Foto di Fulvio Zubiani
Regione di Mudug, Somalia. Habiba ha 38 anni e vive con cinque parenti in una piccola casa nella cittadina di Galkayo. La sua storia è la storia di una donna che ha avuto la forza e il coraggio di cambiare la propria vita.
Dopo 22 anni di guerra civile, 1 milione e mezzo di persone in Somalia sono ancora sfollate. Molte vivono in campi temporanei, senza accesso all’acqua e alle cure di base. Il campo di Calanley, per esempio, si trova vicino alla casa di Habiba e ospita 500 famiglie.
Il prolungato conflitto in Somalia ha costretto anche le donne ad imbracciare le armi accanto a mariti e fratelli. Habiba non si è potuta sottrarre a questo destino: è stata per anni una donna-soldato e forse per questo, sfidando le convenzioni della società tradizionale somala, ha scelto di non avere un marito né figli.
Ma figli suoi sono diventati tutti i piccoli pazienti del centro di salute aperto dal Cesvi a Wargalo con il sostegno della Commissione Europea (ECHO). Un’opportunità umana e professionale che ha completamente stravolto la sua esistenza.
“Mi alzo alle 4.30 ogni mattina” – racconta Habiba – “accendo il fuoco e preparo una tazza di tè. Poi è il momento di dare da mangiare ai polli e di nutrire e mungere le capre”. Alle 6.30 Habiba si avvia verso Wargalo, una località che dista 65 km.
“Mi occupo dei programmi di nutrizione presso il centro di salute e delle visite nei villaggi rurali” – spiega con un’aria timida e al tempo stesso fiera – “Amo molto il mio lavoro di infermiera”.
Il centro offre ai pazienti la possibilità di effettuare visite e vaccinazioni e di ricevere farmaci. In media accoglie 30 pazienti al giorno, soprattutto bambini sotto i 5 anni d’età.
Con l’outreach team, inoltre, Habiba raggiunge i villaggi più remoti. “I principali bisogni delle comunità locali” – spiega – sono l’acqua e i servizi di salute di base. Oltre a questi, forniamo cibo, alimenti integrati per i più piccoli, medicine, interventi d’emergenza e un’ambulanza. La gente è troppo povera per permettersi queste cose o per raggiungere le cliniche in autonomia. L’affitto di un’auto costerebbe come due mesi di cibo per tutta la famiglia. Ma ora le cose sono cambiate, perché Cesvi ha messo a disposizione un’ambulanza. È davvero una svolta!”
“Siamo grati a Cesvi e ECHO per quello che fanno” – afferma Abdullahi Hassan Elmi, Ministro della Salute dello Stato di Galmudug – “Non siamo in grado di coprire le necessità di tutto il nostro territorio e i servizi che loro offrono sono una vera benedizione”.
Mariam vive nel minuscolo villaggio di Hilmu, ha 35 anni e 7 figli. Lavora saltuariamente e fatica a mantenere la sua famiglia. Tempo fa è stata molto male. Habiba, con il team di Cesvi, è intervenuta e l’ha immediatamente portata al centro di salute di Wargalo in ambulanza. Qui è stata assistita e rimessa in forze con una flebo e diverse iniezioni. “Si sono presi cura di me amorevolmente – racconta Mariam – e hanno anche vaccinato i miei bambini”.
Ogni sera, alle 17.30, Habiba ritorna a casa dopo un’intensa giornata di lavoro. Un salto al mercato di Galkayo ed è già ora di andare a dormire.
“Il mio desiderio” – dice – “è che tutti i bambini siano sani e possano vivere in una situazione di pace e sicurezza. Vorrei avessero una vita migliore, con la possibilità di nutrirsi in modo sano e di studiare. Sono felice della mia vita, perché lavoro per la mia gente: sono somala e voglio restare qui, continuando ad aiutare il popolo somalo”.