In questa emergenza sanitaria che ha duramente colpito il nostro paese e in particolare la città di Bergamo alcune categorie di persone sono più fragili di altre, come gli anziani, e hanno bisogno di supporto, aiuto concreto e conforto.
Per questo Cesvi, dopo aver avviato la catena di solidarietà per supportare l’Ospedale di Bergamo, l’Ospedale da campo degli Alpini e il circuito delle case di cura del territorio, ha scelto di impegnarsi per tutelare gli over 65.
In collaborazione con il Comune di Bergamo e le realtà locali Consorzio Sol.Co Città Aperta e Consorzio R.I.B.E.S, abbiamo attivato un progetto di sostegno per gli anziani a cui vengono offerti servizi socioassistenziali a domicilio. Attraverso il lavoro degli operatori sociali e di una rete di circa 450 volontari attivi nei diversi quartieri della città ogni giorno decine e decine di anziani ricevono a domicilio pasti pronti, spesa e medicinali e hanno la possibilità di richiedere un servizio di accompagnamento per le visite mediche necessarie.
A partire dal 4 marzo fino ad oggi sono oltre 1000 le richieste, arrivate al numero attivato dal Comune di Bergamo per le necessità della popolazione over 65, per un totale di circa 550 anziani raggiunti dai servizi a domicilio effettuati dai volontari sul territorio.
Nicoletta Rossi, educatrice di territorio dell’area anziani per il Consorzio Solco Città Aperta, è un’operatrice del progetto attivato con Cesvi durante l’emergenza Coronavirus e ci racconta come si svolge il suo lavoro e cosa si prova ad entrare in contatto con le persone più vulnerabili in questo delicato momento.
“Tutte le mattine dalle 9 alle 14 in settimana, e a turno la domenica, rispondo al numero di emergenza ascoltando le richieste che arrivano, che nel corso del tempo sono aumentate e cambiate. Il numero all’origine era nato con un solo operatore, ora abbiamo 3 linee attive.
Io rispondo al telefono e cerco di comprendere le necessità delle persone che chiamano che hanno spesso bisogni molto diversi. All’inizio molti chiamavano per sapere come comportarsi. Non trovavano il medico, avevano bisogno di essere orientate. Spesso bastavano semplici consigli per risolvere il problema, come l’indicazione di chiamare la guardia medica anche durante la settimana.
Poi abbiamo accolto il bisogno di tante persone di fare la spesa, di comprare farmaci o ritirarli in ospedale, di portare indumenti ai parenti ricoverati. Le domande sono cambiate nel tempo e noi abbiamo imparato ad ascoltare le richieste e a rispondere, cercando di trovare la soluzione migliore per le specifiche esigenze di ognuno. È molto importante da parte degli operatori porre le giuste domande per comprendere al meglio le necessità della persona dall’altro lato della cornetta, che spesso è agitata e confusa. All’inizio era difficile non farsi trascinare nella loro fatica emotiva, ma con il tempo e la pazienza capisci che la cosa fondamentale è ascoltare e aiutare la persona a raccontarti al meglio il suo bisogno.
Tra gli anziani che chiamano ci sono situazioni molto diverse. C’è chi ha solo bisogno di qualche indicazione e il nostro aiuto li fa sentire più sicuri, sono persone che hanno una rete familiare o amicale buona, ma che a causa del distanziamento sociale si sentono più sole. Altri invece hanno problemi di salute e vogliono conforto e comprensione, e spesso si affezionano ai volontari che portano loro i medicinali perché li sentono un po’ come nipoti. Riceviamo anche richieste tra il sociale e il sanitario, come quelle dei medici di base di portare le ricette ai propri pazienti oppure le bombole di ossigeno o ancora il saturimetro. C’è poi un’ultima fascia di anziani per i quali l’emergenza ha messo in risalto tutta la loro solitudine. Come coppie di anziani che si curavano reciprocamente, ma che ora a causa della malattia di entrambi hanno necessità di un supporto esterno specializzato, come quello del servizio di assistenza domiciliare (SAD).
Dopo aver chiuso la telefonata, i dati vengono registrati in un file, insieme alla richiesta e al quartiere di appartenenza. Il servizio dei volontari viene infatti organizzato per quartieri. Una volta registrata la richiesta i colleghi dell’equipe si attivano con i volontari dislocati su tutto il territorio della città per organizzare le consegne.
Sono fiera di svolgere questo servizio per la mia città, e dopo i primi momenti di paura e sconforto, ho acquisito il coraggio e l’entusiasmo necessario per portare avanti questo lavoro, che considero davvero prezioso.
Il mio incarico è difficile, ma è confortante sapere che siamo un punto di riferimento per le persone che hanno bisogno. Dietro ogni persona c’è una storia e sento tutta la responsabilità e il dovere di saperla ascoltare e comprendere per trovare la risposta giusta. Anche il gruppo di persone con cui lavoro ha un grandissimo valore, ci confrontiamo e supportiamo a vicenda, il gioco di quadra è davvero fondamentale.”
Grazie al lavoro di operatori come Nicoletta e di centinaia di volontari attivi nella città, possiamo portare aiuto e conforto agli anziani soli e fragili.
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Foto di copertina di Giovanni Diffidenti.