Brasile: le favelas, l’altra faccia dei Mondiali

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 Il conto alla rovescia per l’inizio dei Mondiali di Calcio 2014 è ormai agli sgoccioli. Mascotte, slogan, canzoni e loghi sono pronti a diventare il tormentone del prossimo mese.

Ma per Robson, ragazzo di 17 anni di Manguinhos, favela alla periferia nord di Rio de Janeiro, la Coppa del Mondo rappresenta ben altro: “Il Mondiale è un evento per persone benestanti e il costo del biglietto di ingresso alle partite lo conferma. La realtà è che si  sta facendo di tutto per nascondere le favelas e non mostrare questo volto del Paese agli stranieri”.

Il complesso di Manguinhos, costituito da 13 favelas, è una realtà in cui i ragazzi devono difendersi da droga, degrado, violenze,  sparatorie  e combattere anche contro acque inquinate, scarichi industriali e assenza di energia elettrica e reti fognarie.

In un contesto come questo, i soggetti più a rischio sono proprio i giovani, che rischiano di cadere vittime della violenza o, peggio ancora, di essere assoldati dai narcotrafficanti.

 

“Nel 2003 nella favela di Manguinhos c’era un clima di violenza perenne” afferma Elizabeth Campos Silva, coordinatrice della Casa del Sorriso Cesvi in Brasile “In questi anni, grazie al nostro intervento, la situazione è migliorata. Lavorando ogni giorno per strada, siamo consapevoli di quanto la violenza nelle comunità impedisca lo sviluppo dei ragazzi e degli adolescenti. Per questo abbiamo creato una collaborazione con il dipartimento di sicurezza pubblica”.

In Brasile su oltre 200 milioni di abitanti, il 25,5% ha meno di 15 anni e ben 12 milioni vivono nelle favelas in condizioni di estrema povertà. Dati recenti mostrano che gli omicidi che hanno interessato ragazzi d’età compresa tra 15 e 24 sono aumentati del 95%. A Manguinhos, su 55.000 persone, circa il 10,6% dei ragazzi tra i 7 e i 14 anni sono esclusi dall’insegnamento scolastico.

La Casa del Sorriso del Cesvi rappresenta una vera oasi di serenità per i bambini e i ragazzi di strada, un luogo di aggregazione e un’alternativa concreta alla violenza e alla criminalità. In questa struttura centinaia di giovani fra i 6 i 20 anni hanno la possibilità di partecipare a corsi di inglese, informatica, danza, pittura e musica e di ricevere supporto sociale ed educativo. Solo nello scorso anno, 326 ragazzi hanno frequentato la Casa: di questi, 271 hanno imparato a  suonare uno strumento musicale e 55 hanno seguito le lezioni di disegno e pittura.

“La Casa del Sorriso dà la possibilità a questi ragazzi di conoscere e imparare nuove cose” precisa Elizabeth Campos Silva “Il 60% della popolazione della favela è composto da bambini. Se riusciamo a formarli e a farli crescere in una cultura di solidarietà, contribuiremo alla nascita di una società migliore”.

Foto di copertina: Roger Lo Guarro