Si è concluso il summit del G7, la società civile sottolinea la mancanza di impegni concreti da parte dei leader mondiali.
La ‘convergenza diplomatica’ ha sicuramente fatto i conti con alcune importanti aree di disaccordo, pur senza spezzare l’unità del gruppo. È forse questo, da un punto di vista politico, il risultato più importante del Summit. Sarà solo il futuro, a partire da quanto avverrà ad Amburgo nel prossimo vertice del G20, a decretare le prospettive di questa formula.
“Lo sviluppo sostenibile e l’Agenda 2030 non possono essere un ‘per esempio’ tra molti altri, così come riduttivamente menzionati all’inizio del comunicato finale del G7 – commentano i portavoce di GCAP Italia Stefania Burbo e Massimo Pallottino – L’aver evitato che questo tema scivolasse fuori dalla sintesi del vertice non è abbastanza, ed è grave che siano solo menzionati nei paragrafi relativi all’Africa. Si tratta di un completo rovesciamento della logica degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, approvati meno di due anni fa da 200 paesi e, a quanto pare, già a rischio di essere dimenticati nel loro senso più profondo”.
L’ambizione di affermare una strategia di medio periodo sul tema della mobilità umana attraverso un approccio olistico e integrato è fallita. Una visione che si rivela necessaria di fronte a un fenomeno complesso come quello delle migrazioni causate da povertà, guerre, instabilità, cambiamento climatico. “Non c’è traccia di un’attenzione reale sull’emergenza umanitaria che si sta consumando davanti alle coste dell’isola che ha ospitato questo vertice, la Sicilia. Un’ecatombe che ha visto quasi 5 mila morti nel 2016” dichiarano i portavoce GCAP Italia. Il G7 ha riaffermato come ‘l’interesse e la sicurezza nazionale‘ siano sempre il vero elemento di discrimine nella definizione delle misure necessarie. E questo, come dimostra la più recente attualità, rischia di renderci ciechi di fronte alla costante violazione dei diritti dei migranti e dei rifugiati.
Sul cambiamento climatico, nonostante l’incertezza degli Stati Uniti d’America, sei dei paesi con le economie più industrializzate del mondo hanno riaffermato il loro coinvolgimento per un’azione globale sul clima, confermando la loro volontà di rispettare gli impegni assunti nel quadro degli Accordi di Parigi. “Siamo in un mondo nel quale la transizione energetica sta rapidamente influenzando l’economia – spiegano i co-portavoce – Esistono già molte esperienze per un’economia pulita, dal basso, con uno sguardo alle future generazioni: è possibile affrontare il cambiamento climatico aumentando le opportunità di lavoro, migliorando la salute dei cittadini e delle cittadine e garantendo un ambiente pulito e sicuro. Ora, è il turno di altri leader del mondo – a partire dal G20 – di assicurare che questo segnale positivo venga amplificato e sviluppato su larga scala“.
Su sicurezza alimentare e lotta alla fame non sono stati stanziati i fondi addizionali nonostante il riconoscimento da parte dei 7 leader della necessità di un’azione urgente in Africa Sub-Sahariana: “Riteniamo quindi che non sia stato fatto alcun passo avanti, piuttosto uno indietro, nel rendere operativo l’ambizioso obiettivo fissato ad Elmau nel 2015“. Anche di fronte all’emergenza carestie il G7 ha fallito: nessuna risorsa aggiuntiva è stata allocata per rispondere all’appello umanitario delle Nazioni Unite. Si incoraggiano piuttosto alcune tra le ricette più di moda nel panorama internazionale, come ‘soluzioni di blending e di partnership pubblico-privata‘. “Ma con quali caratteristiche? – chiedono i portavoce della GCAP – Veramente possiamo dare per scontata una convergenza tra attori del settore pubblico, della società civile e del settore privato for profit?”
Si apprezza che il communiqué finale del Summit di Taormina mostri un’attenzione verso le questioni di genere, ma le dichiarazioni di principio non bastano. La G7 Roadmap for a Gender-Responsive Economic Environment si rivolge solo ai Paesi del G7, dimenticandosi delle donne del Sud, delle donne migranti e delle donne rifugiate. “Servono azioni precise e concrete per promuovere l’empowerment di tutte le donne: auspichiamo che la ministeriale delle donne ne tenga conto“.
GCAP Italia constata inoltre con preoccupazione che la salute globale non è stata riconosciuta come diritto umano fondamentale. L’accesso alla copertura sanitaria universale, tema che il nuovo direttore dell’OMS Tedros considera al centro del suo incarico, è del tutto scomparsa.
Il commento finale dei co-portavoce di GCAP Italia: “Un Summit dai risultati insoddisfacenti. È la società civile internazionale che deve continuare a mantenere alta l’attenzione su questi summit internazionali, perché favoriscano processi che poi trovino un punto di sintesi democratica negli ambiti multilaterali di competenza. La speranza è ora nel prossimo vertice del G20, di luglio prossimo, ad Amburgo“.