L’emergenza dimenticata nel Corno d’Africa

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Testo di Matteo Manara, foto di Roger Lo Guarro

Improvvisamente il Covid-19 è scomparso dai radar. Allo stesso modo, chi ha mai sentito parlare, in questi primi mesi del 2022, dell’emergenza siccità nel Corno d’Africa? Mentre imperversa la guerra alle porte dell’Europa, tutti sembrano essersi dimenticati delle altre emergenze in corso nel mondo. In realtà, quasi tutti: Cesvi ha moltiplicato il suo impegno per poter aiutare il popolo ucraino mantenendo al contempo ogni altra attività in corso.

Per esempio, quelle nel Corno d’Africa, dove imperversa una vera e propria crisi umanitaria, dovuta a tre stagioni consecutive di piogge scarse e mal distribuite, a cui ne sta seguendo una quarta. Se non c’è acqua, si riduce la produzione agricola e il bestiame muore o produce meno latte e meno uova. Di conseguenza, in Paesi dove si vive quasi esclusivamente di agricoltura e pastorizia, aumenta drasticamente il numero di bambini malnutriti.

Attualmente, si pensa che siano 14 milioni le persone tra Kenya, Somalia ed Etiopia in condizione di grave insicurezza alimentare. Nella sola Somalia, dove Cesvi è presente dal 2009, si stima che 1,4 milioni di bambini, il 44% dei bambini al di sotto dei 5 anni, soffrano di malnutrizione acuta – e 329.500 di malnutrizione acuta severa; manca acqua a 2,6 milioni di persone.

Nonostante questo drammatico contesto, i progetti che Cesvi sta conducendo in questo territorio con il tuo prezioso sostegno regolare stanno portando importanti risultati. Nel 2021, sono stati 25.594 i bambini guariti dalla malnutrizione in Somalia grazie ai nostri percorsi di cura con Plumpy’Nut e Plumpy’Sup mentre 45.102 donne hanno ricevuto cure mediche e assistenza pre e post-natale. Oltre ad occuparci della salute materno-infantile cerchiamo con altri progetti di migliorare la sicurezza alimentare, soprattutto di donne e gruppi vulnerabili, l’igiene e l’accesso all’acqua potabile.

Nelle zone aride e semi-aride del Kenya, come la contea di Isiolo, siamo presenti inoltre accanto a mamme come Makeda.

Per arrivare al centro salute di Burat, gestito da Cesvi, Makeda percorre tre ore di cammino sotto il sole cocente. Nonostante il rischio di attacchi armati o da parte di animali selvatici, è costretta a correre questo rischio, perché la sua bimba si trova in una situazione di malnutrizione acuta severa. Suo marito è partito con poche capre per la transumanza, e Makeda si trova a dover affrontare questa tragedia completamente da sola. “Senza le cure del dottore responsabile del centro, sono certa che non ce l’avrebbe fatta già da tempo” – ci dice parlando della sua bimba, proprio quando nel suo stato di salute si iniziano a vedere i primi, timidi, miglioramenti. “Con lei in queste condizioni e non avendo nessun altro ad aiutarmi, spesso non riesco neanche a lavorare per racimolare qualche soldo. Quando i miei vicini riescono a tenerla, per qualche ora vado a raccogliere i frutti da vendere al mercato per poterci comprare anche solo del latte e dello zucchero per tirare avanti”.

Quella di Makeda, di suo marito, della loro bambina e di tante altre famiglie nel Corno d’Africa è una quotidiana lotta per la sopravvivenza: con il pronto intervento di Cesvi e dei nostri medici, infermieri e nutrizionisti anche persone come loro non si sentono più sole e abbandonate di fronte alle difficoltà, ma ricevono cure fondamentali e guardano con maggiore speranza al domani.