Sette insegnanti, 3 operatori sociali, 2 animatori e altri 6 operatori di supporto (assistenti sociali e mediatori culturali) aprono ogni giorno le porte del Centro Sociale di Tripoli a più di 120 rifugiati e richiedenti asilo, che trovano qui un posto sicuro dove incontrarsi, conoscersi, supportarsi l’un l’altro e rafforzare di riflesso se stessi e la propria comunità.
Le attività principali condotte dallo staff di Cesvi nel Centro sono di tre tipi: educazione informale, supporto psicosociale ed eventi di socializzazione e sensibilizzazione.
Per Nawal, che ha 47 anni, è madre di 4 figli e proviene dalla provincia sudanese del Darfur, il Centro rappresenta “una seconda casa per me e i miei bambini. Ci dà un obiettivo, una speranza. Gli altri partecipanti sono diventati miei amici, lo staff una famiglia”. Senza altri parenti o amici, Nawal ha sviluppato un profondo senso di appartenenza al Centro: “quando metto piede qui dentro, lascio fuori tutte le emozioni negative che mi accompagnano di solito”.
Educazione informale
Grazie al sostegno di Unicef, 127 bambini e i loro genitori possono partecipare a corsi di Arabo, Inglese, Matematica e Informatica. Attività come queste sono particolarmente necessarie in un contesto precario come quello libico, dove i percorsi di educazione formale sono discontinui e difficilmente accessibili da parte della comunità migrante.
A Tripoli gli stessi partecipanti hanno chiesto di aggiungere alle proposte educative fornite un ulteriore corso di Francese. Oltre ai corsi, i bambini trovano nel centro un posto in cui socializzare, giocare e farsi nuovi amici.
Una delle insegnanti del corso di Arabo è Khetam, una donna palestinese di 39 anni, madre di 6 bambini a cui, dopo la scomparsa del marito, provvede da sola. “Nessuna scuola libica ha voluto assumermi. Poter lavorare qui mi fa sentire nuovamente viva. Oltre a offrirmi un lavoro e una fonte di reddito, il Centro è per me anche un luogo sicuro dove io e i miei figli ci sentiamo protetti e compresi”.
Supporto psicosociale
Uomini e donne partecipano a sessioni di terapia di gruppo condotte da due psicologhe. La terapia li aiuta a sostenere la pressione e lo stress della vita in Libia e supporta le famiglie nell’affrontare le sfide della quotidianità.
Ogni gruppo partecipa a un numero di sessioni che va da un minimo di 4 a un massimo di 6. La maggior parte dei partecipanti sono uomini; tra questi, significativo è il numero di ragazzi minorenni.
I temi affrontati riguardano principalmente l’esperienza migratoria verso la Libia e le strategie di adattamento messe in atto per sopravvivere nel paese. È un momento di condivisione molto positivo, attraverso cui le testimonianze di resilienza diventano fonte di ispirazione per gli altri partecipanti.
Per Saif, un uomo palestinese di 55 anni a cui hanno sparato a una gamba, “questi incontri sono stati di grande sollievo, perché ci hanno accompagnato in situazioni estremamente difficili, aiutandoci a cambiarle”.
Eventi di socializzazione e sensibilizzazione
Gli eventi organizzati dal Centro grazie al sostegno di Unhcr sono preziosissime occasioni di incontro che promuovono opportunità di coesione sociale all’interno e tra le diverse comunità migranti.
Nella Giornata Mondiale del Rifugiato, ad esempio, si sono riuniti rifugiati delle comunità siriane, palestinesi, irachene e sudanesi, che hanno potuto mettere in mostra le tradizioni culturali e culinarie dei rispettivi paesi. Partecipando a balli tradizionali, gustando i sapori delle diverse terre d’origine e condividendo le reciproche storie di vita e migrazione, i 244 partecipanti hanno celebrato la diversità culturale come un’opportunità di arricchimento per tutti.
Durante la giornata, lo staff Cesvi ha distribuito 220 kit igienici per migliorare le condizioni igieniche delle famiglie.
Nella Giornata Internazionale della Gioventù 53 tra ragazzi e ragazze hanno creato opere artistiche per l’allestimento di una mostra. Per i giovani partecipanti è stata un’occasione di elaborazione ed espressione dei pensieri e delle emozioni sulle tematiche dei diritti civili, della sicurezza e della diversità culturale. I ragazzi si sono sentiti finalmente parte di una comunità accogliente, nonostante le migliaia di chilometri che li separano dalla propria casa e dal proprio sistema sociale d’origine.
Come nella precedente Giornata Mondiale del Rifugiato, lo staff ha distribuito kit igienici ai partecipanti.
In foto: un momento dell’iniziativa organizzata in occasione della Giornata Internazionale della Gioventù.