Il 15 marzo 2011 è la data che ha segnato l’inizio delle rivolte popolari contro il regime di Assad, poi sfociate in un feroce conflitto che sta coinvolgendo diversi Paesi.
A distanza di 5 anni da quella tragica data, il bilancio della guerra in Siria è pesantissimo: oltre 273.000 i morti, tra cui quasi 14.000 bambini e quasi 9.000 donne (fonte: Osservatorio siriano per i diritti umani).
Più della metà della popolazione siriana, circa 12 milioni di persone, è in fuga e vive in una condizione di estremo bisogno. 4 milioni e mezzo di siriani sono fuggiti nei Paesi confinanti, tra cui la Turchia, la Giordania e il Libano.
“Il Libano è un piccolo Paese che si trova ad affrontare una grave emergenza” – sottolinea Giangi Milesi, presidente del Cesvi – “Un milione e mezzo di siriani sono fuggiti verso questo territorio: di fatto, oggi in Libano più di 1 abitante su 4 è un profugo siriano”.
Proprio in Libano il Cesvi opera in un’area montagnosa, il Mount Lebanon, nel sud del Paese: l’obiettivo è sostenere i rifugiati siriani e anche la comunità ospitante in un’ottica di coesione sociale. Obiettivo che si persegue attraverso il lavoro: le famiglie coinvolte, siriane e libanesi, sono chiamate a svolgere lavori socialmente utili come la pulizia delle strade, la sistemazione di aiuole o altre piccole attività.
Un passo piccolo, ma importante, per favorire la convivenza e l’integrazione evitando pericolose tensioni sociali.
Foto di copertina: Giovanni Diffidenti