di Lorenzo Maria Alvaro, tratto integralmente da Vita.it
È stata la giornata del giuramento del Presidente della Repubblica italiana. Da oggi Sergio Mattarella è ufficialmente nel pieno dei suoi poteri. Ed è stato anche il giorno del messaggio alla nazione, il primo.
Un discorso breve, semplice e in cui è stata dedicata molta attenzione al mondo del Terzo Settore. In particolare Mattarella ha detto che «le guerre, gli attentati, le persecuzioni politiche, etniche e religiose, la miseria e le carestie generano ingenti masse di profughi. Milioni di individui e famiglie in fuga dalle proprie case che cercano salvezza e futuro proprio nell’Europa del diritto e della democrazia. È questa un’emergenza umanitaria, grave e dolorosa, che deve vedere l’Unione Europea più attenta, impegnata e solidale. L’Italia ha fatto e sta facendo bene la sua parte e siamo grati a tutti i nostri operatori, ai vari livelli, per l’impegno generoso con cui fronteggiano questo drammatico esodo. A livello internazionale la meritoria e indispensabile azione di mantenimento della pace, che vede impegnati i nostri militari in tante missioni, deve essere consolidata con un’azione di ricostruzione politica, economica, sociale e culturale, senza la quale ogni sforzo è destinato a vanificarsi».
E poi un ringraziamento esplicito: «Desidero rivolgere un pensiero ai civili impegnati, in zone spesso rischiose, nella preziosa opera di cooperazione e di aiuto allo sviluppo».
Un’attenzione che non è passata inosservata nel mondo della cooperazione internazionale. Tra i primi a commentare lo speach del neo Presidente, Giangi Milesi, presidente di Cesvi.
Siamo felici che il Presidente abbia dedicato parole precise alla cooperazione riequilibrando l’impegno che deve affiancare la presenza internazionale del nostro Paese. Quello che siamo capaci di fare è soprattutto questo: avere buone relazioni e buona cooperazione. Mattarella, col suo discorso, mette in soffitta definitivamente la malsana idea dello scontro di civiltà.
Un’attenzione che, unita al Ministero degli Esteri che adesso è anche della cooperazione e alla riforma che sta procedendo in Parlamento, può essere un cambio di tendenza importante?
Abbiamo ricominciato ad avere fiducia. Per anni è stata messa in disparte la cooperazione allo sviluppo. Oggi si riparla della sua centralità nella politica estera dell’Italia. Lo sviluppo attraverso la distribuzione delle conoscenze arricchisce in primo luogo noi. Finalmente se ne parla apertamente.
Lei come si spiega questa vicinanza con il mondo cooperativo?
Da una parte credo che l’urgenza del Presidente sia legata alla preoccupazione che le vicende più drammatiche del terrorismo internazionale possano spingere l’opinione pubblica verso derive preoccupanti. Dall’altra c’è una tendenza a rivalutare il ruolo del nostro Paese. La nostra forza è proprio la cooperazione. La cooperazione ha bisogno di empatia e creatività e noi italiani siamo i migliori. Certo ci vogliono risorse e organizzazione. E su questo siamo meno capaci. Speriamo che tutti questi segnali, sia a livello governativo che di presidenza della Repubblica, siano il punto di svolta.