Quanto ci si impegna per portare aiuto alle vittime di guerre e catastrofi naturali? Non tanto quanto si immagina. Ce lo dice il rapporto Il Valore dell’Aiuto. Risorse per la risposta alle emergenze umanitarie presentato alla Camera dei Deputati da AGIRE Agenzia Italiana per la Risposta alle Emergenze. Il rapporto offre un’analisi complessiva dell’assistenza umanitaria nel mondo, in Europa e in Italia, evidenziando la localizzazione geografica degli interventi, l’effettiva copertura dei bisogni umanitari, il ruolo dei governi donatori e dei privati cittadini, l’efficacia dei diversi canali di finanziamento.
Nel 2012 la spesa pubblica mondiale per gli aiuti umanitari è stata di 12,9 miliardi di dollari, meno di quanto il solo governo brasiliano ha investito finora per l’organizzazione dei mondiali di calcio.
I fondi disponibili per la risposta alle emergenze sono diminuiti in maniera drastica, con un calo dell’8,7% degli investimenti pubblici globali dal 2011 al 2012 e addirittura del 16,3% di quelli privati. Il 2012 ha il triste primato del gap più alto del decennio tra le necessità rilevate in una data emergenza e i fondi che i donatori decidono di mettere a disposizione nella corrispondente azione di risposta. Sono mancati infatti il 37,6% dei fondi necessari. I privati cittadini si sono mostrati dieci volte più generosi delle aziende o delle fondazioni (72% delle donazioni private a fronte di un 6,5% delle fondazioni e 6% delle aziende), affermandosi come vero pilastro degli aiuti umanitari privati.
L’Europa (Istituzione Europee + stati membri) risulta essere il primo donatore mondiale seguito dagli Stati Uniti, mentre la classifica si inverte se si analizzano i soli flussi gestiti dalle istituzioni europee. Le ONG gestiscono circa la metà dei fondi di ECHO (European Commission Humanitarian Office), soprattutto quelle inglesi e francesi (insieme più del 50% del budget comunitario riservato al settore), mentre quelle italiane sono in un certo senso in passivo: a fronte di un elevato investimento di fondi italiani nel bilancio comunitario (Italia è il 3° Paese donatore) , le Ong italiane sono solo al 6° posto come ricettori di finanziamenti.
Dell‘Italia colpisce la drastica caduta dei fondi per l’emergenza gestiti dal Ministero degli Esteri, che nel quinquennio 2009-2013 sono calati del 39%.Per quanto il 2013 riveli un’inversione di tendenza, la crescita dell’ultimo anno non riporta gli aiuti del MAE ai livelli del quinquennio precedente. La situazione è in parte riequilibrata dalla cosiddetta componente europea:per ogni euro speso direttamente dall’Italia, altri 3 contribuiscono al bilancio dell’Europa per gli interventi umanitari. Considerando queste due componenti (quella gestita dal MAE e quella destinata alle Istituzioni europee) l’ammontare globale dell’assistenza umanitaria italiana nel 2012 è stato di 214 milioni di euro, meno di 1/100 di quanto investito dal nostro governo in spese militari (26,4 miliardi di euro nel 2012. Fonte: SIPRI) . Stupefacente il divario tra pubblico e privato: nel 2012 il MAE ha speso in interventi umanitari 18,8 milioni di euro, dei quali 4 milioni affidati alle Ong italiane. Dal canto loro le Ong hanno speso 64,3 milioni di euro di fondi privati in interventi di risposta umanitaria. Un dato che fa indubbiamente riflettere.
«L’Italia per quanto nel 2013 abbia dimostrato la volontà politica di recuperare terreno come Paese donatore non riesce ancora ad essere all’altezza della performance umanitaria internazionale e si piazza solo al 19° posto sui primi 20 Paesi donatori per assistenza umanitaria pro-capite» dice Shelly Sandall, Presidente di AGIRE. «Mentre sta per aprirsi il semestre italiano di presidenza europea ed è finalmente avviato il dibattito in Parlamento per la riforma della cooperazione, ci attendiamo un cambio di passo anche per il sistema umanitario pubblico dell’Italia, perché il nostro Paese possa tornare ad essere all’altezza degli standard internazionali».
Il rapporto Il Valore dell’aiuto contiene delle raccomandazioni concrete che il network AGIRE consegna alle autorità italiane, e nello specifico al Ministero degli Affari Esteri, come contributo al dibattito e proposta operativa per restituire al sistema umanitario italiano credibilità, efficacia e prospettiva.
Foto di copertina: Petr Stefan/ People in Need