Rohith e Paul Raj sono due ragazzi rispettivamente di 16 e 13 anni. Pur essendo di età diverse, condividono molto, a partire da un sogno: quello di diventare poliziotti per servire il loro Paese (Rohith, poi, ha le idee molto chiare, perché vorrebbe fare esattamente il Vice Commissario!).
Entrambi, inoltre, hanno vissuto i lunghi mesi del lockdown lontano da quella che ormai è a tutti gli effetti la loro seconda casa: la Casa del Sorriso di Cesvi, che si trova vicino Chennai, nello stato indiano del Tamil Nadu. Infatti, a causa delle disposizioni delle autorità governative, con l’inizio del blocco delle attività dovuto alla pandemia genitori e parenti erano stati obbligati a ritirare i loro bambini e a riportarli nelle abitazioni di famiglia.
Il legame che si era costruito con gli operatori della Casa del Sorriso, però, era troppo forte per spezzarsi a causa della distanza… Questi, innanzitutto, per evitare che potessero riemergere vecchie problematiche familiari, avevano concordato di mantenere attivo un monitoraggio telefonico per vigilare sulle condizioni e la salute dei piccoli ospiti. Quello che poi è stato fatto è molto di più…
Paul Raj racconta così quel periodo e l’aiuto ricevuto da Cesvi: “Ho capito subito che sarei dovuto rimanere al sicuro, mantenermi sempre pulito, lavarmi spesso le mani con il sapone. Tuttavia, nonostante queste precauzioni, ero spaventato e nervoso. Ero triste, mi mancavano i miei amici. Il guardiano e il direttore della Casa del Sorriso hanno chiamato spesso a casa per sapere come stavo; sono venuti persino a trovarmi, portando riso, mascherine sanitarie e altri presidi medici”.
I timori e la paura per il Covid-19 erano condivisi anche da Rohith, pur più grande: “Ero davvero spaventato durante quei giorni, perché il virus era arrivato anche nel mio villaggio. Ma non sono mai uscito, rimanevo chiuso in casa. Ho molto apprezzato che il direttore della Casa del Sorriso sia venuto a trovarmi e abbia passato un po’ di tempo con la mia famiglia. Abbiamo affrontato molti problemi a causa del lockdown, soprattutto legati al cibo, perché non riuscivamo a procurarci nemmeno una bottiglia di latte. Ci hanno aiutato le provviste ricevute dalla Casa del Sorriso.”
Rohith e Paul Raj hanno accolto con gioia il rientro alla Casa del Sorriso dopo questo periodo: “Aspettavo con ansia il momento in cui sarei potuto ritornare” – dice il primo. “Tornare alla Casa del Sorriso al termine del lockdown mi ha reso molto felice” – chiosa il secondo.
In India i contagi stanno lentamente calando, ma sono ancora stabilmente più di 30.000 al giorno. Le scuole restano chiuse e i ragazzi continuano lo studio presso la Casa del Sorriso attraverso lezioni informali a cui si aggiungono importanti momenti di sensibilizzazione sul lavaggio delle mani e la prevenzione del contagio.
Così ognuno continua il suo percorso, inseguendo il sogno della divisa… “Pur essendo un ragazzo maturo, quando è venuto per la prima volta nella Casa del Sorriso Rohith piangeva, perché non voleva lasciare suo padre e suo zio. Adesso è molto bravo a scuola e gioca volentieri a calcio con i suoi amici” – raccontano gli educatori. Dicono invece di Pal Raj: “È un ragazzo molto calmo e silenzioso. A casa non riceveva le dovute attenzioni e non frequentava regolarmente la scuola; quando è arrivato qui è stato subito felice; si stupiva guardando le cose intorno a lui. I suoi genitori desiderano che si impegni nello studio e che cresca sano ed educato, e lui sta mantenendo le aspettative”.
Grazie, perché nulla di tutto questo sarebbe stato possibile senza il tuo prezioso sostegno regolare!