di Pietro Fiore, esperto emergenze di Cesvi in Nepal
I villaggi attorno a Thame si trovano nella valle di Namche, in Himalaya, a 4.000 metri di altezza nel Distretto di Solokhumbu nel nord del Nepal. Si raggiungono solamente a piedi, partendo dall’ultima città in cui arriva una strada e percorrendo lunghi sentieri di montagna. Ci vogliono due giorni se si viaggia scarichi e se le condizioni del tempo sono buone, ma si può arrivare anche a tre o quattro se il carico è pesante o la strada è interrotta da una delle frequenti frane. Proprio per queste caratteristiche del territorio, 300 famiglie dei villaggi di Namche, a più di un mese dalla prima scossa di terremoto che il 25 Aprile ha distrutto l’80% delle case e reso inabitabili le altre, non hanno ancora ricevuto gli aiuti.
Quando Gianpietro Verza di Ev-K2-CNR mi contatta e mi dice che dobbiamo fare il possibile per aiutare queste famiglie e portare almeno delle tende impermeabili prima dell’inizio dei monsoni, guardo la mappa della zona con un po’ di preoccupazione. Le tende le abbiamo, ma si tratta di spessi teli cerati di 10×4 metri, ognuno dei quali pesa 9 Kg che, moltiplicati per 300 famiglie, significano quasi tre tonnellate di roba. Tutto da portare con il camion fino a Charikot, poi in aereo fino a Lukla e infine a spalla o a dorso di yak fino a Thame.
Sembra impossibile, ma il bello di lavorare in emergenza, se così si può dire, è che non ti dai mai per vinto. E così, d’accordo con la mia collega Daniela Balin, decido di fare visita al WFP (World Food Program) e senza troppi giri di parole chiedo loro un elicottero, anzi due. Con il primo viaggeremo noi stessi insieme alla prima metà del carico: resteremo sul posto due giorni e coordineremo le distribuzioni e le attività di monitoraggio con le comunità per capire come organizzare un’eventuale fase successiva di ricostruzione. Il secondo elicottero scaricherà l’altra metà delle tende e ci riporterà a Kathmandu. (Alla fine, per le avverse condizioni meteo, siamo rimasti bloccati per quattro giorni anziché due, giorni che abbiamo comunque utilizzato per una ulteriore raccolta di dati).
Gli esperti di logistica del WFP ci pensano un po’, consultano il loro capo – che è un italiano – e infine ci dicono che si può fare, ma ci vorranno due o tre giorni. Per noi va benissimo e così il 28 maggio ci imbarchiamo sull’MI08 delle Nazioni Unite e dopo 50 minuti di volo atterriamo a Thame.
A quel punto gli abitanti del villaggio ci stavano aspettando, avvisati del nostro arrivo dallo staff di Ev-K2-CNR, che li aveva già registrati e aveva preparato le liste di distribuzione – racconta Daniela – Abbiamo distribuito le tende mentre si svolgeva una festa buddista, crediamo che questa coincidenza sia stata di buon auspicio per il nostro lavoro. Durante la distribuzione ogni famiglia ci ha omaggiato con i Khata, le tradizionali sciarpe che i nepalesi usano come segno di benvenuto o di ringraziamento e noi siamo stati onorati e commossi da tanto affetto.
Adesso però dobbiamo anche pensare alla ricostruzione, perché le tende potranno essere usate solo fino a fine estate. Ad Ottobre arriveranno freddo e neve e per allora dovremo avere costruito dei ripari più solidi e in grado di reggere per tutto l’inverno.
Per questo abbiamo ancora bisogno dell’aiuto di tutti i nostri amici e sostenitori.
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