“Wallah (giuro su Dio), sono riconoscente. Per mesi non abbiamo potuto pagare l’affitto ed eravamo preoccupati che se Cesvi non ci avesse aiutato con le spese, il proprietario ci avrebbe cacciati di casa.”
Osman – 57enne sudanese, lavoratore di ceramica e padre di quattro bambini – siede nell’ufficio di Cesvi a Misurata e decide di raccontare la sua storia alla nostra psicologa. Osman ha una famiglia numerosa: insieme a sua moglie e ai quattro figli vivono infatti anche un’altra sua parente con la figlia. Prima di ricevere supporto da parte di Cesvi aveva chiesto aiuto ad altri amici e alla sua famiglia, “ma non è stato sufficiente. Eravamo disperati”, afferma.
Osman vive in Libia ormai da quindici anni. L’uomo è un emblema che rappresenta perfettamente l’estremamente complesso scenario della migrazione nel Paese, dove la stragrande maggioranza dei migranti – anche di coloro che si sono trasferiti in Libia ben prima dello scoppio della rivoluzione – erano e sono tutt’ora lavoratori alla giornata, senza un reddito stabile. “Tante altre persone sono nella nostra stessa situazione, come gli operai edili e così via. Chiunque sia un lavoratore con paga giornaliera è a rischio. Avevo dei problemi ad entrambi i miei occhi, ma se non avessi lavorato non avrei potuto portare il pane in tavola per la mia famiglia.” Nel raccontarlo, la sua voce si spezza. Alla fine, però, i problemi di salute erano troppo gravi ed è stato costretto a smettere di lavorare.
Come Osman, anche Tarek sta ricevendo il nostro supporto, dopo aver contattato Cesvi attraverso il numero verde. Il 43enne marocchino – padre di quattro figli, come Osman – è arrivato in Libia da bambino molti anni fa con i suoi genitori, quando si sono trasferiti nel Paese. Quando Tarek ha incontrato Cesvi era in difficoltà per provvedere alla sua famiglia. Come se non bastasse, l’uomo stava combattendo con dei gravi problemi di salute mentale, dopo che lo scorso anno ha tragicamente perso la moglie. La donna è stata infatti coinvolta in un incidente in taxi, mentre era sulla via di casa. È stata immediatamente ricoverata in terapia intensiva, ma non ce l’ha fatta ed è morta poco dopo. Senza avere il tempo di elaborare il lutto, Tarek si è ritrovato solo e con quattro bambini da crescere. Il perso della responsabilità è stato troppo per lui.
Come raccontano Osman e Tarek, reagire a queste sfide con pochissime se non inesistenti opportunità lavorative è molto difficile. A fare le spese di questa situazione sono i più vulnerabili, come sempre più esposti ai rischi. Nonostante il cessate il fuoco e il tentativo di un processo di pace ancora in corso, la Libia continua a versare in una crisi umanitaria complessa e sfaccettata: ad oggi 1,3 milioni di persone necessitano di assistenza umanitaria anche per i propri bisogni più basilari. Il prolungarsi delle instabilità, insieme alla mancanza di reddito e all’aggravarsi della pandemia di COVID-19, contribuiscono a destabilizzare un Paese già estremamente fragile. Le famiglie e le persone in una situazione come quella di Tarek e Osman sono quelle che subiscono le più gravi ripercussioni sul proprio benessere psicofisico. È fondamentale rispondere ai bisogni dei più vulnerabili – includendo gli sfollati interni, i migranti e i rifugiati – con un approccio altrettanto complesso e articolato. Per questo, la coordinazione è di importanza centrale nella risposta a questi bisogni così complessi. Per facilitare e coordinare questi interventi in modo efficace, Cesvi – insieme a International Medical Corps (IMC) – gestisce il progetto PEERS: Protection Enabling Environment and Resilience Services, finanziato da EU Trust Fund for Africa (#EUTF4Africa), operando a Tripoli e Misurata.
Il sistema di segnalazione di Cesvi e IMC ha permesso ad Osman di semplificare la ricerca di un’assistenza sanitaria specializzata, dal momento che soffriva di diversi problemi di salute. “Soffrivo di problemi legati alla vista e avevo gravi dolori alla schiena, così Cesvi mi ha segnalato a IMC dove ho finalmente potuto ricevere dei nuovi medicinali.” Grazie a Cesvi e IMC, altre persona in situazioni come quella di Osman possono ricevere assistenza per una grande varietà di rischi legati alla protezione, fra cui il supporto psicologico, l’ottenimento di nuove medicine, ma anche servizi più specializzati come il supporto psichiatrico. IMC è una delle poche organizzazioni internazionali che hanno aiutato le popolazioni vulnerabili in Libia fornendo cure mediche di emergenza, formando gli operatori sanitari locali e consegnando medicine e forniture essenziali.
La mancanza di risorse o e il mancato accesso ai servizi basilari, come l’assistenza sanitaria e il cibo, aumentano il rischio di utilizzare strategie di risposta che hanno un impatto negativo. Per alcune famiglie, come quella di Tarek, questo significa essere costretti a ritirare i propri figli e figlie dalla scuola, per potersi permettere di avere un tetto sopra la testa e di portare del cibo in tavola. L’incontro con Cesvi ha permesso a Tarek di ricevere gli strumenti necessari e di avere l’opportunità di iscrivere uno dei suoi figli al Centro Baity gestito da Cesvi, una struttura che fornisce educazione informale e bambini e bambine che non hanno accesso alla scuola – sia in presenza sia da remoto per via del COVID-19 – oltre a classi di recupero per bambini in difficoltà e a rischio di abbandono scolastico. “Ci hanno fornito dei vestiti e altri oggetti e mio figlio è stato iscritto nei programmi educativi.” All’inizio, Tarek era seguito da uno psicologo di Cesvi, che ha poi valutato di segnalare l’uomo a IMC affinché ricevesse un supporto psicologico più specializzato. “Cesvi e IMC mi hanno aiutato in tantissimi modi, la mia salute fisica e mentale è migliorata molto, prima mi sentivo veramente male.” Lo psichiatra di IMC lo ha supportato nel percorso di accettazione della morte di sua moglie e gli ha fornito strumenti e metodi per aiutarlo a gestire meglio la sua vita. IMC e Cesvi operano per costruire dei percorsi di segnalazione solidi per offrire in maniera efficace e coesa i servizi di protezione, assicurandosi così che coloro che hanno bisogno ricevano urgentemente l’aiuto necessario.
“Grazie all’aiuto che abbiamo ricevuto, le cose sono migliorate enormemente. La mia famiglia è molto felice di aver ricevuto questo supporto, prima la situazione era veramente difficile. Anche la nostra salute mentale è migliorata tanto. Voglio che le cose vadano ancora meglio. Ora che posso lavorare, posso aiutare la mia famiglia ad essere più felice.”
Il contesto precario aumenta i rischi che persone come Tarek e Osman si trovano ad affrontare. L’assistenza coordinata da parte di attori internazionali come Cesvi e IMC permette loro di trovare immediatamente l’aiuto di cui anno bisogno. Per Tarek e Osman, questo intervento è un vero e proprio salvavita:
“Grazie a Dio le cose stanno migliorando e i miei figli sono più felici. Sono grato per tutto questo. La nostra vita sta cambiando, la nostra salute mentale e fisica va meglio. Spero che la nostra situazione continui a migliorare.”
(*) I nomi di entrambi i beneficiari sono stati modificati con l’intento di proteggerli.