“Eravamo in riunione. Stavamo organizzando la modalità logistica per raggiungere alcune località remote, colpite e non soccorse, e per trasportare 800 teli cerati da distribuire ad 800 famiglie che hanno perso la casa, in tre villaggi distanti 70 km e otto ore di strada.
E poi il terremoto. Siamo schizzati fuori. Come altre centinaia di persone in quella strada di Lalitpur, nelle altre strade e villaggi. Non smetteva di tremare la terra. Tremava l’asfalto, gli alberi, e la gente era confusa, gli occhi smarriti che chiedono: cosa succede alla terra, perché di nuovo, perché non smette? La gente è smarrita però ancora sorride, dona sguardi dolci. Poi finisce l’interminabile scossa. Ma ce ne sono altre. Qualcuno mi chiede quando finirà. Non lo nominano neanche, il terremoto. Poi una calma paranormale ha invaso la città. Un’inspiegabile calma, come stanchezza. E la città ha ripreso a vivere, ma lentamente. Meno macchine, molti negozi chiusi. Qualcuno ha detto “è come un giorno di festa”. Molti si preparano a dormire fuori; tende, teli, pannelli, bambù trasportati da una parte all’altra per allestire ripari temporanei per la notte. Perché in tanti stanotte dormiranno fuori. Perché il trauma è forte e resterà impresso in diverse generazioni. La vita stava cominciando a fluire normalmente. E invece è di nuovo scioccata.
Passeggiamo per Kathmandu, scoprendo che la metropoli è in realtà fatta di paesini, di comunità arcaiche e pacifiche. Ci fermiamo a bere un té e non ci fanno pagare. Oggi si sente un legame profondo con le persone.
Domani si riparte. I nepalesi si scrolleranno quel torpore postraumatico. E ricominceremo a ricostruire insieme.”
Con queste parole Enzo Maranghino, esperto emergenze del Cesvi, impegnato in Nepal, descrive quanto è accaduto il 12 maggio: una nuova scossa di magnitudo 7.4 ha colpito il Paese asiatico, già messo in ginocchio dal sisma del 25 aprile che ha causato 8.150 morti e 17.860 feriti.
Secondo fonti ONU, il terremoto ha provocato il crollo di diversi edifici nella capitale. Dopo la prima forte scossa, altre di magnitudo 5 e 6 si sono susseguite in sequenza gettando la popolazione nel panico. L’epicentro è stato localizzato a 68 km a ovest di Namche Baazar. Fortunatamente la profondità del sisma (10 km) ne ha attutito parzialmente l’impatto, ma sono comunque stati colpiti 31 distretti dei 75 in cui è suddiviso il territorio nepalese.
I morti accertati sono al momento in cui scriviamo 80, ma il numero cresce di ora in ora. 2.000 i feriti secondo le prime stime. Molte case già danneggiate sono collassate su se stesse e si teme che lo sciame sismico possa continuare, provocando ulteriori danni.
“Noi del Cesvi non ci arrendiamo” – dice Enzo Maranghino dal Nepal – “Stiamo continuando con la distribuzione di acqua potabile a Bungamati, Khoicha – un sobborgo non ancora raggiunto dai soccorsi – e Kokhana”.
“Nei prossimi giorni altre 13 autocisterne riempiranno diversi tank (vasche) in queste località e riusciremo così a dare acqua a 10.000 persone” – aggiunge Enzo – “In alcuni casi le autocisterne non possono raggiungere i tank a causa delle macerie per cui si fermano e forniscono acqua alla gente in fila; può anche capitare che vengono allestite delle tubature d’emergenza, con la gente che letteralmente tappa i buchi con le mani, per consentire il riempimento di vasche non raggiungibili dalle autobotti”.
Il nuovo terremoto è un duro colpo per queste comunità che, spiega Lorena D’Ayala Valva, responsabile Cesvi per le emergenze, “si sono mostrate molto gentili, collaborative e accoglienti con noi operatori umanitari, nonostante le condizioni di fortissimo disagio in cui versano. Siamo molto colpiti dal loro atteggiamento positivo e dai loro sorrisi”.
Oggi più che mai è necessario continuare ad aiutare il Nepal. Anche un piccolo contributo può fare la differenza.
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Questa comunicazione si inserisce nel quadro delle iniziative coordinate da AGIRE – Agenzia Italiana per la Risposta alle Emergenze all’interno dell’appello di risposta al Terremoto in Nepal. AGIRE è il coordinamento di 10 tra le più importanti organizzazioni non governative che rispondono in maniera congiunta alle gravi emergenze umanitarie. Maggiori informazioni su www.agire.it.