Negli ultimi cinque anni, il Sudamerica ha vissuto il più grande flusso migratorio interno della sua storia: oltre 7 milioni di persone (UNHCR 2023) hanno lasciato il Venezuela – Paese colpito da una lunga crisi umanitaria, politica ed economica– in cerca di una vita migliore nei Paesi vicini.
La Colombia è stata una delle principali destinazioni per la popolazione venezuelana, ospitando 2,5 milioni di rifugiati. L’integrazione socioeconomica della popolazione rifugiata rappresenta però una sfida significativa per il Paese, soprattutto nelle regioni già afflitte da problemi strutturali come la disuguaglianza, la violenza e il sottosviluppo.
In Colombia, le donne migranti provenienti dal Venezuela lavorano in media più duramente, guadagnano meno e hanno condizioni lavorative di qualità significativamente inferiori rispetto alle donne colombiane. Meno del 10% delle donne rifugiate ha un contratto formale, la maggior parte svolge infatti lavori precari che impediscono loro di godere dei diritti fondamentali, come l’accesso a un lavoro dignitoso, servizi sanitari, istruzione ed educazione. Nonostante abbiano un livello di istruzione superiore rispetto ai rifugiati di sesso maschile, la loro partecipazione al mercato del lavoro è nettamente inferiore. Prima della pandemia, il tasso di disoccupazione delle donne venezuelane era del 19,9%, rispetto al 13,6% delle donne colombiane e al 7,6% degli uomini venezuelani (DANE, 2020). Queste disuguaglianze derivano dalle responsabilità familiari e di cura dei bambini, dalla mancanza di reti di supporto e dalla discriminazione di genere.
Per affrontare questa problematica, CESVI – con il sostegno di AICS, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo – ha avviato il progetto ALMAS (Azione per il Lavoro, la Migrazione e un’Accoglienza Sinergica in Colombia) con l’obiettivo di contribuire all’inclusione sociale ed economica dei rifugiati venezuelani, concentrandosi sulle donne e i giovani residenti nelle città di Santa Marta e Barranquilla.
L’obiettivo del progetto ALMAS è di affrontare queste sfide e garantire l’inclusione socioeconomica delle donne rifugiate. Per fare questo, con il supporto di AICS, CESVI interviene su diversi fronti. Opera per migliorare i servizi locali per le donne rifugiate, facilitando il loro l’accesso alla formazione, compreso l’uso delle nuove tecnologie digitali. Questo permette di ridurre gli ostacoli all’accesso dei servizi di cura dei bambini, supporto psicologico e orientamento legale. CESVI si impegna, inoltre, a garantire alle donne rifugiate l’accesso all’occupazione e all’imprenditorialità, attraverso programmi di formazione professionale e l’offerta di strumenti di inclusione finanziaria. Infine, CESVI, attraverso il progetto, svolge un ruolo attivo nell’accompagnamento dell’applicazione delle politiche pubbliche che favoriscono l’inclusione socioeconomica dei rifugiati.
Il 13 giugno, CESVI ha accolto una delegazione di AICS, che sostiene il progetto, e UNHCR, con cui CESVI lavora nel Paese per supportare la popolazione rifugiata venezuelana.
Durante la visita di AICS e UNHCR alle attività del progetto ALMAS, è stato organizzato un workshop che ha coinvolto 20 organizzazioni della società civile colombiana e 302 partecipanti, fra cui Migration Colombia, che offre servizi di registrazione e documentazione, e il Centro Integrate, che promuove la salute e fornisce programmi di sostentamento.
Inoltre, CESVI ha tenuto un incontro con ASORECUPERAR, un’organizzazione di raccoglitori di rifiuti ambientali, per raccontare la loro esperienza nel progetto.
A conclusione della visita AICS ha sottolineato l’importanza della collaborazione con la Cooperazione italiana, con cui CESVI lavora in numerosi contesti a livello internazionale.