Il nuovo rapporto del Network Italiano Salute Globale lancia l’allerta sui fattori che potrebbero rallentare i progressi nella lotta ad Aids, tubercolosi e malaria. Nel documento anche un caso studio di Cesvi relativo all’assistenza pre e post natale fornita dall’organizzazione a 8.000 donne nella regione centrale della Somalia.
Porre fine alle epidemie di Aids, Tbc e malaria entro il 2030 è uno degli scopi del 3° Obiettivo di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030, sottoscritta da 193 governi nel 2015 in ambito Onu. Ma i notevoli progressi raggiunti nella lotta contro queste malattie potrebbero rallentare a causa di impegni politici alterni, l’insufficienza dei finanziamenti e l’aumento della resistenza a insetticidi e farmaci.
È quanto emerge dal rapporto “Manteniamo la promessa, il tempo è adesso” presentato oggi a Roma dal Network Italiano Salute Globale [già Osservatorio AiDs], Aidos e Action Global Health Partnership.
Il prezzo in termini di vite umane è già inaccettabile: ogni giorno quasi 1.000 ragazze e giovani donne vengono contagiate dall’Hiv. Ogni due minuti, una/un bambina/o muore ancora di malaria. Fra le malattie infettive, la Tbc è la più letale al mondo anche perché non abbiamo certezza dei dati sulle infezioni, ricorda Peter Sands, direttore esecutivo del Fondo Globale, intervenuto alla presentazione insieme, fra gli altri, a Mirriam Banda Chisamba, rappresentante della società civile zambiana che non ha dubbi: “o fermiamo le tre epidemie, o al punto in cui siamo rischiamo di perdere tutti i progressi fatti”.
Non si tratta dunque di una scelta da compiere, bensì di mantenere una promessa fatta, rinnovata con l’Agenda 2030, di assicurare salute e benessere per tutte e per tutti, ottenere una copertura sanitaria universale e costruire un mondo più prospero, equo e sostenibile. Il Fondo Globale è fra gli attori principali per arrestare le tre epidemie e promuovere la copertura sanitaria universale, per questo l’Italia è chiamata a mantenere il proprio sostegno in vista della 6a conferenza di rifinanziamento (ottobre 2019).
Sostenere il Fondo e battersi contro ogni forma di discriminazione che impedisce l’accesso alla salute è l’altra grande sfida per l’Italia: “non c’è salute globale senza il rispetto dei diritti umani, il pieno riconoscimento dell’eguaglianza di genere e l’importanza della collaborazione fra i network della società civile”, chiosano Stefania Burbo del Network Italiano Salute Globale e Francesca Belli di Action Global Health Partnership.