L’Indice Globale della Fame 2020, lanciato da Cesvi in Italia, indica che ancora oggi resta alto l’allarme fame in 51 paesi del mondo. Sono infatti ancora 690 milioni le persone affamate e 144 milioni i bambini che soffrono di malnutrizione cronica. Le conseguenze del Covid-19 unite al cambiamento climatico e alle condizioni di fragilità di molte aree del mondo colpite da guerre e conflitti, rischiano di raddoppiare i livelli di fame e malnutrizione.
A conferma di quanto il tema della fame sia di grande attualità, nei giorni scorsi il World Food Programme è stato insignito del prestigioso premio Nobel per la pace 2020. Il Comitato norvegese per il Nobel ha scelto l’agenzia per gli aiuti alimentari delle Nazioni Unite “Per i suoi sforzi per combattere la fame, usata come arma di guerra. Per il suo contributo al miglioramento delle condizioni per la pace in aree colpite da conflitti e per il suo agire come forza trainante per evitare l’uso della fame come arma di guerra e di conflitto”.
Un segnale rilevante che “salutiamo con grande speranza e che riporterà doverosamente l’attenzione sul tema della fame e delle disuguaglianze” dichiara Gloria Zavatta, Presidente Cesvi. “Cesvi collabora da sempre a stretto contatto con il Programma Alimentare Mondiale per garantire la sicurezza alimentare delle popolazioni più fragili del pianeta, colpite anche da catastrofi ambientali, forte instabilità politica, guerre e conflitti. Solo nel 2020 abbiamo all’attivo 6 progetti in collaborazione con il WFP, due in Uganda e quattro in Somalia, quest’ultimo uno tra i paesi più sofferenti al mondo a causa di tre emergenze in corso contemporaneamente – ovvero la pandemia da Covid-19, il cambiamento climatico e le invasioni di locuste – che contribuiscono ad aggravare fame e malnutrizione”.
Dal 2012 ad oggi Cesvi ha collaborato con World Food Program in 27 progetti in diversi paesi come Haiti, Uganda, Somalia, Pakistan, Libia, Mozambico e Zimbabwe.
In particolare in Somalia – dove Cesvi lavora dal 2007 con un approccio integrato nelle aree della salute e della nutrizione, della sicurezza alimentare, della resilienza, dell’igiene e dell’accesso all’acqua – nel corso di quest’anno abbiamo attivato quattro progetti nelle aree di Banadir e Lower Shabelle per trattare e prevenire la malnutrizione dei bambini sotto i 5 anni e supportare le madri in gravidanza e in allattamento, portando aiuto a oltre 4000 bambini e 700 madri. In Uganda invece Cesvi e WFP hanno sostenuto quest’anno 50.000 beneficiari rifugiati nel campo di Palabek, con assistenza alimentare, formazione su alfabetizzazione finanziaria e training vocazionali.
Il World Food Programme in Uganda ha voluto ringraziare tutte le persone e le organizzazioni, tra cui Cesvi, che collaborano con l’Agenzia definendoli costruttori di pace: “Per noi il premio è un riconoscimento a tutte le persone che lavorano duramente e in circostanze sempre più difficili per portare cibo e assistenza a milioni di bambini, donne e uomini tra i più vulnerabili del pianeta. Non potremmo salvare vite umane e cambiare vite senza di voi”. E ha aggiunto “La decisione del Comitato norvegese arriva con l’inversione dei progressi nella lotta alla fame nel mondo. Conflitti e insicurezza – insieme agli shock climatici e ai problemi economici – sono i principali motori della fame. Il Premio pone al centro dell’attenzione mondiale il problema della fame che colpisce oggi ancora 690 persone nel mondo e ci ispira a lavorare ancora di più, a continuare a salvare vite e a raggiungere l’obiettivo Fame Zero”.
“L’Indice Globale della Fame 2020 – sottolinea la presidente di Cesvi, Gloria Zavatta – mostra che la lotta alla fame globale deve essere sempre di più un impegno comune e una sfida sempre più urgente, resa ancora più complessa dalla pandemia di Covid-19 e dalle sempre più drammatiche conseguenze del cambiamento climatico. Cesvi, attiva con 121 progetti in 22 Paesi del mondo, continuerà con sempre maggior impegno ad essere in prima linea, anche accanto al WFP, nella lotta alla fame e nel sostegno alle popolazioni in fuga da guerre, persecuzioni e violazioni dei diritti umani”.