Nel mondo ancora 36,7 milioni di persone convivono con l’HIV (fonte UNAIDS). Nonostante i miglioramenti dell’ultimo decennio, 2,1 milioni di persone nel 2015 hanno contratto l’infezione da HIV e 1,1 milioni di persone sono morte per complicazioni legate all’AIDS.
Ogni anno il 1° dicembre si celebra la Giornata Mondiale contro l’AIDS per sensibilizzare l’opinione pubblica su una delle più grandi pandemie che ancora oggi colpiscono il nostro Pianeta. Un problema che rischia di essere dimenticato, nonostante la strada per debellarlo sia ancora lunga.
Il mondo si è impegnato a sconfiggere l’AIDS entro il 2030 come parte degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. E i passi avanti fatti nella lotta all’AIDS dal 2000 ad oggi sono stati molti. Attualmente sono 18,2 milioni le persone che hanno accesso ai farmaci, oltre 80 Paesi hanno sconfitto o invertito la tendenza della diffusione dell’epidemia e le nuove infezioni sono scese del 35% dal 2000.
L’Africa dell’est e del sud rimane la zona più colpita al mondo, con 19 milioni di persone affette dal virus. Le nuove infezioni nell’area riguardano 960.000 persone, di cui 56.000 sono bambini.
Cesvi è fortemente impegnato nella lotta all’HIV/AIDS in Africa, in particolare in Zimbabwe, dove nel 2001 ha lanciato il progetto “Fermiamo l’AIDS sul nascere” nell’Ospedale St. Albert, situato nel distretto di Centenary. Qui ha introdotto il protocollo PMTCT (Prevention of Mother-To-Child Transmission) al fine di ridurre la trasmissione del virus da mamma sieropositiva a neonato, garantendo inoltre assistenza medica e supporto psicosociale ai malati di AIDS.
In Zimbabwe, dove le persone affette da HIV sono 1,4 milioni, di cui 77.000 bambini (0-14 anni), e gli orfani per AIDS ammontano a 144.000, molti progressi sono stati fatti negli ultimi anni in tema di tutela della salute delle madri e dei bambini. Nel 2015 sono nati circa 4.900 bambini affetti da HIV, il 65% in meno rispetto al 2009; 8 donne incinte su 10 sono state sottoposte a terapia antiretrovirale per impedire la trasmissione del virus ai nascituri. Tuttavia, l’attenzione sul trattamento e le diagnosi pediatriche e sulla terapia antiretrovirale, in particolare durante l’allattamento, non devono scemare.
Arrestare l’infezione tra i bambini rimane infatti una delle priorità della comunità internazionale. La trasmissione verticale rappresenta la principale via di contagio dell’infezione da HIV in età pediatrica. Nei distretti dove Cesvi lavora, la percentuale di siero prevalenza è scesa negli ultimi anni. Nel 2001, all’Ospedale St. Albert, il 6,7% dei bambini che nascevano era affetto da HIV. Oggi, questo dato è calato drasticamente allo 0,6%. Solo il 5% delle donne in gravidanza visitate è positivo, contro il 21% del 2001.
I progressi fatti sono significativi, ma la lotta non può e non deve fermarsi!
Foto di copertina: Roger Lo Guarro