La sfida contro la fame nella Repubblica Democratica del Congo

di Matteo Manara

Kinshasa è una delle città più popolate al mondo, con più di 12 milioni di abitanti. Camminando per le sue strade sporche e polverose si incontrano donne e uomini che vendono ogni tipo di prodotto e, purtroppo, anche tanti bambini abbandonati a se stessi.

Non è facile, nascere nella Repubblica Democratica del Congo. Significa quasi certamente essere condannati ad una vita di fame e di stenti. Nelle famiglie di Kinshasa i genitori hanno impieghi saltuari o poco redditizi, quando ne hanno uno, e allo stesso tempo più figli da sfamare e da mandare a scuola. Il cibo è un problema e i piatti, al momento del pasto, sono vuoti. La disperazione di tanti ragazzi è tale che a volte la vita di strada sembra garantire loro, illusoriamente, maggiori possibilità di salvezza.

La realtà è molto diversa. Un pasto consumato sulla strada coincide spesso con l’accettazione di esperienze tremende, come la schiavitù, il lavoro minorile, il bullismo e la violenza delle gang, il furto ai danni di altre persone. Questo senza tenere in conto la mancanza di un tetto, di acqua pulita con cui lavarsi e anche degli affetti, che sono fondamentali per la crescita di ogni bambino.

A Kinshasa ci sono anche bambini che nascono direttamente sulla strada, da genitori che vivono in strada. Per loro, i rischi legati alla fame e alla malnutrizione sono ancora più gravi, perché proprio nei primi mesi di vita la scarsa e cattiva alimentazione può lasciare tracce indelebilibili sulla loro salute.

Per tutte queste ragioni, l’impegno contro la fame di cui Cesvi è protagonista da anni in tutto il mondo ha raggiunto ora anche questo immenso Paese, che inizia a nord con le acque del fiume Congo per poi estendersi per migliaia di chilometri fino al cuore dell’Africa.

Ecco come: i bambini che vengono accolti nella struttura residenziale del Cesvi a Kinshasa, un luogo protetto dove possono trovare ospitalità fino a 100 bambini di strada, hanno la possibilità di avere tre pasti completi ogni giorno, più la merenda pomeridiana. Quello che in Europa è normale quotidianità, per loro è un’esperienza completamente nuova, anomala e incredibile. I cibi sono preparati con un’attenzione particolare relativamente alla varietà degli alimenti utilizzati e al fabbisogno calorico dei bambini. Quello che non manca quasi mai è il fufu, una sorta di polenta prodotta con farina di manioca, spesso accompagnata con il pesce.

Vedere mangiare bambini come Samuel e Ilende (in foto), tra gli ospiti più piccoli, fa sorridere fin nel profondo nell’anima, sapendo quello che hanno passato. Insieme a loro sono tanti i bambini che non solo stanno finalmente ricevendo tutto il necessario per vivere e crescere sani, ma hanno anche iniziato a costruirsi un futuro migliore, attraverso le attività di recupero scolastico e formazione professionale che il Cesvi organizza per loro.

 

 

Foto di Giovanni Diffidenti