Dal 16 di maggio un’ondata di piogge torrenziali ha sommerso l’Emilia-Romagna, provocando alluvioni, frane, allagamenti di forte intensità. La catastrofe, che ha sconvolto l’intero Paese, ha causato 16 morti e oltre 23.000 sfollati. 23 sono i fiumi straripati, 250 i dissesti e le frane che hanno coinvolto 44 comuni romagnoli.
Noi di CESVI, ci siamo attivati immediatamente per avviare un intervento di sostegno alla popolazione colpita, soprattutto la parte più fragile. Come per il terremoto del 2012 il nostro impegno in questa emergenza è quello di dare supporto ai più vulnerabili, a partire dalla ricostruzione delle strutture per l’infanzia e l’adolescenza rimaste inagibili.
In particolare siamo attivi a Castel Bolognese e Barbiano nei territori dell’unione della Romagna Faentina e della Bassa Romagna, insieme alla COOPERATIVA SOCIALE EDUCARE S.C.A R.L. di Faenza. Qui stiamo ripristinando alcune strutture di ospitalità per minori vulnerabili: si tratta di “Casa San Giuseppe e Santa Rita” e “Casa la Pietra”, comunità familiari nelle quali sono accolti minori allontanati dalle famiglie. Sono ingenti i danni fisici subiti dalla struttura e dalle sue attrezzature (porte, pareti danneggiate, elettrodomestici non funzionanti, mobili perduti etc.) e necessitano un intervento immediato per poter ripartire.
A Ravenna insieme al Consorzio Solco, partner di CESVI da diversi anni, sosteniamo invece il ripristino della struttura Villanova che ospita persone con problematiche psichiatriche (14 ospiti, uomini e donne, dai 40 ai 70 anni). Evacuata la mattina del 18 maggio risulta ancora inagile e gli ospiti si trovano temporaneamente al Centro Diurno Garibaldi di Ravenna.
A Faenza, insieme alla Cooperativa Sociale Zerocento ONLUS ci stiamo occupando di ristrutturare l’immobile che ospita la comunità “La Casa Ritrovata” per minori allontanati dalla famiglia. Qui il piano inferiore è totalmente inagibile a causa dell’alluvione. I ragazzi che vivono a “La Casa Ritrovata” sono 10 e dopo un primo momento in cui sono stati sfollati nel Palazzetto dello Sport di Faenza, attualmente sono ospiti in maniera temporanea nei locali del seminario di Faenza.
Attraverso i nostri interventi puntiamo a riabilitare tutte queste strutture nei prossimi mesi e permettere così agli ospiti di tornare a vivere una quotidianità perduta. Dona ora, la ricostruzione può partire anche da te.
Nei giorni scorsi alcuni colleghi si sono recati nelle zone alluvionate per incontrare la popolazione colpita, monitorare l’andamento della situazione e lo stato di avanzamento dei nostri progetti.
Ecco il racconto della collega Maria Letizia Rossi, Corporate FR&Foundation Senior Officer di CESVI, che si sta occupando proprio di reperire i fondi necessari per mettere in campo i diversi interventi a sostegno dell’Emilia-Romagna.
Dove vi siete recati e qual è la situazione in Emilia Romagna a quasi due mesi dalle alluvioni? Sono visibili i segni della ripresa o la situazione è ancora drammatica?
Abbiamo visitato in particolare la zona tra Forlì, Ravenna e Faenza. Qui l’alluvione ha colpito due volte, la prima tra il 2 e 3 Maggio e la seconda ancora più duramente tra il 17 e il 18 Maggio. Alla pioggia si sono sommate le esondazioni dei fiumi e dei canali che percorrono il territorio. Un’enorme onda d’urto che ha spazzato via tutto in pochi istanti. Fortunatamente molte persone sono riuscite preventivamente a mettersi in salvo, ma i danni alle case ed alle strutture sono stati enormi. Rispetto a qualche settimana fa la situazione è decisamente migliorata. I comuni, i volontari e la protezione civile hanno rimosso gran parte del fango e dei detriti e la circolazione sulle strade è in gran parte ripresa. Ma resta ancora molto da fare. A Faenza ad esempio, continua incessantemente il lavoro delle idrovore che devono aspirare l’acqua dai sotterranei e dalle cantine. Sono impegnate a rimuovere il fango che oramai è diventato come cemento, ed è un’impresa ardua. Si procede bagnando nuovamente il terreno con l’acqua metro per metro e aspirando piano piano quanto si riesce. Un lavoro lunghissimo che viene portato avanti con persone e mezzi giunti da tutta Italia.
Qual è lo spirito della popolazione? Come stanno reagendo a quanto accaduto?
Il trauma è stato forte. Tantissimi hanno perso tutto, sono dovuti scappare nella notte e mettere in salvo i propri cari… nei loro occhi ancora tanta sofferenza e tanta incertezza sul futuro. Si lavora, si va avanti senza sosta anche per non fermarsi a pensare.
Mi ha impressionato il racconto della coordinatrice di uno dei centri che sosteniamo a Ravenna che ospita persone fragili con problematiche psichiatriche e che CESVI ha deciso di sostenere per il recupero strutturale dell’intero edificio danneggiato dall’alluvione: “Sono state ore di grande agitazione per i nostri ospiti – mi ha raccontato – ore piene di paura e stress per quanto poteva succedere. Nella notte tra il 17 e il 18 maggio ci avevano comunicato che c’era un rischio di allagamento e di trasferire tutti al piano superiore. Poi al mattino c’è stata l’evacuazione perché l’acqua era arrivata e stava per entrare nel cortile della Comunità. Siamo riusciti a prendere lo stretto necessario e a far salire tutti sui pulmini per il trasferimento senza incidenti di sorta. L’acqua è entrata poco dopo, occupando tutto il piano terra e raggiungendo il metro e mezzo di altezza. Lo stress vissuto dai nostri ospiti è stato tanto – prosegue – Per chi ha capacità cognitive migliori è stato un evento molto traumatico. Anche i trasferimenti e il doversi abituare a luoghi nuovi non aiutano e stanno generando degli scompensi. Abbiamo dovuto effettuare diversi accessi al pronto soccorso per accertamenti e richiesto molte consulenze psichiatriche per cercare di controllare le reazioni emotive che si stanno verificando. Ma piano piano torneremo alla normalità e ci lasceremo questa esperienza alle spalle”.
Quali sono i bisogni del territorio e della popolazione?
Il territorio ha subito un grande contraccolpo, sono le persone comuni e con meno mezzi a disposizioni a farne le spese per prime. Le case di chi viveva al piano terra e anche al primo piano sono state in molti casi danneggiate gravemente e necessitano di ristrutturazione. Con esse sono stati distrutti i ricordi di una vita. L’umidità e l’acqua, nonché le tracce del fango continuano ad uscire dai pavimenti e dai muri, stagnano nelle condotte elettriche, nei soffitti, nelle intercapedini… Molti degli interventi di risistemazione degli immobili danneggiati dovranno essere necessariamente rimandati a quando sarà tutto più asciutto. Questo significa che il ritorno alla normalità sarà lungo. Le persone sono stanche, il caldo comincia a farsi sentire e il lavoro per molti non riprenderà finché le strade non saranno tutte rese agibili, a partire da quelle più periferiche che collegano gli stabilimenti agricoli e produttivi con le aree abitate.
C’è bisogno di ridare fiducia, di far sapere che queste persone non sono e non saranno lasciate sole quando si spengeranno i riflettori dei media. La solidarietà delle persone di tutta Italia ha fatto e sta facendo la differenza. Ci siamo sentiti più volte dire ‘ Se il periodo della Pandemia ci ha allontanato, questa tragedia ci sta unendo come non mai.’ Il grande abbraccio di tutto il nostro Paese è arrivato e sta tenendo insieme gli animi e spronando a non mollare – come recitano gli striscioni che si vedono appesi lungo le strade con scritto ‘ TIN BOTA’.
CESVI come sta intervenendo sul posto?
CESVI è intervenuta subito per dare aiuto laddove c’era più bisogno. In particolare per sostenere le persone che già prima dell’alluvione vivevano situazioni di disagio e che questa esperienza ha messo duramente alla prova. Stiamo finanziando il recupero di Comunità per minori e per soggetti fragili, centri educativi diurni e residenziali. Occorre permettere a questi ragazzi, alle persone che vivono traumi e in contesti difficili di rientrare nei loro alloggi il prima possibile per recuperare la normalità.
Cosa ti hanno raccontato le persone coinvolte nei progetti? Come stanno vivendo la situazione?
Nel corso della missione abbiamo parlato anche con una delle rappresentanti della Cooperativa di Castel Bolognese con cui stiamo lavorando per rimediare ai gravi danni subiti da una delle loro strutture a causa dell’alluvione. “Non ci aspettavamo quello che è successo” – sorride ma in realtà trattiene le lacrime mentre racconta della prima ondata, quando la Protezione Civile le ha chiesto se volevano evacuare la struttura che accoglie minori allontanati dalle famiglie e alcuni nuclei mamma-bambino. “La prima volta ci siamo stretti tutti al primo piano, mentre l’acqua saliva e inondava tutto. Siamo rimasti tre giorni isolati. Non me la sentivo di portar via i ragazzi e le mamme, alcune con gravi disturbi psichici, non avrebbero retto mi dicevo. Ma poi con la seconda alluvione ho ceduto. Per fortuna ci hanno obbligati ad andar via. In 15 minuti insieme ai volontari della protezione civile siamo riusciti a ricollocare 20 persone a casa di educatori, amici della Comunità, un po’ nel mio camper che ho portato sulla collina…una rete di solidarietà enorme che ancora continua”.
Il responsabile della Cooperativa nostra partner a Faenza ci ha invece portato a vedere la città e le sue strade devastate dal fango. “Il problema – ci ha spiegato – è che Faenza è una città storica con una vasta area di spazi che sono sotterranei. Il fiume ha rotto gli argini e ha portato via tutto, arrivando in alcuni casi ad allagare il terzo piano degli stabili. La notte dell’alluvione siamo scappati dalla comunità per minori che gestiamo nel centro città con i ragazzi sulle spalle, siamo usciti dalla finestra, era notte. La comunità ospita circa 18 ragazzi adolescenti italiani e stranieri non accompagnati. La residenza al piano terra è stata completamente distrutta, l’altra al primo piano ancora è in buone condizioni ma l’umidità risale dai muri verso l’alto. Ancora 8 di questi ragazzi non sono potuti rientrare nelle loro stanze e sono appoggiati presso il Seminario della città – spiega mentre ci mostra gli spazi con i pochi mobili rimasti accatastati uno sull’altro. “Quando siamo riusciti a rientrare nella casa abbiamo cercato di salvare quello che potevamo, ma non è rimasto molto. Oltre ai mobili, sono andati persi i vestiti, i libri, le piccole cose che sono comunque importanti nel quotidiano della vita di un ragazzo. Chissà se a settembre riusciremo a far riprendere la scuola.” Anche in questo caso CESVI si sta occupando di garantire al più presto la riapertura della comunità finanziando la ristrutturazione, l’acquisto dei mobili e di quanto è andato perduto.
Il nostro impegno nel mondo come in Italia è di stare al fianco di chi è in difficoltà qualunque cosa accada. Rimani con noi al fianco delle persone più vulnerabili colpite in Emilia-Romagna. Dona ora, la ricostruzione può partire anche da te.
Foto di Max Cavallari