Nei Territori Occupati Palestinesi le infrastrutture idriche sono sottoposte a un regime di autorizzazione che pone dei limiti all’uso dell’acqua. La situazione politica e la cornice istituzionale hanno influito in negativo sulle capacità da parte delle autorità di affrontare le sfide legate all’incremento della popolazione, che dal 1995 è cresciuta di più del 50%. Il consumo d’acqua è considerevolmente sotto il livello ottimale stabilito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Allo stesso tempo, i servizi idrici di base sono considerati come un fattore a favore della permanenza delle comunità a rischio sfollamento.
Si stima che 150.000 residenti dell’Area C (territorio palestinese sotto il controllo dell’amministrazione israeliana) siano del tutto o in parte esclusi dall’erogazione dei servizi idrici, mentre 35.000 non hanno accesso all’acqua a causa dell’elevato costo dei servizi di trasporto, specialmente durante l’estate, quando la situazione richiede interventi di assistenza. Spesso si fa ricorso all’impiego delle acque piovane di dilavamento superficiale, immagazzinate in cisterne sotterranee. La qualità dell’acqua è molto scarsa, fattore all’origine di un elevato rischio di contrarre malattie infettive.
Cesvi sta lavorando da alcuni anni nell’area di Massafer Yatta (Governatorato di Hebron, Cisgiordania meridionale), soprattutto in aree tagliate fuori dall’erogazione dei servizi idrici. Grazie a una fruttuosa collaborazione con l’University of Applied Sciences and Arts Northwestern Switzerland (FHNW), dal 2016 Cesvi ha concentrato i propri sforzi sullo sviluppo di una metodologia di ricerca per valutare l’impiego di sistemi di filtraggio d’acqua domestica in contesti d’emergenza.
Ad agosto 2016 11 comunità – per un totale di 1.000 persone – sono state pre-selezionate per lo studio. A settembre 2017 ha avuto inizio l’identificazione e il processo di valutazione di 150 nuclei familiari delle comunità prescelte.
Durante la fase iniziale sono stati raccolti dati sui comportamenti e le preferenze legati all’uso dell’acqua, degli impianti e delle pratiche igieniche di ogni famiglia.
A oggi, Cesvi ha portato a termine la raccolta di dati sui 150 nuclei, e ha distribuito 130 dei 150 filtri totali. Dopo l’installazione lo staff si è occupato di formare le persone sull’uso corretto dei filtri, e di effettuare dei test d’integrità per il controllo del funzionamento dei prodotti.
Le famiglie terranno i filtri in prova per quattro mesi, per poi ricevere un altro tipo di filtro in modo da poter confrontare i due prodotti, scelti casualmente. In occasione delle sei visite di monitoraggio lo staff misura la qualità e il flusso dell’acqua, osserva l’uso dei filtri, si informa sull’andamento dell’esperienza attraverso interviste aperte e strutturate, e risponde a qualsiasi domanda degli utenti.
Leggi la versione intera dell’articolo sul blog a cura di Elrha.
Il progetto “Household Water Filters Evaluation” è supportato dallo Humanitarian Innovation Fund di Elrha, un programma di finanziamento che mette a disposizione di organizzazioni e individui strumenti per identificare, alimentare e condividere soluzioni riproducibili alle sfide più pressanti che un’efficace assistenza umanitaria deve affrontare.
L’HIF è finanziato da aiuti governativi del Regno Unito e dall’Agenzia Internazionale Svedese per lo Sviluppo (SIDA).
Visita www.elrha.org per avere più informazioni sul lavoro che Elrha porta avanti per migliorare i risultati dell’assistenza umanitaria, attraverso ricerca, innovazione e promozione di partnership.
In foto: il test d’integrità realizzato dallo staff Cesvi