Photo-reportage dal cuore del Mozambico. Qui Cesvi opera per garantire la sicurezza alimentare delle comunità, migliorando l’agricoltura e favorendo la commercializzazione dei prodotti agricoli.
La sveglia di Paulina suona ogni mattina alle 6.00 in punto. È ora di iniziare le pulizie di casa e di preparare i figli per la scuola.
Alle 8.00 Paulina, 45 anni, è già nei campi. L’aspettano 6 ore di duro lavoro in un appezzamento dove coltiva riso ormai da 16 anni.
Siamo nel piccolo villaggio di Buzi, nella provincia di Sofala, al centro del Mozambico.
Il marito di Paulina non lavora, l’aiuta saltuariamente soltanto nel periodo del raccolto. È lei il vero capo-famiglia: si occupa di ogni fase del lavoro agricolo e provvede al sostentamento di tutti.
“La mia preoccupazione più grande riguarda la mancanza di un reddito fisso e la dipendenza dai raccolti. Se il raccolto va male, non riesco a sfamare i miei figli” – racconta la donna. “E poi è difficile vendere i prodotti a Buzi, c’è poca richiesta e i prezzi di mercato sono bassi. Sono grata a Cesvi per avermi dato accesso a una motopompa da utilizzare nel mio terreno, ora posso avere raccolti più regolari e abbondanti”.
Nella provincia di Sofala Cesvi è impegnato in un progetto sostenuto dal Ministero Affari Esteri. L’obiettivo è quello di migliorare la produzione agricola per l’autoconsumo, promuovere l’agricoltura a fini commerciali e rafforzare le attività agricole rivolte alla generazione di reddito. Un intervento concreto che sta migliorando la sicurezza alimentare della provincia.
Grazie a Cesvi, oggi Paulina riesce a garantire un’alimentazione equilibrata alla sua famiglia, ha accesso all’acqua potabile e produce molte più tonnellate di riso, poiché la motopompa consente una migliore irrigazione.
Paulina ha inoltre ricevuto sementi di buona qualità e il titolo di Uso e Sfruttamento della Terra (DUAT), che certifica la proprietà del terreno dell’associazione a cui appartiene. Grazie al progetto e alla costruzione di un magazzino, riesce a stoccare il raccolto in un locale adeguato e quindi a minimizzare le perdite durante il periodo post-raccolto. In più, organizzandosi con gli altri produttori della sua associazione, gestisce “vendite congiunte” e spunta prezzi migliori presso i commercianti.
“In futuro vorrei migliorare la produzione utilizzando al meglio il mulino per la pilatura del riso e la pompa per ampliare la superficie di coltivazione” – spiega con gli occhi pieni di orgoglio.
Paulina ha frequentato la scuola solo fino alla terza elementare. Durante il periodo coloniale i genitori non lasciavano studiare i figli, preferendo che li aiutassero nei lavori in campagna. Le figlie femmine, in particolare, dovevano lavorare nei campi, sposarsi e creare una famiglia.
“Le donne agricoltrici sono più numerose e attive degli uomini” – sottolinea Paulina – “Prima di lavorare nei campi, mi occupavo della produzione e vendita di una bevanda alcolica tradizionale. Con questi guadagni sono riuscita a costruire una casa per me e per la mia famiglia”.
Sono le 2 del pomeriggio. Il lavoro nei campi, per oggi, è terminato.
Paulina ritorna a casa e cucina per il marito e per i figli in modo che la cena sia servita per le 6. Così finisce un’altra giornata ed è già ora di andare a dormire.
Foto di Pino Ninfa