26 Gennaio 2001; 26 Dicembre 2003; 26 Dicembre 2004; 8 Ottobre 2005; 12 Gennaio 2010; 25 Aprile 2015. Sono le date dei terremoti più disastrosi di cui Cesvi si è occupato in questo scorcio di secolo. Ciclicamente noi stessi siamo stati squassati da potenti scosse che hanno colpito aree del pianeta dove la povertà ha moltiplicato gli effetti di queste calamità naturali, sterminando migliaia, e in qualche caso centinaia di migliaia, di persone.
Il terremoto che colpì l’Indonesia il giorno dopo Natale 2004 provocò uno tsunami micidiale che spazzò le case di paglia di tutte le coste dell’Oceano Indiano. Nel terremoto del 2010, le baraccopoli di Haiti fecero strage crollando sui loro abitanti. In Nepal, più ci allontaniamo dalla capitale Katmandu, raggiungendo i villaggi più poveri e isolati, più troviamo morte e distruzione.
Occuparci tempestivamente delle vittime è nostro dovere, ma ancora di più non lasciarle sole quando i riflettori si spengono; ridare loro speranza; cooperare nel lungo processo della ricostruzione, in modo che le calamità future non abbiano più effetti disastrosi.
Invece, una volta salvati i nostri connazionali, l’attenzione dei media cala inesorabilmente: chi si ricorda più del terremoto del Gujarat (India, 2001) o di Bam (Iran, 2003) o del Kashmir (Pakistan, 2005), che pure sterminò decine di migliaia di bambini schiacciati dai tetti delle scuole dove stavano studiando? Quanto tempo ci vorrà perché ci dimentichiamo dei nepalesi ora che la loro tragedia non è più in prima pagina? Per non dimenticarli la campagna del Cesvi continua.
Dopo la distribuzione in emergenza di acqua, ripari e generi di prima necessità, quello che Cesvi sa fare meglio è coinvolgere i beneficiari stessi nella ricostruzione. E i nepalesi hanno voglia di rimboccarsi le maniche: aiutiamoli facendoli lavorare in prima persona nel rifacimento delle opere pubbliche distrutte o danneggiate o fornendo i materiali da costruzione per le loro case.
Nel post-tsunami e dopo i terremoti del Pakistan e di Haiti abbiamo imparato a occuparci dell’infanzia traumatizzata e della sua educazione. Un’esperienza che stiamo portando anche in Nepal come ci raccontano Pietro Fiore e Daniela Balin dal campo.
Siamo incoraggiati in questi propositi dal sostegno che stiamo ricevendo dai nostri donatori, nonostante la crisi e le difficoltà che stiamo vivendo anche in Italia.
Una conferma di questa solidarietà e condivisione è arrivata il 30 Aprile proprio da L’Aquila, dove il Consiglio comunale ha deciso all’unanimità di devolvere i gettoni di presenza per donare 10.000 € ad Agire (il network italiano di cui Cesvi fa parte) per i terremotati del Nepal.