di Katrina Phelps*
Gli esperti di automobili a energia solare dell’Università dell’Australia Meridionale (UniSA – University of South Australia) sono alle prese con un’incredibile sfida per aiutare le mamme e i bambini dello Zimbabwe nell’ambito del progetto Cesvi contro l’AIDS: costruire un taxi solare per trasportare i pazienti, in particolare le donne incinte, dai villaggi all’ospedale St Albert. Una strada normalmente percorsa su carretti trascinati da buoi, a piedi oppure… non percorsa affatto.
Un team di ricercatori della UniSA ha lavorato duramente sul progetto nell’ultimo anno e ora sta per costruire e testare un robusto ma leggerissimo “taxi solare” nella città di Adelaide, in attesa di portarlo in Africa nel 2014.
Nonostante siano riusciti a raccogliere solo poche risorse economiche, i ricercatori della UniSA non si sono arresi per non mandare in frantumi il sogno nato dopo l’incontro con Cesvi e con l’ospedale St Albert nel Nord dello Zimbabwe.
“Il progetto è troppo importante per dire semplicemente: non abbiamo finanziamenti”, spiega Peter Pudney, ricercatore a capo del progetto e Senior Research Fellow presso l’Istituto Barbara Hardy. “Spero che, una volta che avremo un prototipo da mostrare, eventuali finanziatori adotteranno l’idea del taxi e la estenderanno su più ampia scala. Questo mezzo potrebbe avere ottime chance sul mercato africano e in altre aree del mondo dove le opzioni di trasporto sono molto limitate”.
Lo Zimbabwe è un Paese con un altissimo tasso di mortalità e morbilità materna e l’assenza di sistemi di trasporto ne è una causa determinante. Partorire presso l’ospedale riduce in modo significativo il rischio di morte e di trasmissione dell’AIDS dalla mamma al neonato. Ma molte donne non hanno la possibilità di arrivare alle strutture sanitarie. La fase iniziale del progetto riguarderà le donne di 4 distretti situati a 25-75 chilometri a sud dell’ospedale.
La partnership di lunga data tra Cesvi e il St Albert garantisce cure adeguate alle popolazioni dello Zimbabwe del Nord e del Mozambico. Insieme sono stati pionieri nell’introdurre il programma Prevention Mother to Child Transmission in Zimbabwe, che ha ridotto molto la trasmissione del virus HIV dalle mamme sieropositive ai bambini nati in strutture mediche attrezzate rispetto a quelli nati nei villaggi senza assistenza medica formale.
Ma il livello di mortalità e morbilità materna nel Nord dello Zimbabwe è ancora alto e così Cesvi, all’inizio del 2012, ha contattato Team Trev, un’azienda che sviluppa e promuove veicoli a basso consumo energetico, chiedendo aiuto per affrontare il problema dei trasporti, che contribuisce a causare queste morti.
“Inizialmente pensavamo che, considerate le pessime condizioni della strada tra i villaggi e l’ospedale, un veicolo tradizionale fosse la soluzione migliore”, spiega Pudney. “Ma le risorse energetiche come il petrolio o l’elettricità sono troppo costose o non disponibili in Zimbabwe. L’unica forma di energia immediatamente disponibile è il sole”. “È stata una vera scommessa capire quanto può pesare il taxi e quanto può andare veloce”.
“Il taxi può viaggiare per circa 80 km prima di essere ricaricato. Stiamo lavorando alla creazione di due stazioni di ricarica solare: una all’ospedale e l’altra presso una clinica che si trova a 40 km a sud dell’ospedale”. “Queste stazioni saranno essenzialmente dei container con una grande batteria e pannelli solari sul tetto. La batteria prenderà l’energia dal sole e poi la trasferirà dalla stazione al taxi. Così il taxi si muoverà usando batterie a ricarica solare”. “Le stazioni di ricarica sono, a loro volta, un’idea innovativa. Speriamo di trovare un’azienda produttrice di batterie o batterie solari che abbia voglia di far parte del nostro progetto e di aiutarci”.
Tre studenti della UniSA che frequentano la Facoltà di Disegno Industriale e di Ingegneria Meccanica stanno lavorando sul concept del taxi solare per i loro progetti di fine anno, mentre alcuni alunni dell’istituto tecnico St Patrick hanno collaborato costruendo un mock-up di legno per testare la forma del sedile”.
Anche la scuola d’arte della UniSA è stata consultata durante lo studio del design. Un vero lavoro di squadra!
Vai al sito dell’African Solar Taxi
|
*Coordinatrice: News and Media, University of South Australia