È passato quasi un anno e mezzo da quando il 24 febbraio 2022 le truppe russe hanno invaso l’Ucraina. Contestualmente, il Corno d’Africa è attanagliato dalla peggiore siccità degli ultimi 40 anni con 5 stagioni delle piogge mancate che mettono a rischio la sopravvivenza di milioni di persone.
Attraverso la mostra THE LAST DROP – con le fotografie di Fabrizio Spucches e la curatela di Nicolas Ballario – noi di CESVI vogliamo riportare l’attenzione sui protagonisti di questa emergenza, i più vulnerabili.
In Ucraina, secondo le Nazioni Unite, circa 18 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria d’emergenza e, solo all’interno del Paese, sono oltre 4 milioni i bambini necessitano supporto urgente. Ma il tragico raggio di azione e di influenza di questa guerra si sta allargando sempre di più, andando a colpire popoli distanti come quelli del Corno d’Africa, dove a pagare il prezzo più alto sono i più fragili: circa 32 milioni di persone che a causa della siccità vedono compromessa la propria sicurezza alimentare, di cui quasi 4 milioni e mezzo di bambini gravemente malnutriti.
Ed ecco che con la mostra THE LAST DROP gli ultimi diventano gli attori che mettono in scena la propria storia, invitando i visitatori a riflettere sulle connessioni fra due delle più gravi emergenze umanitarie dell’ultimo anno.
La mostra, realizzata con il Comune di Monza, sarà visitabile presso la Galleria Civica in via Camperio 1 a Monza dal 15 giugno al 16 luglio. Gli orari sono: dal martedì al venerdì 15:00 – 19:00; sabato e domenica 10:00 – 13:00 e 15:00 – 19:00.
In THE LAST DROP decine di persone si rendono indistinte nella fotografia, vittime di una guerra o della siccità, che si trasformano in semplice catalogazione di un problema che dovrebbe preoccupare tutti, e non solo sull’onda emotiva. Persone che navigano tutte sulla stessa barca, indistintamente in quel blu che è il cielo, che lancia bombe in Europa e che è vuoto di pioggia in Africa. Madri e bambini rispondono alla stessa domanda e intere famiglie si mostrano con tutto ciò che posseggono, sia perché il destino non ha mai dato loro nulla o perché i bombardamenti hanno distrutto ciò che avevano (come le valigie che un padre di famiglia ha messo a disposizione dell’esposizione, unico ricordo rimasto di sua moglie e dei suoi figli, uccisi mentre tentavano di fuggire).
Il percorso espositivo instrada quindi il visitatore in un limbo che mischia le carte e azzarda fino a suggerire l’inimmaginabile: da una parte persone che, chiuse in un sacco nero da cadaveri, hanno perso figli, fratelli, sorelle, genitori, mogli, mariti e che tengono in mano un girasole, il simbolo del loro Paese. Dall’altra parte invece l’estrema tessera di questo raccapricciante domino che produce già oggi effetti di lungo periodo: uomini che per mancanza di cibo si rifugiano nelle droghe più misere, tossicodipendenti che per non sentire la fame cercano di abbandonare la realtà.
THE LAST DROP, mostra la contemporaneità da un punto di vista completamente nuovo; un presente che è incomprensibile e catastrofico allo stesso tempo, che ci dice che l’ultima goccia della disperazione africana è anche una guerra che si combatte dall’altra parte del mondo da un anno ormai. Un’ultima goccia che è allegoria amara, perché versata su una terra che quella goccia la brama.