L’8 marzo 2022 la vita di Olga e della sua famiglia, originari di Buča in Ucraina, cambiava per sempre.
Mentre in tutto il mondo si celebravano i diritti delle donne, Olga si scontrava improvvisamente con la guerra e da allora la sua esistenza non è stata più la stessa.
Buča, la sua città, è infatti diventata il simbolo di una sanguinosa guerra che da oltre un anno si protrae mietendo vittime e distruzione. Una città che oggi però è diventata anche simbolo di rinascita, a cui Olga sta contribuendo in prima persona.
In questo 8 marzo, celebriamo la forza e il coraggio di Olga e di tutte le donne colpite dal conflitto con il racconto della sua storia.
“Ho perso mio figlio e so come è morto. Con la mia famiglia siamo andati via dalla nostra casa che si trovava vicino a Buča. Ci stavamo nascondendo in casa, i bambini erano molto spaventati e l’8 marzo non volevano andare nel seminterrato. Il 9 marzo però ho preso la decisione di andarmene. Ci siamo messi in macchina e abbiamo portato con noi un’altra famiglia con dei bambini. Eravamo in otto. Ci siamo trovati davanti a tre mezzi blindati che ci hanno attaccati.
Due bambini sono stati colpiti. I proiettili hanno attraversato il corpo di mia figlia e hanno colpito a morte mio figlio.
L’8 marzo abbiamo fatto una cena tutti insieme, mio figlio aveva preparato la pizza per noi.
La mattina dopo abbiamo fatto colazione e ci siamo seduti in macchina tranquilli. Non abbiamo intuito che sarebbe accaduto qualcosa di brutto, perché non c’erano molti veicoli russi in giro. Ma alla fine li abbiamo incontrati.
Mio figlio è morto senza emettere alcun suono. Non ha neanche gridato.
Prima della guerra l’Ucraina era felice, i bambini ridevano, frequentavano asili e scuole, i genitori lavoravano. Andavamo al mare, coltivavamo le piante nei nostri giardini, eravamo felici dei nostri bambini e delle nostre famiglie.
Tutto tornerà come prima.
Se il mondo smetterà di aiutarci sarà molto difficile perché altri bambini moriranno e io non lo voglio. Perché è una perdita troppo grande. I bambini non dovrebbero morire in Ucraina. È una perdita troppo grande per un genitore.
Io amo molto l’Ucraina. Ho portato mia figlia a Berlino, ora lei si trova lì e io continuo a lavorare per ricostruire il nostro Paese. Qualche mese fa il mio piccolo figlio è venuto a trovarmi in un sogno e mi ha sussurrato che desiderava un fratellino.
Ho portato avanti tutte le pratiche e adesso ho adottato un bimbo della stessa età di mio figlio”.
Nonostante la tragedia che ha colpito la sua famiglia Olga, oggi a distanza di un anno, non smette di lottare per il suo Paese, per la giustizia, per proteggere i più vulnerabili, come i bambini, come il figlio che ha perso e che oggi grazie alla sua forza e generosità rivive nello sguardo di un altro bambino che, dopo aver perso i genitori a causa del conflitto, ha trovato con lei una nuova famiglia.
Come Olga anche CESVI continua il suo impegno in Ucraina e in particolare a Buča, dove ci stiamo occupando di ricostruire non solo la città, ma soprattutto di “le vite delle persone” sostenendole con progetti di supporto psicosociale, fornendo, tramite un team di esperti e specialisti appositamente formati, terapie a famiglie vulnerabili, adulti e bambini affetti da sintomi da stress post-traumatico legato al conflitto. Un’attenzione particolare è rivolta proprio ai bambini, prime vittime di questo terribile conflitto e di un gravissimo trauma che, come evidenziano gli psicologici del nostro centro, necessitano di un aiuto specialistico immediato perché le conseguenze psichiche della guerra non determinino ripercussioni future sulla salute mentale. A Buča inoltre, abbiamo ristrutturato la scuola materna «Arcobaleno» dove oggi 300 bambini e bambine frequentano la scuola. Per affrontare il duro inverno abbiamo infine allestito 11 heating point, strutture riscaldate dove oltre 20mila persone possono trovare un luogo caldo, connessione internet, bevande calde e omogeneizzati per i più piccoli.
In questa terribile guerra, Noi di CESVI continuiamo ad esserci per chi ha bisogno, qualunque cosa accada. Rimanete al nostro fianco.
Raccontiamo la tragedia di Buča e un anno di guerra nella mostra THE LAST DROP con oltre 50 scatti realizzati dal fotografo Fabrizio Spucches per Fondazione CESVI. La mostra affianca al dramma della guerra una delle problematiche sociali più rilevanti dei nostri giorni: la carestia nel Corno d’Africa.
La mostra è a ingresso gratuito ed è visitabile, presso il Chiostro di Santa Marta a Bergamo, dal martedì al venerdì dalle 11-15. Il sabato e la domenica dalle 10-18. Fino al 26 marzo.
Scoprite nel video le storie di Olga e di altre donne come lei colpite dal conflitto.