Indice Globale della Fame 2024: «Malnutrizione grave o allarmante in 42 Paesi, obiettivo Fame Zero sempre più lontano. Necessario agire in maniera concreta e incisiva sul problema della fame, mettendo i diritti umani in primo piano nell’attuazione delle politiche sul clima, la nutrizione e i sistemi alimentari».
Mentre a Baku è in corso la COP29, il GHI denuncia che la fame nel mondo si sta rapidamente aggravando anche a causa della crisi climatica e dei conflitti. Questi due fattori, sempre più frequenti ed estremi, in un solo anno hanno fatto aumentare i livelli di malnutrizione di oltre 200 milioni di persone.
E’ aumentato del 26% in soli 4 anni il numero di persone che soffrono la fame, a causa di eventi climatici estremi e guerre. Di conseguenza i progressi nella lotta alla fame sono rallentati e l’obiettivo Fame Zero è sempre più lontano: se si manterrà questo ritmo, il mondo raggiungerà un livello di fame basso solo nel 2160, tra più di 130 anni. È quanto emerge dall’Indice Globale della Fame 2024, curato da CESVI per l’edizione italiana.
Nel 2023 sono state 733 milioni [1] persone hanno sofferto la fame, una persona su 11 nel mondo e una su cinque in Africa. Quasi 3 miliardi non hanno potuto permettersi una dieta sana a causa dell’aumento dei prezzi alimentari e della crisi del costo della vita.
Secondo il GHI 2024 la fame risulta ancora allarmante o acuta in 42 Paesi. Quest’anno il punteggio GHI del mondo è di 18.3, ovvero fame a livello moderato. In 6 Paesi (Somalia, Burundi, Ciad, Madagascar, Sud Sudan e Yemen), nonostante i miglioramenti in alcuni di essi, è stato riscontrato un livello di fame ancora allarmante e in ulteriori 36[1] un livello di fame grave.
EVENTI CLIMATICI ESTREMI E INSICUREZZA ALIMENTARE
Mentre a Baku (Azerbaigian) è in corso la COP29 (Conferenza ONU sui cambiamenti climatici), il GHI denuncia che la fame nel mondo si sta rapidamente aggravando anche a causa delle crisi climatiche sempre più frequenti ed estreme.
Nel solo 2023 si sono verificate 399 catastrofi naturali, più di 1 al giorno. Questi eventi hanno provocato 86.473 morti e colpito 93,1 milioni di persone, causando 202,7 miliardi di perdite economiche[1]. Gli eventi meteorologici estremi, in particolare, nell’ultimo anno hanno peggiorato i livelli di fame in 18 Paesi, facendo precipitare in condizioni di insicurezza alimentare acuta oltre 72 milioni di persone, 15 milioni in più rispetto al 2022[2]
Nel mondo milioni di persone sopravvivono grazie all’agricoltura e sono quindi particolarmente sensibili alle variazioni climatiche. Se non ci saranno cambiamenti di rotta, i raccolti di grano, riso e mais potrebbero ulteriormente diminuire, colpendo in particolare le comunità rurali, le famiglie a basso reddito e i gruppi già marginalizzati che sono fra i più vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici. Tra le regioni più colpite l’Africa Sub-Sahariana, il Sud-Est Asiatico e l’America Latina.
La situazione è particolarmente critica nell’area del Corno d’Africa, alle prese con una crisi climatica estrema, segnata dall’alternarsi di lunghissimi periodi di siccità e devastanti inondazioni. In Somalia, il livello di malnutrizione è ormai gravissimo e stagioni consecutive di scarse precipitazioni, problemi di sicurezza, effetti della guerra in Ucraina e conseguenze dei cambiamenti climatici hanno spinto le comunità più vulnerabili al limite; per questo CESVI opera da molti anni nel Paese per rispondere ai bisogni nutrizionali dei più vulnerabili, attraverso 3 centri di salute nei quali si occupa di cura e nutrizione per neonati e mamme, attraverso la somministrazione di terapie nutrizionali salvavita oltre che del monitoraggio continuo delle condizioni dei pazienti. Le condizioni sono molto complesse anche in Etiopia a causa di una siccità gravissima. Dal 2021 l’area ha saltato cinque stagioni di piogge consecutive, causando la perdita di bestiame, principale fonte di sostentamento per le comunità, e portando così ad un aumento della malnutrizione. Qui CESVI sostiene la popolazione attraverso progetti di assistenza in denaro, riabilitazione e restauro di bacini per il raccoglimento dell’acqua, preparazione dei terreni al pascolo e attività di peacebuilding per aiutare le comunità a condividere le risorse in un’ottica di aiuto reciproco.
GAZA E CRISI ALIMENTARI DOVUTE AI CONFLITTI
A peggiorare la situazione alimentare mondiale anche le guerre e i conflitti armati, come dimostra il caso emblematico della Striscia di Gaza, che in meno di un anno ha visto il 96% della popolazione (2,15 milioni di persone) precipitare nell’insicurezza alimentare catastrofica o acuta.
Le operazioni militari hanno rapidamente devastato le infrastrutture agricole e di pesca del territorio e inferto un duro colpo anche all’allevamento. Quasi il 68% dei terreni agricoli di Gaza è stato danneggiato[3], riducendo drasticamente la produzione di cibo. Il 52,5% dei pozzi agricoli (1.188) e 44% delle serre sono stati gravemente compromessi[4], le attività agricole sono quasi totalmente interrotte e molte aree sono contaminate da ordigni inesplosi: si stima che ci potrebbero volerci fino 14 anni per eliminare tutte le minacce esplosive. Le attività di pesca sono state gravemente compromesse a causa del blocco navale e degli attacchi alle imbarcazioni, riducendo notevolmente la disponibilità di pesce, una risorsa alimentare cruciale per Gaza. Gravissima anche la situazione degli allevamenti con il 95% del bestiame andato perduto[5]. La distruzione di infrastrutture vitali come le riserve idriche e le strutture di trattamento dell’acqua ha ulteriormente aggravato la crisi: l’accesso limitato all’acqua potabile ha aumentato il rischio di malattie legate alla malnutrizione e alle condizioni igieniche carenti.
Nonostante le enormi difficoltà di accesso degli operatori umanitari, CESVI sta sostenendo la popolazione da oltre un anno attraverso la distribuzione di acqua e cibo e con interventi, anche strutturali, per il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie nei rifugi. Oltre a distribuire acqua potabile a oltre 100mila persone, l’organizzazione umanitaria in questi mesi ha dotato 7 accampamenti di cisterne da 1.500 litri e attivato interventi per ripristinare sistema fognari e latrine; l’obiettivo per i prossimi mesi è sostenere altre 35mila persone, tra cui 16mila bambini. Parallelamente sono state distribuite oltre 18 tonnellate di Plumpy’Nut, cibo terapeutico per la cura della malnutrizione acuta ed è in corso la consegna di pacchi alimentari alle famiglie sfollate nel nord della Striscia di Gaza, dando priorità a bambini, donne incinte, anziani e malati.
Nell’ultimo anno i conflitti armati hanno peggiorato i livelli di fame in ben 20 Paesi, trascinando quasi 135 milioni di persone nell’insicurezza alimentare acuta[6] a causa della combinazione di scontri prolungati, blocchi economici e distruzione di terreni agricoli.
La situazione è poi particolarmente critica in Sudan, Paese che sta affrontando un’emergenza fame di dimensioni mai viste dai tempi della crisi del Darfur dei primi anni 2000: l’escalation del conflitto, la distruzione deliberata del sistema alimentare del Paese, la perturbazione dei meccanismi di adattamento della popolazione e la difficoltà di accesso degli aiuti umanitari hanno portato il Paese sull’orlo della carestia. Attualmente sono oltre 20,3 milioni le persone che affrontano alti livelli di insicurezza alimentare acuta, con un aumento di 8,6 milioni in un solo anno. Qui CESVI sta intervenendo con l’obiettivo di fornire assistenza salvavita alle popolazioni vulnerabili colpite dal conflitto attivo garantendo sicurezza alimentare, nutrizione, acqua e servizi igienico-sanitari, oltre a fornire una programmazione integrata multisettoriale a lungo termine.
Il devastante effetto dei conflitti sulla malnutrizione non risparmia l’Europa: anche l’Ucraina a causa della guerra nell’ultimo anno ha visto peggiorare il proprio punteggio GHI sulla malnutrizione.
[2] Rapporto Globale sulle Crisi Alimentari (GRFC) 2024, FSIN
[3] Analisi FAO e UNOSAT su impatto conflitto per infrastrutture agricole di Gaza, 03.10.2024
[4] Analisi FAO e UNOSAT su impatto conflitto per infrastrutture agricole di Gaza, 03.10.2024
[5] Analisi FAO e UNOSAT su impatto conflitto per infrastrutture agricole di Gaza, 03.10.2024
[6] Rapporto Globale sulle Crisi Alimentari (GRFC) 2024, FSIN