tratto dall’articolo di Maurizio Paganelli, Repubblica.it
“La malaria? La trasmette la banana, ma anche il cocomero. Ma può venire per la maledizione di una strega”: ecco le risposte che avevano all’inizio, pochi anni fa, prima di fare chiarezza e prevenzione, i medici, gli infermieri e i volontari che operano nei villaggi di campagna dello Shan, la regione più ampia tra le sette che costituiscono il Myanmar, il nome attuale della Birmania. Sono gli operatori di Cesvi, che dal 2001 lavora con successo, nonostante ostacoli e chiusura (negli anni più bui della dittatura militare) in queste zone, a raccontare la storia di un progresso che è nelle cifre.
L’endemicità è in calo. Daniele Panzeri, responsabile Cesvi in Myanmar, davanti alla scrivania con computer portatile e contornato da cartine del Paese sui muri e dai manifesti su malaria e tubercolosi, parla con soddisfazione delle trasformazioni: “Le persone affette dalla malaria sono diminuite. Si è passati da una diagnosi di un caso di malaria ogni cinque, a uno ogni venti. Ciò significa che il nostro intervento ha ridotto il livello di endemicità della malaria del 75%. L’obiettivo del Cesvi è di dimezzare il tasso di mortalità per malaria nelle zone rurali. Oggi il Cesvi raggiunge oltre 220 mila persone in 1.054 villaggi”. Panzeri, 38 anni, sposato, due figli, sociologo con indirizzo antropologico, vive in Birmania da 4 anni, dopo altre esperienze in Oriente. Ora è a capo di una struttura con 250 persone (solo una decina europei e un’australiana) e oltre mille volontari.
Le zone rurali vengono raggiunte dai team mobili, in motocicletta: sette “cliniche mobili” formate da medico, infermiere e ausiliari. Racconta il dottor Kyaw Myo Lwin: “Trattiamo malaria e disturbi minori ma, soprattutto, riusciamo a scovare molti pazienti positivi alla malaria attraverso semplici esami del sangue”. Vengono utilizzati test rapidi: diagnosticano il falciparum (la forma più pericolosa) e il vivax con alta sensitività e specificità. L’intervento prevede anche la distribuzione di reti antizanzara impregnate di insetticida. Questi team, assieme ad una rete di volontari in ciascuno dei villaggi in cui Cesvi opera, conducono attività di prevenzione, diagnosi e trattamento farmacologico antimalarico.
Continua il dottor Kyaw: “Siamo partiti con il progetto sul controllo della malaria in 4 zone con sette team nel 2007; nel 2012 e 2013 abbiamo contribuito a un progetto di supporto al sistema sanitario pubblico in altre tre aree dello Shan State. Si tratta di riorganizzare la sanità e i servizi per malaria, tubercolosi (la Birmania è uno dei 22 Paesi con più alto tasso di prevalenza della malattia), Hiv/Aids e salute materno-infantile anche con training di volontari e ausiliari”.
Il Myanmar, secondo il Cesvi, rappresenta nella lotta alla malaria un Paese di particolare importanza. Qui si registra una maggiore resistenza ai farmaci a base di artemisinina, importantissimi per le cure. Lo staff del Cesvi racconta di Cho, Soe, Naing e la piccola Nelleni, alcuni dei bambini che sono riusciti a vincere questa malattia grazie all’aiuto e ai farmaci della Ong italiana, che con le sue cliniche mobili ha raggiunto persino il piccolo e sperduto villaggio di Let Pan Kone, nella poverissima regione di Mandalay, nel nord del Myanmar.
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Foto di copertina: Valeria Turrisi