone ad abbandonare la propria terra in cerca di sicurezza e protezione.
Secondo gli ultimi dati resi noti da UNHCR 117,3 milioni di persone nel mondo sono state costrette ad abbandonare le proprie case nel 2023, vale a dire 1 persona su 69. Il 40% di questi sono bambini.
Le persone sfollate all’interno del proprio Paese sono stae nel 2023 ben 75,9 milioni a livello globale le persone sfollate internamente (IDMC 2024), più di quattro milioni in aumento rispetto all’anno precedente. Tra questi 7,7 milioni di persone risultavano sfollate a causa di disastri naturali, anche legati al clima, che hanno colpito 148 Paesi nel corso dell’anno.
Guerre e conflitti
Più lunghi, violenti e intensi risultano i conflitti, più aumenta di anno in anno il numero di sfollati e rifugiati. Nella striscia di Gaza l’UNRWA stima che tra ottobre e dicembre 2023, fino a 1,7 milioni di persone (oltre il 75% della popolazione) siano state sfollate internamente. Due terzi dei rifugiati palestinesi sotto il controllo di UNRWA sono diventati sfollati interni nel 2023, aggravando le già esistenti vulnerabilità della popolazione.
Dopo lo scoppio della guerra nel 2022, il numero di persone sfollate internamente in Ucraina alla fine dello scorso anno si è attestato intorno ai 3,7 milioni. Si stima che un sesto della popolazione ucraina sia fuggita all’estero.
Cambiamento climatico
Gli effetti del cambiamento climatico stanno contribuendo sempre di più ad aggravare la situazione di popoli già colpiti da problematiche preesistenti gravose quali conflitti, violenze, povertà, insicurezza alimentare o disuguaglianze. La crisi climatica sta esacerbando la situazione ed esponendo le persone a ulteriori rischi e a sfollamenti prolungati. Gli eventi meteorologici estremi impattano fortemente sulla disponibilità di risorse naturali, come l’acqua, i raccolti o ancora il bestiame, aggravando le condizioni delle popolazioni, alimentando le tensioni comunitarie ed esponendo a ulteriori rischi le categorie più vulnerabili, come donne e bambini.
Alla fine del 2023, quasi tre quarti delle persone sfollate vivevano in Paesi fortemente esposti ai rischi legati al clima. Quasi la metà in Paesi dove i disastri climatici, quali siccità e inondazioni, sempre più frequenti e più intense, sono andati a sommarsi ad altre problematiche di estrema gravità come i conflitti.
Tra le zone maggiormente colpite dalla crisi climatica è il Corno d’Africa. Da un lato un periodo da record in stato di siccità, dall’altro le recenti devastanti alluvioni che hanno colpito almeno 36 milioni di persone in Etiopia, Kenya, Somalia. Una situazione drammatica che ha fatto salire a 23milioni i rifugiati e gli sfollati nel Corno d’Africa e Regione dei grandi laghi, con i numeri più alti proprio in Etiopia, Uganda, Sudan e Somalia. Nell’area CESVI interviene proprio con progetti per rafforzare la resilienza della popolazione agli shock di tipo naturale e migratorio interno e per contrastare la siccità.
Un’altra area del mondo devastata dagli effetti del cambiamento climatico è il Pakistan, dove alluvioni di portata enorme hanno devastato il Paese nel 2022 e a seguire nel 2023. Più di 33 milioni di persone sono state colpite da questa catastrofe, e oltre 8,2 milioni di uomini, donne e bambini hanno dovuto abbandonare le proprie case. Qui con il sostegno dell’Unione Europea, CESVI sta supportando 200mila persone, attraverso aiuti umanitari, attività di ricostruzione, di sostegno economico, nell’ambito della salute e con attività di preparazione ai disastri.
Per salvaguardare la vita, il benessere e i diritti umani di milioni di persone sfollate è necessaria un’azione globale. Un approccio integrato, che rafforzi le capacità di adattamento e prepari per pericoli climatici prevedibili ma inevitabili, aiuterà a ridurre la vulnerabilità delle persone sfollate con la forza.