Sono passati sei mesi dal devastante terremoto di magnitudo 7.9 che il 25 aprile 2015 – con una seconda scossa il 12 maggio – ha colpito il Nepal causando 8.361 morti e più di 18.000 feriti. Il terremoto ha distrutto quasi 500.000 edifici.
In questi mesi Cesvi ha lavorato a Lalitpur nell’ambito del progetto insieme al partner locale Loo Niva per dare supporto psico-sociale alle popolazioni colpite dal terremoto. L’obiettivo principale è quello di aiutare soprattutto i bambini e i ragazzi ad affrontare e superare il trauma del disastro e della perdita tramite l’organizzazione di laboratori e attività ricreative che hanno coinvolto oltre 600 minori.
Al temine del suo quarto mese di esecuzione, il programma di risposta all’emergenza in corso nel distretto di Dhading supportato tra gli altri da Agire, Unicredit Foundation e Welthungerhilfe ha portato aiuto a 492 famiglie rimaste senza casa, concentrando le proprie attività sulla distribuzione di kit per la costruzione di emergency shelter e affiancando le persone coinvolte durante i lavori. Il kit contiene tutti gli strumenti necessari – lamiere ondulate, pale, picconi, seghe, chiodi e fil di ferro per costruire un riparo temporaneo.
Altre 311 famiglie riceveranno, inoltre, lo stesso aiuto entro la fine di novembre.
È poi prevista l’apertura di tre centri temporanei per 240 studenti che potranno continuare a studiare in spazi più sicuri e meno affollati.
Nonostante gli sforzi degli operatori umanitari, il Nepal stenta a riprendersi. Alle precarie condizioni di vita della popolazione vittima del terremoto, si aggiunge la grave crisi politica che il Paese sta affrontando nell’approvazione della nuova Costituzione. Proteste nel Sud bloccano il transito dei beni attraverso le frontiere con l’India, lasciando il Paese senza carburante, gas per cucinare e kerosene. Durante la grande festività del Dashein, molti ristoranti a Kathmandu sono rimasti chiusi per la mancanza di gas per cucinare e i taxisti della capitale restano giorni in coda per fare rifornimento ai propri mezzi.
La mancanza di carburante è anche causa di rallentamenti o impedimenti nella distribuzione degli aiuti nelle aree colpite, aiuti che rimangono fermi alle frontiere. Con l’inverno che avanza, i bisogni umanitari del Nepal diventano maggiori e ancora più urgenti.
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