È di 59 morti – tra cui una bambina di soli 8 mesi – e 2.700 feriti il bilancio finale dei violenti scontri avvenuti a Gaza nel giorno dell’inaugurazione dell’Ambasciata USA a Gerusalemme, una delle più controverse decisioni di politica estera di Donald Trump. A questi si aggiungono altri 40 palestinesi morti in manifestazioni simili indette per lo stesso motivo.
Un bilancio atroce e inaccettabile che Cesvi condanna rivendicando per tutti il diritto alla vita e alla salute. La nostra voce si unisce a quella delle molte organizzazioni che, a livello internazionale, esprimono solidarietà e vicinanza nei confronti delle vittime e delle loro famiglie.
Le proteste degli abitanti della Striscia di Gaza si inquadrano in un contesto di crisi umanitaria gravissima e di violazione dei diritti umani: mancano i servizi di base in grado di garantire l’accesso a acqua potabile, medicine, elettricità, cure mediche.
Da anni Cesvi opera in Cisgiordania per promuovere un migliore accesso ai servizi di base e una gestione più sostenibile delle risorse ambientali. Nel campo profughi di Shufat, a Gerusalemme, e in alcuni villaggi a sud di Hebron le attività mirano a migliorare la gestione dei rifiuti solidi urbani e le pratiche di tutela ambientale. Nella provincia di Hebron prosegue la fornitura di servizi idrico-sanitari, migliorando l’acceso all’acqua e la sua qualità grazie alla costruzione di cisterne e all’installazione di filtri per la potabilizzazione su scala domestica.
Interventi fondamentali, svolti in coordinamento con le principali istituzioni locali e internazionali, per cercare di garantire condizioni di vita dignitosa all’interno di uno scenario di grande complessità.
Nella foto: Campo profughi di Askar, in Cisgiordania.