A partire dall’ultima settimana di gennaio, violente piogge hanno colpito lo Zimbabwe, in particolare la Regione di Masvingo. L’acqua della diga di Tokwe Mukorsi ha raggiunto un livello sempre più allarmante, tanto che alcune fattorie sono state completamente sommerse.
Nella zona era in corso un programma di “rilocazione” a monte della popolazione locale, suddiviso in due fasi, proprio in vista della costruzione della diga, con l’obiettivo di reinsediare i villaggi in aree più sicure.
Il sovraccarico di acqua nella diga, dovuto alle piogge delle ultime settimane, rende ora l’evacuazione di queste popolazioni estremamente urgente: 20.000 persone sono a rischio di vita e altre 3.268 famiglie dovranno essere spostate nel medio-lungo periodo.
Il Presidente dello Zimbabwe e la Protezione Civile hanno dichiarato questa situazione “un disastro nazionale”.
Il distretto che dovrebbe accogliere le famiglie evacuate, Mwenezi, non dispone di alcuna infrastruttura socio-sanitaria: l’ospedale più vicino si trova a 50 chilometri di distanza e il crollo di strade e ponti causato dall’alluvione lo rende inaccessibile. Nella zona, inoltre, non vi è disponibilità di acqua potabile (l’unica acqua utilizzabile a fini domestici è quella del fiume Runde, che in questo momento è straripato).
Tutto ciò espone gli abitanti all’altissimo rischio di un’epidemia di colera e di altre malattie legate al consumo di acqua non potabile. Si tratta peraltro di una zona malarica.
Di fronte a questa emergenza, Cesvi ha deciso di intervenire immediatamente con il sostegno di OCHA (Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli aiuti umanitari) per fornire assistenza medica di base, supporto psicologico, attività di prevenzione sanitaria, campagne di informazione.
Lo staff Cesvi si occuperà inoltre di distribuire beni non alimentari alle famiglie (coperte, teli, utensili da cucina) e di tenere sotto controllo la diffusione delle malattie attraverso strumenti tecnologici che consentono la raccolta accurata di dati e il monitoraggio dei pazienti.
I pazienti sotto trattamento farmacologico per malattie croniche o patologie come l’HIV/AIDS, il cancro e la tubercolosi si trovano in una condizione di grave rischio. I bambini sotto i 5 anni di età devono proseguire i programmi di vaccinazione. Le donne incinte, gli anziani e gli altri soggetti più vulnerabili necessitano di un’attenzione particolare.
Tutti sono traumatizzati dalla perdita della casa e della terra.