Il coinvolgimento dello staff locale è uno dei pilastri su cui la nostra organizzazione fonda il proprio intervento sul campo: questa bella storia dal Tajikistan ce lo racconta.
Tratto da un’intervista a Saidali, operatore di Cesvi in Tajikistan
Lavoro con Cesvi dal 2004. Allora avevo 24 anni ed ero ancora senza diploma, ma coltivavo il sogno di sposarmi presto e avere una famiglia. Venni assunto come guardiano notturno, un’occupazione modesta che mi lasciava però il tempo di studiare durante il giorno; grazie all’indipendenza economica ho potuto presto coronare il progetto di un matrimonio, e sono riuscito a diplomarmi come perito meccanico.
Lavorare con Cesvi mi piaceva e volevo crescere professionalmente, così ho deciso di cogliere un’occasione lavorativa presso un progetto a Khovaling, un distretto montano a quel tempo distante cinque ore di macchina da Dushanbe, dove avevo vissuto fino a quel momento. Sono stato scelto come meccanico-autista, una mansione che mi ha permesso di sfruttare la qualifica di perito appena acquisita, e di familiarizzare per la prima volta con le regole dell’approccio partecipativo che Cesvi adotta nei lavori con le comunità.
Da quel momento non ho mai smesso di imparare, perfezionare le mie competenze e mettermi alla prova in nuovi progetti e incarichi. Nel 2009, finito il progetto a Khovaling, sono stato reclutato per l’intervento idrico in programma a Jomi, una località situata sempre nel sud del Paese, ma a una sola ora da Dushanbe. Qui, oltre a fare l’autista e il meccanico, ho cominciato a lavorare come “mobilizer”: ero addetto a coinvolgere le comunità nei lavori per gli impianti idrici. È un compito molto interessante e stimolante, perché devi convincere le persone a lavorare con te per l’interesse della loro comunità.
Nel 2010 sono stato inserito in un progetto ambientale, sempre a Khovaling, dove ho potuto imparare a usare le tecniche di “soil bio-engineering”, applicate con le popolazioni locali in numerose situazioni di degrado ambientale. Col passare del tempo sono diventato responsabile anche degli altri gruppi di “mobilizers”, che prima istruivo e che poi venivano sul campo con me.
Con Cesvi non resti mai fermo nel punto da cui parti: nel corso degli anni ho partecipato a tanti workshop e sessioni formative sui più vari argomenti: computer, leadership, bio-engineering, fundraising e Forest and Pasture management tra gli altri. Le possibilità di aggiornamento e approfondimento su temi nuovi mi hanno aperto le porte a tanti altri progetti, come quello della prevenzione della violenza sulle donne, che su mia proposta ha preso il nome di “Vivere con dignità”.
Altri progetti interessanti cui ho partecipato erano incentrati sull’efficienza energetica e sulla forestazione. In quest’ultimo campo abbiamo applicato per la prima volta in Tajikistan il JFM (Joint Forest Management), uno schema secondo cui le comunità sono responsabili di un settore di foresta dal quale ricavano benefici, ma che devono anche mantenere e rinnovare con la piantumazione di nuovi alberi.
L’esperienza con Cesvi non mi ha arricchito solo da un punto di vista professionale: oltre a girare il mio paese, che non conoscevo abbastanza, sono stato anche numerose volte in Kirgizystan per uno scambio di esperienze. Ho conosciuto persone di diverse nazionalità, e lavorando con loro sono entrato in contatto con altre usanze e culture, che mi hanno offerto prospettive nuove da cui guardare il mondo, anche da un punto di vista relazionale. Ora il prossimo Paese che vorrei visitare è l’Italia, che qui in Tajikistan tutti amano!
In 12 anni la mia vita è cambiato moltissimo: ora ho quattro bei figli in buona salute, e piano piano mi sto costruendo una casa. Il tutto grazie a tanto lavoro e tanti sacrifici, ma vissuti con grande gioia e voglia di andare avanti.