Incontriamo Olena nella piccola città di Dorhusk, al confine con l’Ucraina. Dopo un lungo viaggio lei e i suoi due figli hanno finalmente raggiunto la Polonia. Ad attenderli alla frontiera c’è lo staff di CESVI, che li porterà nella città di Lublino, dove finalmente potranno ritrovare un po’ di serenità grazie al progetto “Safe Haven” realizzato in collaborazione con Other Space Foundation e con il sostegno di Brembo.
Olena ha 36 anni e viene dal villaggio di Stoyanka, alle porte di Kyiv e a pochi chilometri di distanza dalle città di Buca e Irpin’, tristemente famose per la violenza dell’occupazione russa.
Per lei e la sua famiglia il 2022 era iniziato con tanta speranza: dopo 8 anni di lavori, finalmente a dicembre avevano terminato la costruzione della nuova casa, quella della vita, che hai sempre desiderato per la tua famiglia. Tutto per Olena e la sua famiglia è drammaticamente cambiato il 24 febbraio. “Per 10 giorni ho continuato a sperare che non fosse reale quello che stava accadendo, che non fossimo in guerra, che non riguardasse anche noi”, racconta Olena. Ma quei giorni Olena e i suoi figli, Sasha di 16 anni e Anastasia di 12, se li ricordano molto bene: “Siamo stati con i miei genitori nascosti in cantina senza avere la reale percezione di quello che stava accadendo fuori; sentivamo gli spari, i rumori dei carri armati e di notte i bombardamenti. Eravamo davvero terrorizzati come mai ci era capitato nella vita. Non dimenticheremo mai quei rumori”, ricorda. Poi un giorno la casa per cui avevano lavorato tanto è stata rasa al suolo. “Un bombardamento ha colpito la nostra casa. Il secondo piano è stato completamente distrutto e poi l’intera casa ha preso fuoco”, racconta Olena non riuscendo a trattenere la commozione e mostrandoci le foto di quello che era prima e di quanto è rimasto oggi: cumuli di macerie e una vita da ricostruire. È in quel momento che hanno realizzato di non poter più rimanere a Stoyanka che inizia la loro fuga, prima nell’Ucraina occidentale, poi nella regione di Vinnytsia per fuggire ai continui bombardamenti e infine in Polonia.
La scelta di lasciare l’Ucraina per andare in un altro Paese è stata molto sofferta, ma alla fine ha prevalso il desiderio di mettere in salvo i bambini. “Mio marito è rimasto là insieme a tutti gli uomini. All’inizio eravamo spaventati ma ora qui stiamo bene. Siamo stati accolti calorosamente, dopo tutto quello che abbiamo passato, finalmente abbiamo un po’ di tranquillità”, ci racconta.
Grazie al progetto “Safe Haven” Olena, Sasha e Anastasia hanno finalmente un posto sicuro: hanno infatti vitto, alloggio, spazi e attività a loro dedicati per aiutarli a ricostruire una quotidianità che ormai era perduta. Come Olena altre 100 mamme con i loro bambini sono accolte a Lublino nell’Hotel dell’accoglienza.